Il caso
L’autogol della Regione Veneto: paga 27mila euro per fare causa a Crisanti ma la Procura chiede l’archiviazione e vuole valutare le spese
L’esposto boomerang della sanità del Veneto contro il virologo che aveva criticato l’uso massiccio dei tamponi rapidi: gli atti alla Corte dei Conti perché «nella presentazione dell’esposto appaiono utilizzate finanze pubbliche». La replica dell’avvocato in una nota: «Compenso ricevuto per un altro incarico»
L’esposto alla magistratura è andato a vuoto. La parcella, invece, ha colpito nel segno: 27 mila euro. Soldi pubblici pagati da Azienda Zero, l’ente che governa la sanità della Regione Veneto, a un legale esterno per denunciare Andrea Crisanti, il noto microbiologo dell’Università di Padova che ha gestito con successo il focolaio di Vo’ Euganeo pubblicando i risultati su Nature. La sua colpa? Aver criticato le politiche sanitarie del Veneto sul Covid-19, in particolare l’uso massiccio dei tamponi rapidi, meno sensibili dei molecolari. Mai denuncia fu più inopportuna: non solo la Procura di Padova ha chiesto l’archiviazione del fascicolo ma, ironia della sorte, ha anche trasmesso gli atti alla Corte dei Conti perché valuti le spese legali sostenute da Azienda Zero, considerato che «nella presentazione dell’esposto appaiono utilizzate finanze pubbliche». Un autogol per la Regione Veneto.
La vicenda è ricostruita nella richiesta di archiviazione trasmessa dal sostituto procuratore Silvia Golin al Gip di Padova lo scorso 12 aprile. Per il pm le posizioni espresse da Crisanti, in ragione della sua indiscutibile competenza scientifica, rappresentavano un legittimo esercizio del diritto di critica. La denuncia di Azienda Zero contro il docente sarebbe stata comunque improcedibile per questioni formali, in quanto «l’esposto che sostanzialmente denuncia il prof. Crisanti per diffamazione - scrive il pm Golin - è privo della volontà punitiva», ovvero della querela di parte, necessaria in caso di reato non procedibile d’ufficio. Dunque inutile. Così nel mirino dei magistrati, anziché le critiche formulate dal professor Crisanti alla Regione, è finita la maxi parcella pagata dall’ente di governance della sanità veneta all’avvocato Fabio Pinelli, il professionista esterno incaricato di predisporre l’esposto firmato poi dal direttore generale di Azienda Zero, Roberto Toniolo.
Qui la replica all’Espresso dell’avvocato Fabio Pinelli: “Compenso ricevuto per un altro incarico”
Sulla parcella pagata all’avvocato Pinelli in realtà si è creato un piccolo giallo. Perché il dg Azienda Zero, Toniolo, davanti al pm ha fornito più di una versione dei fatti in relazione «all’incarico per la diffamazione a carico del professor Crisanti». In un primo momento, per circostanziare la spesa, ha prodotto la copia di una delibera - la numero 67 del 4 febbraio 2021 - per la quale nel maggio del 2021 l’azienda sanitaria ha liquidato all’avvocato Pinelli la cifra non indifferente di 27 mila euro. Ma in seguito a una richiesta di chiarimenti del pm, il dg ha corretto il tiro, precisando che la fattura sarebbe in realtà riferibile ad un altro incarico: uno «studio e consulenza legale per la ricognizione (…) delle attività e procedure svolte durante la proroga dello stato di emergenza da Azienda Zero». Mentre l’ente di governance della sanità della Regione Veneto non avrebbe «conferito alcun mandato riferito all’esposto presentato ai danni di Crisanti».
Qui il filo si attorciglia. Perché quest’ultima affermazione è ritenuta dal pm Golin «in contraddizione con quanto prima indicato». Sentito in Procura a Padova, anche l’ex commissario straordinario di Azienda Zero, Patrizia Simionato, aveva spiegato di aver conferito l’incarico all’avvocato Pinelli sulla base di una nota del 18 gennaio 2021 firmata da Luciano Flor, direttore generale della sanità del Veneto, che chiedeva di «valutare la sussistenza di elementi, atteggiamenti o comportamenti di potenziale danno d’immagine al Servizio Sanitario Regionale da parte del professor Crisanti» per via delle sue «esternazioni»: azione legale da intraprendere «immediatamente» secondo Flor, affinché «cessino tali condotte». Ma è il ricorso a un incarico esterno a non convincere il sostituto procuratore di Padova. «Non si comprende come mai, a fronte di tale esigenza - scrive il pm Golin - non sia stato l’ufficio legale di Azienda Zero a presentare la querela per la ritenuta diffamazione (a costo zero per le casse regionali) ma un professionista esterno quale l’avvocato Fabio Pinelli». Tanto più con scarsi risultati, dato che è stato presentato un esposto e non una querela, come suggeriva il codice di procedura penale. Va sottolineato in ogni caso che l’avvocato Pinelli aveva informato il dg Toniolo che si trattasse di un reato procedibile a querela, come precisa lo stesso direttore di Azienda Zero, assumendosi la responsabilità della scelta.
È solo l’ultimo capitolo del complicato rapporto complicato tra il professor Crisanti, ex Imperial College, e la Regione Veneto guidata dal leghista Luca Zaia. Al centro della contesa è sempre l’uso dei tamponi antigenici rapidi, uno dei temi più delicati del contrasto al Covid-19. Criticati da Crisanti, che in un approfondimento diagnostico dell’ottobre 2020 aveva riscontrato «una sensibilità di circa il 70%» evidenziando come di fatto non riconoscessero tre positivi su dieci. Usati in modo diffuso invece dal Veneto. In quei mesi era in corso una procedura d’appalto da 148 milioni di euro che coinvolgeva sette regioni, con il Veneto capofila, per l’acquisto dei test rapidi. E quando Crisanti, visti i risultati del suo studio, aveva deciso di sospenderne l’uso in autotutela si erano scatenate violente polemiche. Erano poi emerse presunte pressioni, rivelate in un’inchiesta dell’Espresso, su alcuni primari da parte dei vertici regionali, per screditare lo studio del professor Crisanti.
Nell’esposto di Azienda Zero il docente dell’Università di Padova viene accusato tra l’altro di aver condotto «campagna gravemente denigratoria dell’operato della Regione Veneto e delle altre regioni con riferimento all’utilizzo e all’acquisto dei cosiddetti tamponi rapidi». Esercizio del diritto di critica da parte di un docente universitario in grado di sviluppare «opinioni fondate» in materia, secondo il pm di Padova. Che ha preferito invece accendere un riflettore sull’uso dei soldi pubblici per le azioni legali dell’ente che governa la sanità del Veneto. L’incartamento è ora sul tavolo della procura regionale della Corte dei Conti, cui spettano le valutazioni del caso.
AGGIORNAMENTO ORE 17: La replica dell’Avvocato Pinelli: “Non ho ricevuto quel conmpenso per la causa contro Crisanti”