Gli esiti dell'incontro tra Xi e Biden, lo scontro sullo sciopero dei trasporti tra Salvini e sindacati, il ddl su terrorismo e sicurezza. I fatti da conoscere

L'Onu chiede pause umanitarie su Gaza ma Israele respinge la risoluzione
Il consiglio di sicurezza dell'Onu adotta una bozza di risoluzione che chiede "pause umanitarie urgenti e prolungate e corridoi in tutta Gaza per un certo numero di giorni per consentire l'accesso agli aiuti ai civili" e il rilascio degli ostaggi. Il via libera sblocca l'impasse al consiglio e segue i quattro falliti tentativi precedenti del consiglio di rispondere alla guerra fra Israele e Hamas da quando è iniziata. L'approvazione è arrivata con 12 voti a favore, zero contrari e tre astenuti, ossia Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti. E ha incassato l'immediata bocciatura di Israele, secondo il quale non c'è bisogno di misure come questa finché gli ostaggi sono nelle mani di Hamas. "Riterrete Israele responsabile per la bocciatura della risoluzione? L'ha già bocciata, ora che fate?", ha attaccato al Palazzo di Vetro l'ambasciatore palestinese all'Onu Riyad Mansour parlando di distruzione e devastazione a Gaza. Nella Striscia - ha detto - nulla è stato risparmiato, neanche gli ospedali", in quello che è un "grande fallimento dell'umanità". Pur accogliendo positivamente la bozza, gli Usa - ha spiegato l'ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield - "non hanno potuto votare sì a un testo che non condanna Hamas e non afferma il diritto di tutti gli stati membri di proteggere i loro cittadini dagli attacchi terroristico". Anche se "profondamente delusi per quello" che la bozza "non contiene", ne sosteniamo molte delle disposizioni, ha aggiunto Thomas-Greenfield osservando come il testo per la prima volta almeno nomina Hamas. Analoga la posizione della Gran Bretagna: Barbara Woodward, l'ambasciatrice britannica all'Onu, ha definito al risoluzione "assolutamente necessaria" ma si è astenuta perché "non condanna chiaramente gli attacchi del 7 ottobre.

 

Scintille tra Xi e Biden su Taiwan  
"Abbiamo fatti alcuni importanti progressi, i colloqui sono stati molto costruttivi e produttivi": Joe Biden ha sintetizzato così nella sua conferenza stampa le 4 ore di faccia a faccia con Xi Jinping in una scenografica residenza alle porte di San Francisco, il primo dopo un anno in cui le relazioni tra i due Paesi erano scivolate al punto più basso. L'obiettivo era avviare il disgelo. Per "capirsi reciprocamente in modo chiaro e fare in modo che la competizione non sfoci in conflitto", come ha spiegato Biden dopo la stretta di mano. E per "superare le differenze" in un mondo "abbastanza grande per la convivenza e per il successo di Cina e Stati Uniti", che "non possono voltarsi le spalle", tanto meno sullo sfondo di un'economia globale "in ripresa ma con uno slancio lento, appesantita dal protezionismo", come gli ha fatto eco Xi Jinping, affermando di credere in un "futuro promettente" delle relazioni Usa-Cina. Ma se il dialogo è ripreso, restano diversi nodi e tensioni: da Taiwan ai rapporti economici, minati per la Cina dalle sanzioni e dalle limitazioni Usa all'export hi-tech e per Washington dalla mancanza di parità di condizioni competitive. Con una risposta diplomaticamente poco opportuna in questo momento, inoltre, Biden ha definito di nuovo pubblicamente Xi un "dittatore", nel senso - ha tentato di sfumare - che è alla guida di un paese "comunista". E ha fatto sapere di aver sollevato i suoi timori sugli abusi dei diritti umani della Cina, inclusi quelli nello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong. Il risultato più importante è comunque il ripristino delle comunicazioni al più alto livello, con una linea diretta tra i due leader in caso di crisi, come ha annunciato Biden nella sua rara conferenza stampa dopo il summit, la terza di quest'anno. 

 

Sciopero dimezzato ma resta lo scontro con il governo 
Sciopero dei trasporti ridotto da 8 a 4 ore: dopo un lungo braccio di ferro e la precettazione firmata dal vicepremier e ministro Matteo Salvini, Cgil e Uil decidono di attenersi all'ordinanza per "tutelare" i lavoratori e non esporli al rischio di sanzioni, economiche e penali. Ma i segretari generali Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri non nascondono la possibilità di impugnare il provvedimento e assicurano la volontà di "non fermarsi" finché non otterranno risposte dal governo. Resta dunque aperto lo scontro. E dopo essere stata chiamata in causa dagli stessi sindacati, interviene anche la premier Giorgia Meloni: la scelta della precettazione "non è politica" ed "è stata assolutamente condivisa" nel governo. Sulla base dell'indicazione arrivata dalla commissione di garanzia, "un'authority indipendente" e di "una mediazione tra due diritti che vanno entrambi garantiti", spiega. Il diritto di Sciopero e il diritto dei cittadini a usufruire dei servizi pubblici. Diritto di Sciopero che, assicura, non è nelle intenzioni del governo modificare. Salvini si dice "soddisfatto" per la riduzione dello Sciopero dei trasporti: "Hanno vinto il buonsenso, i lavoratori e i cittadini". E ripete che non è messo in discussione il diritto allo Sciopero. Non la pensano così i leader di Cgil e Uil, convinti al contrario che la precettazione di uno Sciopero che continuano a considerare generale - mentre il Garante anche nell'audizione alla Camera conferma la lettura diversa - sia un "attacco" al diritto costituzionale. Un atto "grave", "mai successo prima", ripete Landini. "Un atto di squadrismo istituzionale", rilancia Bombardieri, a cui "risponderemo con la partecipazione ad una grande manifestazione". 

 

Terrorismo, occupazioni e accattonaggio: oggi il ddl in Cdm 
Arriva la stretta del governo sulla sicurezza: un disegno di legge che sarà esaminato domani dal governo contiene un'ampia serie di misure che si propongono di punire più severamente chi detiene manuali per la fabbricazioni di ordigni, chi aggredisce le forze dell'ordine, chi occupa case abusivamente, chi utilizza i minori nell'accattonaggio. Si tocca anche la disciplina sull'intelligence, con un'estensione delle garanzie funzionali, cioè l'autorizzazione alla commissione di reati. Un altro ddl prevede la riforma della polizia locale. La riunione sarà preceduta in mattinata da un incontro convocato dalla premier Giorgia Meloni con i rappresentanti dei sindacati di polizia e del Cocer Interforze. Al centro della discussione le risorse per il rinnovo del contratto del comparto Sicurezza e Difesa, scaduto ormai da due anni. In serata Meloni ha fatto il punto sui provvedimenti a Palazzo Chigi, insieme ai vicepremier Antonio Tajani ed a ministri, tra i quali Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Chiunque si procura o detiene materiale contenente istruzioni sulla preparazione o sull'uso di "congegni bellici micidiali - si legge in una bozza del provvedimento - di armi da fuoco o di altre armi, di sostanze chimiche, batteriologiche nocive o pericolose, nonché su ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, con finalità di terrorismo, anche se rivolti contro uno Stato estero, un'istituzione o un organismo internazionale, è punito con la reclusione da due a sei anni". In passato questi 'manuali' per bombe sono stati a volte sequestrati ad esponenti di formazioni jihadiste. Dal terrorismo alle occupazioni abusive, il ddl si propone di contrastare più efficacemente chi occupa una casa approfittando dell'assenza del proprietario o di chi lo detiene legittimamente. La pena stabilita è la reclusione da due a sette anni. Nel mirino anche l'accattonaggio ed i reati commessi dalle donne in gravidanza. Il rinvio della pena per le donne incinte e le madri con figli fino ad un anno d'età diventa facoltativo e non più obbligatorio come previsto oggi. L'esecuzione della pena dovrà sempre e comunque avvenire presso gli istituti a custodia attenuata e non nelle carceri. Chi poi organizza, favorisce, induce o impiega i minori nell'accattonaggio rischia fino a 5 anni di carcere.