Kim Jong Un in visita da Putin: armi in cambio di aiuti energetici
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato che il leader nordcoreano Kim Jong-un è arrivato in Russia. Oggi pomeriggio dovrebbe incontrare il presidente Vladimir Putin a margine del Forum economico orientale in corso a Vladivostok. A proposito dei temi sul tavolo, il portavoce del Cremlino si è limitato a dire che ci saranno «prima di tutto, le relazioni bilaterali», precisando che la Russia continuerà a rafforzare l'amicizia con la Corea del Nord e che Putin terrà una cena ufficiale in onore di Kim. Ma secondo fonti Usa Putin potrebbe concentrarsi sul rifornimento di artiglieria nordcoreana e di altre munizioni per riempire le sue riserve, nel tentativo di dare un colpo alla controffensiva ucraina e dimostrare di essere in grado di portare avanti una lunga guerra di logoramento. Secondo gli analisti, la Corea del Nord potrebbe avere decine di milioni di proiettili d'artiglieria e razzi basati su progetti sovietici in grado di dare un enorme impulso all'esercito russo, mentre Kim potrebbe chiedere in cambio aiuti energetici e alimentari, nonché tecnologie armamentistiche avanzate come quelle legate ai missili balistici intercontinentali, ai sottomarini con capacità nucleare e ai satelliti di ricognizione militare
Ucraina: Washington prepara l’invio di bombe a grappolo
L'amministrazione Biden è vicina a dare il via libera all'invio di missili a lungo raggio muniti di bombe a grappolo all'Ucraina. Lo riporta Reuters sul suo sito citando alcune fonti, secondo le quali gli Stati Uniti stanno valutando l'invio d Atacms o di Gmlrs. Kiev - riporta invece Politico - preme per un annuncio sull'invio di missili a lungo raggio all'assemblea generale dell'Onu della prossima settimana ma è improbabile che possa accadere considerati i tempi stretti. Negli ultimi mesi Washington ha progressivamente intensificato il livello del confronto con la Russia, approvando l'invio a Kiev di munizioni d'artiglieria a grappolo, la fornitura di cacciabombardieri F-16 e da ultimo la consegna di munizioni all'uranio impoverito. Secondo i funzionari, gli Usa potrebbero inviare a breve anche missili balistici da teatro Army Tactical Missile System (Atacms) per i lanciarazzi multipli Himars: si tratta di proiettili della gittata di ben 306 chilometri, che Washington aveva sinora negato a Kiev paventando un loro utilizzo contro obiettivi sul territorio della Russia, e in considerazione delle scorte limitate a disposizione delle forze armate Usa. Washington sta valutando anche l'invio a Kiev di razzi Gmlrs della gittata di 72 chilometri; entrambe le tipologie di proiettili verrebbero armate con testate a grappolo, in grado di disseminare submunizioni esplosive su una vasta area: si tratta di una tipologia di arma particolarmente efficace contro le concentrazioni di fanteria, ma vietato da decine di Paesi in considerazione dei rischi collaterali per la popolazione civile, data la propensione di alcune delle submunizioni a rimanere inesplose.
Pnrr: via libera al pagamento della terza rata all’Italia
Via libera dal Comitato economico finanziario del Consiglio dell'Unione europea al pagamento all'Italia della terza rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza. È quanto si apprende da fonti Ue. La terza rata, che ammonta a 18,5 miliardi di euro, dovrebbe quindi arrivare nelle casse dello Stato verso la fine di settembre, al più tardi i primi di ottobre, dopo l'ok finale della Comissione europea che il 28 luglio scorso aveva già espresso la positiva valutazione preliminare. L’incomprensione con Bruxelles sulla terza rata riguardava l'obiettivo di costruire 7.500 nuovi alloggi per gli studenti, contestato a Bruxelles perché parte delle risorse sarebbero state usate dal governo per strutture che già sono di fatto studentati. Infine, il governo ha negoziato con Bruxelles per eliminare l’obiettivo da quelli necessari per ottenere la terza rata. L’intesa si è trovata, ma in cambio il governo italiano ha dovuto spostare circa 519mila euro previsti dalla terza rata (che è passata da 19 a 18,5 miliardi di euro) alla quarta rata che arriverà così a 16,5 miliardi di euro.
Meloni affonda il salario minimo: “Potrebbe portare al ribasso quello di molti lavoratori”
«Mi sento serena quando dico che la riforma costituzionale si farà, con o senza il loro appoggio». Così la Premier Giorgia Meloni, in un estratto pubblicato su 'Libero' del libro-intervista di Alessandro Sallusti, rispondendo alla domanda «perché a sinistra c'è tanta ostilità al solo pronunciare le parole riforma costituzionale»?. «So - dice la Premier - che se anche loro dovessero osteggiarla è una cosa fatta nell'interesse dell'Italia e un giorno potrebbe divenire utile persino ai miei avversari. È una riforma giusta». Se fosse necessario, sottolinea Meloni, i cittadini «verranno chiamati a esprimersi nel referendum confermativo». I partiti di sinistra, prosegue, «ragionano prevalentemente in base all'interesse di partito» che gli dice due cose: «la prima è che non conviene un sistema nel quale il potere si rimette nelle mani dei cittadini e si toglie al palazzo la facoltà di fare e disfare i governi e la seconda è che «un sistema del genere renderebbe impossibili i tentativi di ribaltone, i sotterfugi, il disarcionamento dei governi". Mentre su uno stralcio pubblicato dal Sole 24 Ore la premier stronca la proposta del salario minimo: «Possiamo aiutare la crescita, fidandoci e spronando chi crea ricchezza e lavoro, che è anche una precondizione della crescita salariale, perché anche il problema dei salari inadeguati non lo risolvi per decreto, come pensa di fare chi propone il salario minimo per legge senza approfondire gli effetti collaterali», si legge: «Sono contraria a fare pasticci che si ritorcono contro i lavoratori e peggiorano i conti pubblici, solo per farci politica sopra. Non si può fare finta di non capire che in una nazione nella quale c'è un'alta percentuale di contrattazione sindacale il salario minimo come lo propone l'opposizione rischia di diventare, non una tutela aggiuntiva, ma sostitutiva che potrebbe portare al ribasso i salari di molti lavoratori», aggiunge Meloni.
Boccia (Pd): «Chi va via ha torto»
Dire ai fuoriusciti della Liguria che «forse avevano sbagliato indirizzo prima» è stato un errore? «Ieri - risponde il senatore Francesco Boccia alla domanda postagli da Repubblica - Schlein ha detto parole chiare sulla natura pluralista del Pd. Io sto a questo. E aggiungo che tutti quelli che negli ultimi anni sono andati via hanno sempre avuto torto, lo dice la storia. E poi dal giorno dopo il congresso si sono iscritte 30mila persone nuove: varranno un po' di più dei 31 di Genova, o no?». In realtà non tutte le scissioni sono finite male: Art.1 è rientrato e ha preso molto piede al Nazareno. «È l'ammissione che fuori non c'è nulla. L'alternativa alla destra si costruisce dentro il Pd. Lo stesso Bersani ha detto alla nostra festa che con il cuore non se ne era mai andato. Il ritorno a casa è stato naturale perché loro vogliono la stessa cosa che vogliamo noi: allargare il Pd e renderlo perno di una coalizione ampia. È quando si è provato ad utilizzare il partito per fare scalate personali che è sempre finita male». «Chi non aveva visto arrivare Elly ai gazebo, ora non vede neppure l'ondata di entusiasmo che sta suscitando. Il primo sondaggio vero saranno le Europee. E mi auguro che di qui al 9 giugno 2024, quando si voterà, vogliano tutti combattere anima e corpo contro la destra. Anzi, mi piacerebbe che l'intera classe dirigente del Pd si candidasse in prima persona per vincere. Se me lo chiedono, io lo faccio. E vorrei che lo dicessero tutti».