Prolissi, involuti, burocratici. Noiosi e complicati. Uno studio ha calcolato quanto tempo impiegheremmo a leggere davvero tutti i documenti che affermiamo di leggere con un clic

Quanto tempo ci vorrebbe a leggere tutte le informative privacy dei siti che visitiamo?

Occorrerebbe oltre un’intera settimana lavorativa al mese (47 ore e mezzo) per leggere le informative sulla privacy dei 96 siti internet su cui si naviga solitamente. Che spreco. In media, un avviso è composto nell’Italia digitale da 7.068 parole e richiede 24 minuti per una visione completa. Roba da sofisti, o gente abituata a setacciare una mole sterminata di lemmi e numeri.

 

Già, perché i parametri di leggibilità di categoria sono tutt’altro che semplici e friendly. Sembrano forgiati nelle peggiori fucine della burocrazia. E se social media come Facebook e Instagram vantano le informative più estenuanti tra i domini analizzati (19.434 parole e 82 minuti per scorrerle in toto), i Paesi europei ne propongono di più articolate e complesse rispetto alle altre zone del mondo. Complice l’introduzione del Gdpr, il Regolamento generale sulla protezione dei dati, la soglia d’attenzione richiesta al consumatore è schizzata spesso alle stelle.

 

Lo studio è di NordVPN, azienda specializzata in cybersecurity, che ha passato in rassegna i 20 siti più frequentati in 19 nazioni per saggiare quanto tempo servirebbe per leggere le loro informative sulla privacy. Il condizionale è d’obbligo, perché molti non lo fanno affatto. «Continuiamo a ricordare agli utenti di leggerle, ma un italiano su tre non consulta alcuna informativa legale online. Si tratta, però, di un comportamento plausibile», spiegano da NordVPN. Bisognerebbe infatti consacrare un quarto del monte ore lavorativo mensile per dedicarsi a queste info. Considerando uno stipendio standard, «si potrebbero nel frattempo guadagnare 332 euro». Come recita il noto proverbio inglese, mutuato da Benjamin Franklin (e/o da Francis Bacon), «il tempo è denaro», o almeno lo era nell’età capitalistica classica. Non solo la lunghezza stucchevole: l’altro principio adottato è quello della chiarezza del contenuto, alla stregua di criteri di comprensibilità universali come il cosiddetto indice Coleman-Liau. «Leggere un’informativa sulla privacy è tanto importante quanto averne una – aggiunge NordVPN – ecco perché le aziende attive online dovrebbero impegnarsi a crearne di brevi e facili da capire. Gli utenti dovrebbero rivolgersi a siti affidabili e sapere quali informazioni cercare all’interno di queste privacy policy».

 

Un esempio: negli Stati anglofoni, Netflix ha ricevuto il voto peggiore nella scala del sopraccitato Coleman-Liau (14,98) e «si tratta di una piattaforma che può essere usata anche dai bambini». Le informative sulla privacy tedesche si sono rivelate le più chilometriche e ampollose: 10.485 parole medie, per buoni 44 minuti di dedizione a ogni testo. La media globale è invece di 6.460 parole e 27,14 minuti di concentrazione mirata. La Francia sparge, e in parte dilapida, 7.318 parole. I Paesi più concisi? In cima la Corea del Sud (meno della metà della Germania), seguita da Giappone e Malesia. E non dimentichiamoci mai di appurare se venga specificata l’intenzione di vendere o cedere subdolamente i nostri dati a terzi. Magari grazie a circonlocuzioni che nemmeno James Joyce.

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