Gli elenchi non sono stati pubblicati. E tra quiz errati e ritardi negli orali i docenti non di ruolo ancora aspettano di conoscere il loro destino. Mentre le cattedre restano vuote

Ridurre il precariato per dare stabilità alla scuola. Nelle intenzioni, era questo l’obiettivo del concorso per reclutare docenti da destinare ai posti comuni e di sostegno della scuola secondaria di I e di II grado, ovvero medie e superiori. Ma gli errori trovati nelle prove scritte, i ritardi nello svolgimento degli orali e le difficoltà nel comporre le commissioni, hanno fatto sì che per alcune classi di concorso non siano ancora state pubblicate le graduatorie. Così, anche chi ha superato i test resta in attesa un altro anno e la continuità didattica per gli studenti passa, ancora una volta, in secondo piano.

«Oltre il danno anche la beffa», spiega Ivan Corrado trentenne, laureato in Storia e filosofia, che ha partecipato al concorso per la classe A19 in Campania. «Per come stanno adesso le cose, non solo non sarò di ruolo per l’anno 2022/2023 ma neppure ho potuto sciogliere la riserva per essere inserito in prima fascia, tra gli abilitati. Con il risultato che, nonostante abbia superato tutte le prove del concorso, mi ritrovo esattamente come un anno fa: con l’impossibilità di lavorare perché, avendo poca esperienza, sono tra gli ultimi della graduatoria per le supplenze».

Corrado non è l’unico in questa situazione. Ci sono altri insegnanti per i quali il concorso si è trasformato in una mancata occasione a causa di ritardi puramente tecnici che vanificano l’abilitazione conseguita.

Secondo il ministero dell’Istruzione, interpellato da L’Espresso, «si tratta di casi marginali, che riguardano poche classi di concorso. Gli aspiranti che avevano interesse a sciogliere la riserva in prima fascia Gps (Graduatorie provinciali per le supplenze ndr) hanno manifestato le loro necessità e, a quanto ci risulta, questa problematica è stata comunque risolta in tempo». Ma non ci sono dati certi che dimostrino l’effettivo numero di insegnanti rimasti senza una graduatoria a cui fare riferimento, per cui «continua la nebulosa», aggiunge Corrado, amareggiato. «Credo sia irrispettoso far perdere un anno di vita alle persone. Soprattutto visto che aspettavamo il concorso da anni. Mi sono laureato nel 2016, questo è il primo che viene bandito da allora. Ho investito tanto nel preparami. La selezione è stata dura. E adesso, per una colpa che non ho, rimango in panchina a guardare».

Secondo quanto raccontano gli insegnanti, sono diverse le ragioni della mancata pubblicazione delle graduatorie. In alcuni casi, come per chi ha partecipato al concorso in Lombardia per la classe AD24 - tedesco come seconda lingua comunitaria nella scuola secondaria di II grado - «le difficoltà sono state nella formazione della commissione: non si trovavano i docenti. Così le prove orali devono ancora iniziare, nonostante gli scritti si siano tenuti ad aprile», racconta uno dei malcapitati che preferisce rimanere anonimo. Per altri, il ritardo è causato dal grande numero di candidati da valutare sia per titoli, sia in base ai punteggi conseguiti durante le prove. C’è poi il gruppo dei riammessi che ha provocato altre lentezze. Si tratta di docenti che hanno avuto accesso all’orale solo dopo che è stato ricalcolato il loro punteggio, visto che il Ministero ha riconosciuto errori nei quesiti della prova scritta.

Per altri ancora la motivazione è sconosciuta. Così è, ad esempio, per i docenti della classe di concorso A11 - Lettere e latino - in Sardegna. «La classe non è stata oggetto di rivalutazione e le prove, scritte e orali, sono terminate circa un mese fa», lamentano gli aspiranti insegnanti. Che in una lettera a L’Espresso chiedono di conoscere il perché la graduatoria latiti. Non è stato di aiuto lo scambio di email con l’Ufficio scolastico regionale. L’ex provveditorato mette le mani avanti: «Nulla può essergli addebitato in relazione alle procedure concorsuali per le quali non si riuscirà a pubblicare la graduatoria di merito in tempo utile». Perché, come conferma anche il ministero dell’Istruzione, «il concorso e l’aggiornamento delle Gps sono due procedure del tutto indipendenti e non è prevista alcuna consequenzialità temporale dell’una rispetto all’altra».

Ma l’inghippo resta. «Il fatto che alle commissioni non sia stato dato un termine per pubblicare gli elenchi dei docenti che hanno superato il concorso ordinario è parte del problema», ribatte Andrea Degiorgi, rappresentante dei Cobas scuola per la Sardegna: «Perché non c’è alcun raccordo tra le scadenze per le immissioni in ruolo, l’accesso alla prima fascia e la pubblicazione delle graduatorie di merito che ufficializzano chi ha superato il concorso. Questo ha generato ulteriore incoerenza in quanto in base alla regione e alla classe di concorso di appartenenza ci sono docenti che possono far valere l’abilitazione conseguita e altri no». Gli uffici scolastici regionali potrebbero aprire nuove finestre per il reclutamento degli insegnanti ma non c’è alcuna certezza che accada e la decisione avrebbe senso solo se le graduatorie venissero pubblicate entro la fine di agosto.

Degiorgi cita un altro paradosso: mentre per la classe A11 mancano ancora le graduatorie a prove già terminate, per la classe A41 - Scienze e tecnologie informatiche - sono invece pubblicate. I docenti hanno potuto sciogliere le riserve per la prima fascia e potranno partecipare alle immissioni in ruolo 2022/23, sebbene chi è stato ammesso in ritardo all’orale, per via degli errori negli scritti, debba ancora svolgere la prova. «Come faranno a inserirli? È scontato che prendano un punteggio inferiore a quelli che nel frattempo saranno immessi in ruolo?», si chiede Degiorgi.

Il problema discende dal fatto che non tutti coloro i quali hanno superato il concorso sono vincitori di cattedra. Alcuni, quelli con il punteggio più basso tra prove e titoli, risultano idonei ma non vincitori. E avendo comunque conseguito l’abilitazione all’insegnamento, potrebbero passare in prima fascia di supplenze. Ma, visto che alcune graduatorie non sono state pubblicate entro lo scorso 20 luglio, termine ultimo per sciogliere le riserve, resteranno un anno in più nella stessa situazione in cui erano prima di fare il concorso.

«Aspettavo quest’occasione da tanto. Il concorso ordinario è stato bandito nel 2020, poi a causa del Covid-19 rimandato fino al 2022. Quando, all’improvviso, è iniziata una vera e propria corsa contro il tempo: ci hanno chiesto di mettere da parte gli impegni familiari e personali, le vacanze, la vita che ci siamo costruiti in questi due anni di attesa, perché l’obiettivo era di concludere le procedure entro l’anno. In modo da avere il nuovo personale in cattedra a settembre. E invece ancora non ci sono le graduatorie. Per me questo concorso era l’evento della vita», racconta Francesca Deleo che ha 45 anni e fa parte della classe A19 in Sicilia.

«C’è stata disparità di trattamento tra i docenti che potranno entrare di ruolo perché hanno avuto le graduatorie in tempo utile e quelli che le aspettano. Ma il problema è più profondo: per alcune classi di concorso non si conosce ancora il calendario degli orali», spiega Silvia Casali dei Cobas scuola di Bologna. «In Emilia-Romagna riguarda gruppi consistenti di insegnanti come quelli della A22: Italiano, storia, geografia, nella scuola secondaria di I grado. Questo fa sì che a settembre saranno i precari, come al solito, a dover coprire le mancate immissioni in ruolo. Il punto è che il bisogno di docenti nella scuola c’è ma manca un piano di reclutamento che tenga conto della realtà dei numeri, delle diverse situazioni da cui arrivano gli insegnanti e dei diritti dei lavoratori che hanno esperienza sul campo».

Per Casali il concorso è partito male e sarà un flop in termini di assunzioni. Da un lato, il metodo scelto per la selezione, quello del test a crocette. «Errori a parte, viene da chiedersi se il sistema non obbedisca più all’obiettivo di falciare una parte dei concorrenti che di assumerli», sostiene Casali. Al 31 luglio 2020, termine ultimo per la presentazione delle domande, per 33 mila posti erano state presentate più di 430 mila domande. 

C’è poi una questione di merito. A ingrossare i numeri sono anche i docenti già abilitati e in corsa solo per la cattedra, «come nel caso del sostegno: ha partecipato chi aveva già superato il Tfa (il tirocinio formativo attivo, corso universitario finalizzato all’abilitazione all’insegnamento, ndr). Ogni volta sembra che si apra la possibilità di riabilitare la scuola che, invece, alla fine, resiste sempre grazie alle spalle dei precari».

Perché, come aveva scritto sui social l’allora ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, nel 2020, il giorno in cui il Governo aveva trovato uno dei tanti accordi sulle modalità che avrebbero dovuto ridurre il precariato nella scuola, «le scelte che facciamo oggi avranno ripercussioni nei prossimi anni. Abbiamo 78 mila insegnanti da assumere nel primo e secondo ciclo fra concorsi ordinari e concorso straordinario. Fra gli aspiranti anche migliaia di giovani che si preparano da tempo e vogliono avere la loro occasione per cominciare ad insegnare. Sono numeri importanti e dobbiamo fare presto. La scuola ha bisogno di stabilità e programmazione. In passato tutto questo è mancato». E il futuro può ancora attendere.