«È evidente che si trovano i soldi per tutto tranne che per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto da oltre 3 anni. Sarebbe, invece, il momento di dare un segnale forte al mondo della scuola finanziando adeguatamente il rinnovo del contratto per tutti», commenta Francesco Sinipoli, segretario generale di Cgil Scuola, a proposito della figura, introdotta dal decreto-legge Aiuti bis, del “docente esperto” che potrà contare su 5.650 euro in più l’anno, tra dieci anni.
I professori esperti saranno 8 mila, uno per scuola, e verranno selezionati tra i docenti di ruolo che supereranno tre percorsi formativi consecutivi dalla durata triennale. Ma, come sottolinea Sinopoli, «la scuola non può andare avanti con 8 mila docenti esperti, dopo un percorso selettivo che dura 9 anni. Perché quotidianamente funziona con centinaia di migliaia di docenti sottopagati».
Anche per Marcello Pacifico, presidente di Anief, l’associazione professionale e sindacale costituita da docenti e ricercatori in formazione, non c’è alcun motivo per festeggiare. «Il decreto-legge aiuti bis da 14 miliardi dovrebbe dare risposte alle emergenze che segneranno l’inizio delle lezioni a settembre, come la ventilazione delle aule o la conferma dell'organico Covid, per dirne alcune. Invece nel testo non c'è un euro per la scuola ma soltanto una modifica, peraltro non urgente, dal 2032, della riforma del Pnrr che porterà all'erogazione dell’assegno una tantum di 5.650 euro a un insegnante individuato come esperto per ogni scuola».
Per Pacifico la decisione di introdurre una nuova possibilità di carriera tra i docenti non doveva essere presa ad agosto, a scuole chiuse, ma discutendo con «i sindacati sui profili e gli ordinamenti professionali. Senza ledere la libertà di insegnamento e ancorando gli stipendi annualmente all'inflazione e progressivamente alla media europea». Anche perché il problema degli stipendi dei docenti italiani è grave oltre a essere noto.
Un professore della scuola superiore, in Italia, guadagna in media 7.285 dollari l’anno in meno rispetto ai docenti dei paesi Ocse e 6.870 dollari in meno rispetto ai docenti europei. Differenze altrettanto grandi caratterizzano anche gli stipendi di chi insegna nella scuola primaria e alle medie. In più, come si capisce dal report Education at a glance, elaborato ogni anno dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, c’è un divario evidente anche tra la retribuzione degli insegnanti e quella degli altri lavoratori con lo stesso titolo universitario: lo stipendio di un docente della primaria è inferiore del 35 per cento, quello di un docente della scuola media del 29 per cento e per chi insegna nella scuola superiore il divario è del 24 per cento.
«È intollerabile - conclude Sinopoli - che su questo tema la politica continui a far finta di niente”, mentre l’inflazione sale e il potere d’acquisto dei cittadini decresce. Perfino in campagna elettorale.