Parlano della depressione, degli effetti collaterali degli psicofarmaci, della solitudine e della difficoltà di trovare supporto nelle persone intorno a loro. E per farlo usano il social dei video brevi che, erroneamente, viene identificato solo con balletti e challenge

«Sono esausta. Non posso più vivere in questo modo. Non riesco a fare niente perché non ho più energia, non posso fare nulla per migliorare la mia anima povera. No amici, no amore, niente». Così scriveva Anna su Facebook qualche tempo fa. Quando ha iniziato a chiudersi in se stessa e soffrire di depressione aveva 17 anni. Frequentava le scuole superiori e nessuno, né i familiari né gli amici, si sono resi conto di come si sentiva. «Stavo male, non riuscivo a dormire, avevo attacchi di panico, crampi ai polsi, alle caviglie, allo stomaco, pensavo al suicidio come via d’uscita dalla sofferenza. La cosa più brutta è che non immaginavo quando sarebbe finita».

 

Anna non voleva che il mondo esterno si rendesse conto del suo stato d’animo e allora rimaneva nascosta, silenziosa, chiusa in casa. Ma, contemporaneamente, sapeva di aver bisogno di aiuto: così ha iniziato a scrivere lunghi post sui social per dialogare, sfogarsi, cercare il confronto. «Li scrivevo in inglese, però. Consapevole del fatto che in pochi, nella mia cerchia di conoscenti, avrebbero compreso la lingua straniera. È contraddittorio, lo so, ma in quei giorni per me aveva senso. Qualcuno ha risposto ai miei post: una compagna di classe ha parlato con la professoressa che ha chiamato mia madre. Ma alla fine non è successo nulla e io sono rimasta sola. Avrei pagato oro per poter prendere i farmaci necessari per tornare a stare bene ma tutti credevano che stessi esagerando». Adesso Anna sta meglio. Abita a Siena, studia medicina e ha un gatto, “Ulisse”, che le ha cambiato la vita. Però continua a passare la maggior parte del tempo a casa perché la paura di inserirsi in un contesto nuovo e l’ansia di non essere accettata dagli altri la invogliano a non uscire. TikTok e Instagram l’aiutano. Si sente meno sola e sui social si confronta su argomenti di cui altrimenti avrebbe poco modo di parlare, come i diritti della comunità Lgbtq+ e la salute mentale.

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«Seguivo già Miriam (@miriamaddalena, content creator, ndr) per i tutorial sul make-up. Quando ho visto il video su come è cambiato il suo fisico con gli psicofarmaci ho ammirato il coraggio che ha avuto. Mi rispecchio in lei. Nei suoi racconti vedo la me di qualche anno fa, quando avrei tanto voluto sentirmi meno sola. E anche se adesso sto meglio e non penso di aver bisogno di farmaci, guardare Miriam mi invoglia a intraprendere un percorso di psconalisi».

 

Miriam Maddalena è una content creator di Perugia, ha 21 anni e 86 mila follower su TikTok. Recentemente il suo trend “prima e dopo gli psicofarmaci” è diventato virale e ha raggiunto più di 4 milioni di visualizzazioni. Mostra come il suo corpo sia cambiato da quando ha iniziato ad assumere medicinali tipo l’Anafranil. «Sono ingrassata di circa 20 kg in un mese e mezzo. É stato uno shock ma questo non mi ferma dal voler proseguire con la cura. Che non è fatta solo di medicine ma anche di sedute settimanali dallo psichiatra. Per 4 anni ho cercato di capire che cosa avessi ma nessun dottore era riuscito ad aiutarmi. Anche adesso non conosco il nome del disturbo di cui soffro ma da quando ho iniziato il percorso sono rinata, mi è tornata la voglia di vivere, la gioia».

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Miriam però non era a conoscenza degli effetti collaterali dei farmaci - da quanto racconta non c’è stato solo l’aumento del peso ma anche il tremore e la perdita di concentrazione - ed è per questo che ha deciso di parlarne su TikTok: «Per spiegare che i momenti difficili esistono ma devono essere affrontati. Per essere vicino e far sentire chi soffre meno solo. Per far capire che la malattia mentale, proprio come quella fisica, si cura. Perché una ferita esiste anche se non è visibile e andare dallo psichiatra non significa essere pazzi. Per creare una community, un gruppo di amici, anche se lontani, che possono dialogare e confrontarsi. Non sono un medico (anche se Miriam ha fatto il test di medicina perché vorrebbe fare la psichiatra ndr), quello che faccio è essere la chiave che unisce più persone. Perché da quando ho iniziato a parlare di salute mentale sui social ho capito che i disturbi psichici sono tanto comuni quanto nascosti». Miriam spiega che le scrivono centinaia di persone, adulti, mamme preoccupate per i figli ma soprattutto altri ragazzi che fanno fatica a raccontare quanto vivono, fuori da internet. «Condividere ciò che provo è qualcosa che fa star bene anche me, ho iniziato su consiglio del mio psichiatra».

 

Come riporta anche l’ultimo rapporto Istat sul benessere equo e sostenibile, appena uscito, nel 2021 la salute mentale dei più giovani è peggiorata. Così come cresce chi si dichiara insoddisfatto del proprio tempo libero e delle relazioni familiari e amicali. «La pandemia ha fermato le vite di tutti. Le ragazze e i ragazzi si sono trovati chiusi in casa 24 ore su 24 proprio nel momento, l’adolescenza, in cui avrebbero dovuto, invece, sperimentare che cosa significa libertà. Questo ha peggiorato la loro condizione», spiega Francesca Picozzi, psicologa di 27 anni che ha deciso di fare formazione sulla salute mentale anche su TikTok. Ha più di 120 mila follower e, grazie a un mix accattivante di serietà e ironia, affronta tematiche che pochi altri hanno il coraggio di trattare in un social dove è fondamentale attirare l’attenzione. «Proprio perché o non se ne parla o se ne parla male ho deciso di creare contenuti che possano informare. Spiegare i disturbi psichici per normalizzarli ed eliminare i pregiudizi. Il periodo più critico per i giovani è nel passaggio tra le superiori e il mondo del lavoro o dell’università».

 

Per Picozzi questo succede perché l’adolescenza non è più l’età della ribellione come dovrebbe essere: «Oggi i ragazzi devono essere rispettosi, avere buoni voti, fare belle foto delle vacanze da mostrare su internet. Quando questo non succede sentono il peso del fallimento. Gli adulti non sempre comprendono il malessere dei più giovani che così si chiudono». Lo stop dovuto al Covid-19 ha portato la maggior parte delle persone a fare i conti con le proprie vite. A fermarsi e riflettere. Come ha sottolineato anche da Picozzi, il peggioramento della salute mentale che è emerso dopo la pandemia probabilmente esisteva già. Adesso che è venuto a galla abbiamo la possibilità di affrontarlo.