L’intervento
«Questa classe dirigente ha perso l’idea della programmazione industriale». Michele Del Palma della Fiom e Matteo Moretti del collettivo della fabbrica Gkn intervengono sull’inchiesta de L’Espresso
di Antonio Fraschilla
Gli operai sono pronti e anzi chiedono un vero avvio della transizione energetica nelle loro fabbriche, sia sul fronte del rispetto della salute e dell’ambiente, ma anche in termini di produzioni che possano garantire un futuro alla loro occupazione. E lo ribadiscono alla luce dell’inchiesta de L’Espresso sui ritardi accumulati dall’Italia su questo fronte.
Dice Michele Del Palma, segretario generale Fiom: «Da tempo come Fiom abbiamo affrontato nelle assemblee dei lavoratori la questione. Pensiamo al problema degli stabilimenti dove si producono motori endotermici, in particolare quelli a gasolio. Avevamo individuato il tema della transizione già con un confronto molto duro con Stellantis di Pomigliano d’Arco perché ritenevamo che senza investimenti sul prodotto e quindi prodotti di vettori ecocompatibili, rischiavamo di pagare conseguenze molto ampie rispetto ad altri sistemi industriali come quello tedesco e francese. Se non facciamo transizione corriamo il rischio di chiudere gli stabilimenti e fare un danno occupazionale oltre che industriale».
È un freno quello alla transizione ecologica che va ricercato, secondo De Palma, nell’immobilismo della politica: «Ho avuto modi discutere con il ministro Giorgetti, con il ministro Calenda, questa classe dirigente ha perso l’idea della programmazione industriale. Cioè ogni volta si va al ministero dello sviluppo economico non per programmare investimenti. Non abbiamo neanche un sistema integrato nel paese che consenta la ricarica delle auto elettriche. Con il prezzo di oggi di un’auto elettrica è impossibile per un lavoratore dipendente dello stipendio della Mirafiori che produca l’auto elettrica di acquistarla. Anche perché questo permette di abbattere le omissioni di OC2».
Secondo Matteo Moretti, del collettivo di Fabbrica Gkn: «La battaglia dei lavoratori dello stabilimento di Campi Bisenzio (Firenze) inizia sì con la difesa dei posti di lavoro a luglio del 2021 ma si è presto trasformata in una discussione con gli altri gruppi in lotta nel Paese per cambiare i rapporti di forza che ci sono nella società. Abbiamo pensato fosse necessario convergere per insorgere. Unire le singole istanze in un’unica lotta, più forte. Tra le discussioni che portiamo avanti c’è la battaglia climatica che è guidata dallo stesso principio della lotta di classe: una battaglia contro i padroni che decidono cosa e dove produrre – e continua – Sembra singolare che una fabbrica si preoccupi dell’ambiente ma non è una novità. Basta pensare alla battaglia portata avanti dai lavoratori dell’Ilva di Taranto. O quello che è successo con l’amianto: sono stati gli operai a individuare la sua pericolosità e a impegnarsi affinché venisse riconosciuta, protestando e facendo esperimenti. Come quello dei bicchieri d’acqua lasciati scoperti dalla mattina sugli armadietti nelle fabbriche, che a fine giornata erano pieni della stessa polvere di amianto che finiva nei polmoni delle persone. Grazie alla convergenza con le altre lotte siamo stati in grado di elaborare un piano pubblico per la mobilità sostenibile, noi lavoratori insieme a ricercatori abbiamo ridisegnato il futuro dello stabilimento, anche per riposizionare Gkn nel settore dell'energia rinnovabile, con la produzione, ad esempio, di impianti fotovoltaici. Così da trasformare una crisi in una opportunità per abbracciare la transizione verde, in un settore ad alta innovazione. E garantendo la stabilità occupazionale».