Il Centro pediatrico di Taormina potrebbe essere liquidato perché, per decreto, può esserci solo un polo ogni 5 milioni di abitanti. Peccato che quello più vicino sia a Palermo, a circa 300 chilometri di distanza. «Chiudere un’eccellenza internazionale è uno scippo»

«Chiudere un’eccellenza internazionale è uno scippo». È il coro che unisce personaggi noti, come Fiorello e Flavio Insinna, a tanti genitori di Sicilia e Calabria che hanno toccato con mano l’operato della Cardiochirurgia pediatrica di Taormina, convenzionata col Bambino Gesù di Roma. Sul Centro pende la spada di Damocle della chiusura a causa del decreto Balduzzi, che ne prevede uno ogni 5 milioni di abitanti. A entrare in funzione sarebbe allora la nuova Unità operativa complessa di Cardiochirurgia pediatrica dell’Ospedale Civico di Palermo, affidata alla Fondazione del Gruppo San Donato di Milano, presieduto dall’ex ministro Angelino Alfano.

 

«Sono una mamma di Catania – racconta Maria Concetta Rabuazzo, voce dell’associazione “I guerrieri del Ccpm” – mio figlio ha 6 anni e da quando gli è stata diagnosticata la sindrome della scimitarra è cominciata la fase delle operazioni. Un calvario. Con un bagliore di luce: il dottor Sasha Agati, primario di Cardiochirurgia, angelo nelle vesti di medico. Mio figlio ogni volta che lo vede gli corre incontro. La Regione ha chiesto al governo una proroga di sei mesi per tenere aperto il Centro, ma noi vogliamo che si dica subito che questo resterà. Senza aspettare l’estate. Parlo a nome mio e di tutti i bimbi che hanno diritto a essere curati dove si sono sentiti a casa. E al presidente della Regione, Renato Schifani, dico: venga a vedere con i suoi occhi». Si aggiungono i ringraziamenti e la testimonianza di una mamma di Monza, che ha passato le ferie in Sicilia e si è ritrovata a far operare d’urgenza sua figlia tredicenne: «Siamo stati a Milano e a Bergamo – spiega Letizia Rivolta – e abbiamo trovato grandi professionisti, ma mai il calore umano che abbiamo trovato a Taormina. Quella scintilla in più che ti spinge a nutrire la speranza. Il rapporto umano fa la differenza, soprattutto per una ragazzina. E per questo ho proposto che sulla bandiera siciliana venga messo un cuore».

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A sostegno della richiesta di tenere aperta la struttura, c’è chi ritiene che la previsione sul numero limitato di centri possa essere derogata in Sicilia. Ed è quanto sostiene il coordinamento regionale dell’associazione “Le partite Iva” che ha sposato la causa: «Il fatto che si tratti di un’isola – afferma la coordinatrice siciliana Francesca Briganti – rappresenta l’elemento che può dirimere la diatriba del decreto. In assenza di strade, autostrade e trasporti adeguati, infatti, la presenza di due centri in Sicilia consente di mitigare le difficoltà dei collegamenti e dei costi proibitivi per gli spostamenti. Abbiamo chiesto un tavolo tecnico per risolvere la questione della proroga e iniziare a stabilire le priorità per la Sicilia e per la sua particolare condizione, in vista dell’approvazione della legge sull’Autonomia differenziata».

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E a Roma i riflettori li ha tenuti accesi la senatrice Dafne Musolino di Italia Viva: «I limiti fissati possono essere derogati quando si deve garantire il diritto alla salute. Il governo ha riconosciuto il Centro di Cardiochirurgia pediatrica di Taormina come “polo sanitario indispensabile e d’eccellenza”. Prima conquista. La struttura, però, adesso mira ad acquisire lo status di centro regionale per non operare più in regime di proroga. Bisogna vigilare senza perdere tempo a tutela dei siciliani e dei calabresi che contano su Taormina».