Scuola

«Io, docente precario senza stipendio, non ho neanche i soldi per la benzina. Chiedo la paghetta ai miei genitori»

di Chiara Sgreccia   10 gennaio 2024

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Sono migliaia i docenti precari che non ricevono lo stipendio da mesi: «Lavoriamo gratis, ci sentiamo abbandonati, distrutti, umiliati», scrivono in una lettera a L'Espresso

«Questa settimana per mettere la benzina alla macchina e raggiungere l’istituto in cui insegno sono andato a bussare a casa dei miei genitori. E ho chiesto loro i soldi: la “paghetta”, come facevano quando avevo 15 anni. Solo che ora ne ho 36, sono sposato, lavoro». A parlare è Luca, uno delle migliaia (anche se non si conosce il numero preciso nonostante le richieste) di docenti precari (supplenze brevi o saltuarie) che non riceve lo stipendio da quando l’anno scolastico è iniziato. Da settembre. 

 

È una situazione che senza soluzione si ripete da anni. Inaccettabile, come L’Espresso ha più volte scritto. Un’abitudine che toglie dignità e diritti ai lavoratori del mondo della scuola che il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara si è impegnato a risolvere sburocratizzando l’amministrazione scolastica. «Entro il mese di gennaio 2024 formuleremo una proposta di definitiva risoluzione sul pagamento delle supplenze scolastiche brevi», ha commentato Jacopo Greco, capo dipartimento per le Risorse umane, finanziare e strumentali del Mim, precisando che «è dal 2013 che ogni anno vengono pagati in ritardo, fra gennaio e marzo, gli stipendi dei docenti precari titolari di supplenze brevi».

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Gli insegnanti precari non hanno ancora ricevuto uno stipendio. E sono migliaia
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Tra i professori stremati dall’assenza di salario però la fiducia è minima. Anche perché sono tante le promesse infrante, sia nel corso degli anni sia negli ultimi mesi, come quella secondo cui gli stipendi, inclusi gli arretrati, sarebbero stati pagati entro il 27 o 28 dicembre. «Scrivo tutti i giorni alla referente del sindacato di Roma aspettando una buona notizia che non arriva», spiega ancora Luca. Anche i partiti dell’opposizione, con Debora Serracchiani e Irene Manzi del Pd, nei giorni scorsi si sono mossi per supportare i precari, annunciando un’interrogazione parlamentare che, però non c’è ancora stata. 

 

Così, nel frattempo: «Lavoriamo gratis da quasi 5 mesi. Siamo stati lasciati allo sbaraglio a sostenere una marea di disagi come bollette inevase, rate di varia natura, canoni di affitto, spesa per il vivere quotidiano, abbonamenti per trasporto pubblico, carburante per recarsi sul posto di lavoro laddove le località da raggiungere non sono collegate o sono mal collegate», scrivono gli insegnanti senza stipendio in una lettera a L’Espresso. 

 

«Nel frattempo, vengono finanziati progetti, tutor e quant’altro anziché risolvere quest’annoso problema che trafigge la categoria dei docenti precari. Abbiamo cercato di capire le varie fasi contattando i soggetti interessati che si rimpallano le responsabilità. Pertanto, la sopravvivenza e la dignità di milioni di docenti precari dipende dal Mim che prima li assume e poi non riesce a rispettare le condizioni contrattuali. Siamo lavoratori onesti - si legge in quello che si presenta come il manifesto dei docenti senza stipendio - umiliati da uno Stato che ci lascia il conto in rosso, uno stato che ci costringe a chiedere soldi in prestito, alla rabbia di non poter sostenere alcun tipo di spesa, alla paura di non poterci permettere un controllo medico, di comprarci un farmaco, al fallimento di dover negare un giocattolo al proprio figlio. Il lavoro che svolgiamo ogni mattina viene ripagato con una vita piena di umiliazioni morali che fiaccano lo spirito e il fisico. Ci sentiamo abbandonati, distrutti, umiliati».