La rainbow flag, bandiera icona della lotta per i diritti, ospita nel suo arcobaleno una striscia verde. Pochi lo sanno, ma quando Gilbert Baker la disegnò negli anni ’70 pensò a quel verde per simboleggiare il legame tra ambiente e comunità queer. Fu un pensiero diretto a chi sosteneva che le persone Lgbt+ fossero «contro natura».
Oggi sappiamo bene – questo sì con evidenze scientifiche – che contro natura sono state le azioni portate avanti ai danni del Pianeta dalle logiche predatorie del nostro sistema produttivo. Queste azioni ci hanno trascinato dentro la crisi climatica. È richiesto un urgente cambio di rotta verso una transizione non soltanto ecologica ma anche inclusiva, che non generi nuove disuguaglianze. Per questo sempre più i Pride parlano di clima e intersezionalità.
Il cambiamento climatico esporrà la comunità queer a diverse sfide. È stato evidenziato da diversi studi per esempio come nel corso di situazioni di emergenza – come alluvioni o incendi, eventi che si stanno intensificando – le persone Lgbt+ siano spesso discriminate, anche nei programmi d’aiuto.
È successo dopo l’uragano Katrina, o per le inondazioni delle Filippine nel 2013. La crisi climatica aggrava le discriminazioni contro chi è vulnerabile. Nonostante questo, è importante ricordare che abbiamo di fronte un’occasione epocale per ripensare la società e indagare il significato profondo di cosa sia un’esistenza felice e sostenibile. Scegliamo come farlo, usando anche il nostro voto. Il cambiamento è possibile e anche di ciò parleremo al Milano Pride.
Quest’anno la nostra associazione sarà in parata con un carro 100% elettrico. Servono parole, simboli e gesti concreti. Diritti civili, sociali e ambientali sono parte di un unico ecosistema.