Sia a corte o in un’osteria, la prima domanda non sarà mai da dove venite, come vi chiamate, se siete libere o fidanzate. Piuttosto: che segno siete? Fateci caso. In ufficio, al primo appuntamento, dal parrucchiere: più di tante altre cose, forse più di tutto, livelle sono le stelle.
Il pensiero magico, se non altro in chiave astrologica, non è un ticchio specifico di sfaccendate o di casalinghe – disperate più che di Voghera. Di quelle che guardano Paolo Fox. Ma un’ossessione di quasi chiunque. La premier Giorgia Meloni, per dire, nel suo ufficio a Palazzo Chigi, ha confessato a Bruno Vespa di essere una tipa metodica: precisa in quanto donna, madre, cristiana, ma soprattutto in quanto… Capricorno (e no, non era small-talk fra la capa d’Italia e il decano del giornalismo: tutto è passato agli annali, ovvero nel freschissimo libro “Il rancore e la speranza. Ritratto di una nazione dal dopoguerra a Giorgia Meloni, in un mondo macchiato di sangue”).
Yo soy Giorgia, soy una mujer, soy capricorno (ascendente Vespa) y dunque soy “molto schematica”. «Devo sapere tutto prima di affrontare qualunque cosa», dice, «(e questo) è un problema». Bel problema. Che avremmo dato per nascere Capricorne anche noi. E insomma, la capa d’Italia si suggestiona come nostra cugina per gli oroscopi, per la magia dei giorni fasti e nefasti… E, a questo punto, e sempre in punto di fantapolitica, ci sia consentito un cedimento: giusto due raccontini frufrù.
Ci capitò una volta, a una festicciola romana in piazza Venezia, d’incontrare il capo di gabinetto d’un ministro della premier Capricorna. Costui lo sapeva, ci avrebbe giurato, noi fossimo Sagittarie: non sapeva dire perché – nessuno sa mai perché – ma se lo sentiva. Fu il suo modo di rompere il ghiaccio quello di chiederci, a mo’ di tronista, «Ma te… Te de che segno sei?». E fu quella un’epifania. Perché capimmo allora che i pensieri magici, in primis le stelle, sono appunto livelle. E che la classe dirigente, non meno d’una classe di scuole medie o d’una combriccola stile “Sex and the city”, discetta anche lei di segni, lune e saturni contro (alla faccia delle radici illuministe d’Europa). Del resto, dalla sondaggite all’oroscopite il passo è breve (o sarà che son più o meno la stessa cosa).
Fatterello numero due. La scorsa estate a Gallipoli, con la magnetica Vittoria Schisano, siede a cena un signore con sciarpa Etro, anche lui magnetico: era uno sciamano. Mentre racconta a un’altra amica delle sue vite precedenti a Parigi, ci guarda fisso negli occhi e dice: «Tu hai un’ansia immensa di perfezione». E in effetti, per quanto fosse una frase fatta, diagnosi buona a chicchessia (ah, l’effetto Forer), tocca ammettere che quel momento, con quegli amici, era davvero un momento perfetto. Una sceneggiatura perfetta: sorrentiniana.
Aneddoti e capricorni a parte, il New York Times ci racconta cose più serie. E ci dice del sodalizio astrologo-digitale e dei venture capitalist che oggi investono, sugli smartphone dei venti-trentenni, in app astrologiche. “Co-Star”, fra le tante, è stata scaricata ben tre milioni di volte, dal 2017 a oggi, e la sua pagina Instagram conta due milioni di seguaci. All’applicazione ci si connette per trovare l’anima gemella e ricevere ogni giorno una frase attinente al proprio segno.
E non c’è dunque perfidia (o forse sì, c’è, ma è perfidia affettuosa) nel comparare l’establishment al popolo social. Perché qui si vuol giusto constatare che non esistono zone franche. Non esistono caste quando parliamo di stelle: e “La casta” non fa eccezione.
La magia è il silenzio di Dio?
Non esistono ordini e gradi ai quali il carro dello Zodiaco non abbia accesso. Ma da cosa dipenda il redivivo interesse per le stelle e, molto più in generale, il pensiero magico, non è facile dire. Forse i social network, tra profili Instagram dedicati all’astrologia e TikTok di wiccan e satanisti, hanno dato una forte spinta a quel che nei decenni scorsi era confinato in librerie di settore. «Fino a dieci, quindici anni fa (...) dovevi trovare una libreria new age, comprare dei libri, sederti e metterti a studiare», dice in un’intervista a Cosmopolitan la Ceo di Co-Star, Banu Guler. Può darsi. Forse Banu Guler ha ragione: Internet ha popolarizzato l’iniziazione e l’astrologia. O forse c’è qualcosa di più profondo in noi. Qualcosa che non si esaurisce nel social, se già negli Ottanta Sergio Quinzio, in uno di quei suoi libri belli e pesanti come le pietre – “Il Silenzio di Dio” – scriveva che l’interesse per le stelle e per i fenomeni parapsicologici deriva dall’abbandono del cristianesimo in funzione di un ritorno alla «sacralità cosmica precristiana, pagana».
E se solo cinque anni prima, nel ’79, Franco Battiato incideva “Magic shop” con tutti gli esotismi ed esoterismi della piazza contemporanea: dal ciarpame buddista nei supermarket all’esoterismo di René Guénon (che ancor oggi resta l’autore più venduto da Adelphi, come ci ricorda un amico padano, pagano, anticristiano e pure un po’ sciamano). Intanto però, per capirci qualcosa oggi, abbiamo telefonato a Emanuele Trevi, cultore di rotte sciamaniche e di “viaggi iniziatici”.
Nostro intento è capire perché astri e maghi sono almeno dagli anni Ottanta a oggi eccellenti catalizzatori di conversazioni: a cena, al lavoro, in chat, al “che segno sei” non si sfugge mai. E vogliamo capire, poi, se è vero o no che col cristianesimo in affanno è normale che rispunti la figura del mago: se le due cose sono davvero legate. Trevi ha appena preso parte al prezioso documentario di Anselma dell’Olio, “Enigma Rol”, e dunque ci spiega che non ci sono vere incompatibilità fra la religione (Gustavo Rol era cattolico) e la magia (era sensitivo, mondano, amico di Fellini e capace di diagnosticare cancri all’impronta, e dunque di salvare vite: il Padre Pio del bel mondo). Per lo scrittore romano non c’è incompatibilità fra la Chiesa, che spesso accoglie immagini zodiacali (come il pavimento in marmo della basilica di San Miniato al Monte, a Firenze), e la magia. In altre parole: la mamma cristiana può ben essere Capricorna. Convincente, ma resta il fatto che se rispetto al monoteismo c’è come un prurito, un fastidio o se non altro una diffidenza razionalistica, nei confronti delle stelle, dei funghi e degli sciamani tutto s’attenua. E il più fervente degli atei comincia a vacillare.
Gli “atei spirituali”: il peso del giudizio
Non entriamo nel merito dell’attendibilità del pensiero magico. Anche perché, avendo scelto la meno spassosa filosofia, sappiamo che di tutto quello di cui non si può parlare (e sapere) tocca tacere. Epperò. Se pure i miscredenti diventano “atei spirituali”, come li chiamava Roberto Calasso, qualcosa vorrà dire. E forse vuole dire che la differenza fra religione e magia non è tanto, o non è solo, nel genere di storia in cui credere: non tanto, o non solo, nel fattore mistico o metafisico, quanto nel fatto morale. Ché le stelle son senza macchia e senza peccato. E la Capricorna infatti non ha mai colpe: tutt’al più ha difetti, tratti caratteriali scomodi, incompatibilità con gli onorevoli zodiacali (per i curiosi: coi Leoni, gli Acquari, i Gemelli, i Sagittari). E lo sciamano, di suo, non chiede la penitenza: al limite una prebenda.
Gli sciamani veri sono seri, obietterete. E magari ai confini del mondo, in Siberia, non portano sciarpe Etro e non dicono frasi fatte. Ma qui sì. E dicono tanto di noi che non vogliamo sentirci dire cosa fare o non fare e che come canta Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, non usciamo di casa senza aver letto l’oroscopo. Il quale non dice mai cosa fare o non fare, ma al massimo come fare e cosa accadrà.
Una società atea ma spirituale non ha tanta voglia di sentirsi dire cos’è giusto, vuole solo alleggerirsi in frasi suitable a tutti e a lunga conservazione: “Sagittario infedele a parte quando s’innamora”. Domanda: la preponderante parte d’Occidente cosa fa quando s’incapriccia di qualcuno? L’Occidente si dà forse alla poligamia? Mannò. Tutt’al più si dà al poliamore ché l’importante, comunque, è non essere giudicati.
Del resto, se pure Francesco I – appassionato di Pacha Mama – è nessuno per giudicare, possiamo vivere un po’ più sciolti, senza sentire sempre: non uccidere, non rubare. Per giocare così con le stelle a m’ama-non-m’ama. Adolescenti forever.