Accade oggi

Con la manovra del governo Meloni sarà più difficile andare in pensione. Le notizie del giorno

di Simone Alliva   25 ottobre 2023

  • linkedintwitterfacebook

Le reazioni alla bozza della finanziaria. Polemica per le parole del segretario Onu Guterres. Kiev addestra i cittadini russi. Per il Giappone è incostituzionale sterilizzare le persone trans. I fatti da conoscere

"Hamas non viene dal nulla”. Bufera su Guterres all’Onu 
La guerra a Gaza arriva al Consiglio di sicurezza dell'Onu e provoca un durissimo scontro tra il segretario generale Antonio Guterres e Israele. Tanto che il ministro degli Esteri Eli Cohen, presente a New York, ha rifiutato di incontrarlo, mentre l'ambasciatore israeliano Gilad Erdan ne ha invocato le dimissioni immediate. «È importante - ha detto Guterres intervenendo a Palazzo di Vetro in un clima incandescente - riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione». Poi ha aggiunto che certo, «le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas», ma anche che quegli stessi attacchi «non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese». Guterres ha quindi deplorato le «chiare violazioni del diritto umanitario internazionale» che si stanno consumando nella Striscia e insistito con la richiesta di «un cessate il fuoco umanitario», che Israele ha più volte rispedito al mittente. Il primo a reagire è stato il rappresentante israeliano: «Un segretario generale dell'Onu che mostra comprensione per la campagna di sterminio di massa di bambini, donne e anziani non è adatto a guidare l'Onu. Lo invito a dimettersi immediatamente». «Non c'è alcun senso - ha denunciato Erdan - nel parlare con coloro che mostrano compassione per le più terribili atrocità commesse contro i cittadini di Israele e il popolo ebraico. Semplicemente, non ci sono parole». Cohen su X ha rincarato la dose: «Non incontrerò il segretario generale dell'Onu. Dopo il 7 ottobre non c'è spazio per un approccio equidistante. Hamas deve essere cancellato dal mondo». Il ministro degli Esteri di Netanyahu ha anche avvertito che «l'Europa sarà la prossima ad essere colpita da Hamas» e che se non agisce «avrà i terroristi alla porta».

 

Macron: «Non avremo pace finché gli ostaggi non torneranno»
«Non avremo pace fin quando la nostra missione non sarà compiuta e i nostri ostaggi saranno di ritorno»: lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron in un messaggio per la serata di appello alla liberazione degli ostaggi di Hamas organizzata all'Assemblée Nationale. «Lo dico a tutti i nostri connazionali: la Francia non abbandona nessuno dei suoi figli. Faremo tutto il possibile per farli tornare sani e salvi alle loro case», promette il presidente francese, ieri in visita in Israele dove ha incontrato il premier, Benyamin Netanyahu, e le famiglie dei francesi e franco-israeliani uccisi, dispersi o ostaggi nella striscia di Gaza. Macron - che in serata è arrivato ad Amman - ha incontrato anche a Ramallah il presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen. Negli attacchi di Hamas contro Israele sono morti 30 cittadini francesi, mentre altri 9 sono considerati dispersi. 

 

Con la manovra del governo Meloni sarà più difficile andare in pensione  
La mano tesa alle mamme, ma dai due figli in su, e la doccia fredda per chi sognava la pensione anticipata: prende finalmente forma, a dieci giorni dal varo in Consiglio dei ministri, la seconda manovra targata Meloni-Giorgetti. Che riserva più di una sorpresa da svariate nuove tasse all'obbligo per le imprese di assicurarsi contro le calamità, passando per il mini-tesoretto per il Parlamento da 200 milioni (e in due anni) fino al contributo alla spending review che supererà il mezzo miliardo l'anno anche per gli enti locali. E tanto è importante mostrarsi virtuosi nel contenimento delle spese, anche in vista delle pagelle delle agenzie di rating, che rispunta, ma è ancora tutto da vedere, anche il blocco del turnover per la pubblica amministrazione. Per ora è solo una voce non ancora declinata nella prima bozza circolata di un testo che, assicura il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, arriverà in Senato «tra giovedì e venerdì». C'è ancora tempo, insomma, per trattare. Un braccio di ferro sotterraneo anche perché anche alla Pa, raccontano alcuni parlamentari, avrebbero saputo dell'idea solo dalle bozze. Si parla di una percentuale minima, del 10%, e salvaguardando le strutture impegnate nel Pnrr. Ma in Transatlantico c'è anche chi fa previsioni draconiane, di un blocco tra il 25 e il 35%, che tanto ricorda i tempi dell'austerity dopo la grande crisi del 2008. 

 

Ucraina: Kiev sta addestrando un battaglione dell'esercito interamente composto da cittadini russi 
Le Forze armate dell'Ucraina stanno addestrando un battaglione dell'Esercito interamente composto da cittadini russi, perlopiù membri di minoranze etniche che perseguono l'indipendenza dalla Federazione Russa e ritengono il conflitto in Ucraina un passo verso tale obiettivo. Lo scrive "Bloomberg News", che cita ufficiali anonimi preposti all'addestramento del nuovo reparto militare. Secondo le fonti, il battaglione è stato battezzato "Sibir" ("Siberia") e include già decine di militari volontari, giunti in Ucraina attraverso Paesi terzi per unirsi alla resistenza di Kiev. Contrariamente ai gruppi di "volontari russi" che nei mesi scorsi hanno sferrato attacchi ed effettuato operazioni di sabotaggio contro insediamenti oltre il confine della Russia, il nuovo battaglione non è una milizia volontaria, ma un reparto dell'Esercito regolare a tutti gli effetti, che secondo le informazioni raccolte da "Bloomberg" verrà presto schierato sul fronte contro le forze russe. «Se ci sono persone che vogliono combattere per l'Ucraina, per i nostri confini, per il collasso di questo regime sovietico russo, perché no?», ha dichiarato uno degli istruttori citati all'agenzia d'informazione statunitense. Kiev ha deciso di rendere nota l'esistenza del battaglione composto da cittadini russi mentre il conflitto entra nel 21mo mese di combattimenti attivi, e dopo il sostanziale insuccesso dell'offensiva intrapresa a giugno dall'Ucraina per tentare di riconquistare una vasta porzione dei territori occupati dalla Russia. Nei giorni scorsi, però, Kiev ha rivendicato di aver inflitto «perdite catastrofiche» di uomini e mezzi alle forze russe, respingendo un tentativo di accerchiare e conquistare la cittadina di Avdiivka, a nord di Donetsk, una delle principali roccaforti dell'Esercito ucraino lungo il fronte.

 

Attacco israeliano in Cisgiordania, tre morti
Secondo i media palestinesi, tre persone sono state uccise e molte altre ferite in un attacco israeliano vicino al campo profughi di Jenin in Cisgiordania. "Un aereo israeliano ha lanciato almeno due missili contro un gruppo di persone vicino al campo di Jenin, uccidendo tre persone e ferendone diverse altre", ha riferito l'agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti locali. L'esercito israeliano, da parte sua, ha dichiarato in un comunicato di aver effettuato "attività antiterrorismo" nella zona, ma non ha fatto menzione di vittime limitandosi a precisare che non ci sono stati morti o feriti tra le forze israeliane. Alle prime ore del mattino, "l'Idf e le forze della polizia di frontiera israeliana hanno condotto una attività antiterrorismo a Wadi Bruqin, nell'area di Jenin - scrivono le Forze israeliane su Telegram -, e hanno arrestato due individui sospettati di coinvolgimento in attività terroristiche. Inoltre, le Forze hanno aperto il fuoco contro i terroristi armati". Durante l'attività "antiterrorismo" nel campo di Jenin, "terroristi armati hanno sparato e lanciato ordigni esplosivi contro le forze di sicurezza israeliane". In risposta, un drone dell'Idf ha colpito i terroristi. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), dall'inizio del conflitto almeno 95 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania. 

 

Giappone: incostituzionale sterilizzare le persone trans per la loro affermazione di genere 
La Corte suprema giapponese ha dichiarato incostituzionale la legge del 2003 che imponeva alle persone transgender che volessero cambiare genere di sottoporsi a un intervento chirurgico per la rimozione degli organi sessuali. Una pratica a lungo criticata dai medici e dai gruppi internazionali per i diritti umani. I giudici della corte, secondo Kyodo news, hanno deciso all'unanimità per l'incostituzionalità. La legge abrogata prevedeva che le persone trasgender intenzionate a ottenere un cambio di genere nei registri dello stato civile dovessero, in via preliminare, avere una diagnosi di disturbo dell'identità di genere e successivamente sottoporsi a un intervento per rimuovere gli organi riproduttivi, compresi testicoli e ovaie. Questo affinché il loro corpo fosse il più simile possibile a quello del sesso prescelto. La sentenza rappresenta una vittoria per la comunità Lgbtq+ del Paese asiatico.