Il caso
A Verona gli ultras spacciano coca durante le partite: è ora di chiudere quello stadio
L’operazione della polizia ha mostrato l’enorme traffico messo in piedi da una parte della tifoseria organizzata. Non è possibile continuare a ignorare che alcuni impianti sono fuori controllo
Un tiro di cocaina per festeggiare i gol di Duda e Ngonge alla Roma. Allo stadio Bentegodi di Verona si spaccia droga mentre si giocano le partite del campionato. Prima ancora di scendere nei dettagli dell’attività criminale si pone automaticamente e immediatamente un problema grave: può rimanere aperto uno stadio dove si vende cocaina durante le partite di Serie A e dove gli ultras hanno messo in piedi un’attività illegale, mafiosa, a livello diffuso, si direbbe quasi industriale? Si chiudono i bar e i locali notturni dove si spaccia droga, perché non farlo con gli stadi riempiti da decine di migliaia di tifosi?
Il problema d’ordine pubblico, ma di riflesso anche sportivo, dovrebbero seriamente e praticamente porselo Federcalcio e Lega di Serie A che finora hanno chiuso curve o stadi interi in caso di episodi di violenza o di razzismo. Oppure non hanno proprio iscritto certi club ai campionati perché non avevano stadi adeguati, sufficientemente grandi e attrezzati. Ma se sono perfetti e circola droga a fiumi certi stadi vanno ugualmente bene per giudice sportivo, ufficio indagini, procure sportive varie e quanti si occupano di “giustizia” nel calcio?
Di solito di fronte a certe questioni le autorità sportive preferiscono fare la politica dello struzzo e mandare la palla in fallo: aspettare, attendere le mosse di polizia e magistrati, chiedere che qualcun altro decida al posto loro. “Non è questione che rientra sotto la nostra giurisdizione” è una scusa buona per tutte le occasioni. Saranno affari della questura o del prefetto insomma: avanti col calendario che qui non si può perdere un colpo.
Che la droga circoli negli stadi tra gli ultras è fenomeno conosciuto da tempo. Ma adesso ci troviamo di fronte a uno stadio grande piazza di spaccio. Siamo al Marcantonio Bentegodi, impianto che ospita le partite del Verona. Stadio teatro delle imprese del grande Verona di Osvaldo Bagnoli, scudetto nel 1985, rifatto per i Mondiali 90, con momenti di inquietante fatiscenza e decadimento, ritoccato anche numerose volte. Sulla copertura sono stati installati pannelli solari, che almeno lo rendono autosufficiente come costi. Ma il problema più grave e urgente dei consumi elettrici o del cemento che si sgretola oggi sono gli ultras che lo popolano.
Gli ultras del Verona, per la maggior parte di ultra destra, sono tra i più problematici d’Italia, negli anni sono stati protagonisti di episodi di cronaca clamorosi: dal manichino dell’olandese originario del Suriname, Maickel Ferrier, impiccato e penzoloni dal tetto dello stadio nel 1996, agli infiniti “Vesuvio lavali col fuoco”, cori razzisti rivolti a un’infinità di calciatori da Balotelli a Osimhen, fino a uno striscione appeso fuori lo stadio lo scorso anno, al momento dell’invasione russa in Ucraina, che riportava le coordinate geografiche di Napoli (40°50’ N, 14°15’ E). Come dire: tirate un missile qui. Insomma il razzismo come una specie di nota costante di sottofondo, di partita in partita.
La Polizia di Verona, coadiuvata da altre città venete con un’operazione in grande scala, ha dato esecuzione a 12 provvedimenti (una custodia cautelare, 4 arresti domiciliari, 7 obblighi di presentazione) emessi dal Gip. Alcuni già pregiudicati per reati di violenza in ambito sportivo. E comunque tutti tifosi appartenenti a gruppi ultras del club gialloblu. Che in questo campionato ha avuto una partenza ottima, due vittorie secche, sei punti e pure un provvisorio primo posto: vittoria a Empoli e vittoria sulla Roma di Mourinho. Festeggiamo con un tiro (di coca)?
Gli ultras spacciavano droga, in particolare cocaina, durante le partite di campionato e si andava avanti così almeno dallo scorso anno. Bastava andare al bar (indagata pure la barista responsabile…) o in bagno e si poteva fare shopping tranquillamente. Un business molto fiorente, a ribadire che quella degli ultras è un’attività che spazia nell’illegalità a 360 gradi: violenza, razzismo, controllo del territorio, spaccio.
La Polizia parla soprattutto di un “elevatissimo numero di consumatori” con “centinaia di grammi di cocaina” che venivano spacciati ad ogni partita. Sono stati identificati per questo centinaia di tifosi dell’Hellas che hanno fatto consumo di droga durante le partite. Chi voleva fare un tiro andava al bagno e trovava già la striscia di coca pronta, preparata dallo spacciatore sul vetro del telefonino. Le videocamere spia messe dalla questura fanno vedere la fila delle persone fuori della porta del bagno. Gli stessi inquirenti pongono il problema dell’alto numero di persone che assistono poi alla partita sotto l’effetto del consumo di stupefacenti, col rischio di innalzamento dell’aggressività e del tasso di violenza. Altro che “cornuto” all’arbitro…
Insomma un vero e proprio “Bazar della droga” allo stadio. Le perquisizioni hanno portato al sequestro di 110 grammi di cocaina, 2,7 kg di hashish, 200 grammi di marijuana. La droga veniva portata nell’impianto nascosta nelle mutande o sotto la soletta interna della scarpe. Così da sfuggire alle perquisizioni personali.
Il questore di Verona Roberto Massucci, grande esperto di sicurezza e violenza nel calcio, ex portavoce dell’Osservatorio Nazionale delle Manifestazioni Sportive con numerose pubblicazioni in materia, lo ha detto chiaramente: «Si ripropone il rischio di curve protese all’appropriazione del territorio e alla esclusione del controllo dello stato. È necessario stimolare la sensibilità dei club nel lavoro con i tifosi».
Per capibatteria e pusher un senso di impunità totale, inattaccabile, steward complementi impotenti. La Curva Sud dello stadio di Verona, un luogo di extraterritorialità dello Stato, controllato da ultras criminali impegnati a gestire i loro business mafiosi. Un posto, si direbbe, decisamente pericoloso e infrequentabile per tifosi normali e famiglie. E dunque da chiudere rapidamente senza se e senza ma.
A prescindere dalle inchieste penali e dai blitz della polizia, che cosa hanno intenzione di fare Federcalcio e Lega di Serie A? Probabilmente fare finta di nulla, come sempre.