Inchiesta
Maltempo in Lombardia, fondi alle giunte amiche: il Tar boccia Romano La Russa
"Stop ai privilegi": i giudici amministrativi annullano il provvedimento del fratello del presidente del Senato. L'assessore del Pirellone aveva scelto la strada della somma urgenza per assegnare i ristori per i nubifragi del luglio scorso. Finendo per premiare perlopiù i comuni di centro destra e tagliando gli altri richiedenti. Lo scandalo della spartizione dei fondi nell'inchiesta di copertina dell'Espresso.
Il Tar della Lombardia inguaia Romano La Russa. Giovedì 22 febbraio i giudici amministrativi della Regione hanno accolto il ricorso del Comune di Milano che, lo scorso autunno, aveva chiesto agli stessi di fare luce sulla spartizione dei fondi per i danni provocati dal maltempo. Somme la cui spartizione era stata decisa dal fratello del presidente del Senato in qualità di assessore regionale alla protezione civile.
Come racconta l'Espresso nell'inchiesta in edicola, la spartizione è tutt'altro che democratica: il settanta per cento delle già poche risorse a disposizione (poco meno di 3 milioni rispetto a danni complessivi per 1,7 miliardi) è finito nelle tasche di comuni del centro destra. Le briciole a quelli del centro sinistra.
Al più grande comune della Regione Lombardia, ovvero Milano, non è andato neppure un centesimo perché Romano La Russa, dopo aver atteso oltre due settimane (dai disastri del maltempo) per stabilire come distribuire le risorse, ha comunicato che solo i Comuni che hanno presentato una richiesta di somma urgenza avrebbero potuto avere diritto a un ristoro economico.
Morale, tutti i comuni virtuosi, che hanno presentato una richiesta di aiuto nelle due settimane precedenti, non hanno ricevuto un quattrino. Ma un manipolo di comuni "lungimiranti" si è portato a casa l'intero malloppo.
Il Comune di Milano, con un accollo di 16 milioni di danni - con 370 interventi complessivi sulle sole scuole -, ha quindi fatto ricorso al Tar per capire se l'operazione di Romano La Russa e della Regione fosse lecita. Il Tar ha chiarito che: «La norma della somma urgenza non può essere preferita né considerata equivalente sul piano del buon agire amministrativo, rispetto alla scelta compiuta da altre amministrazioni, tra cui il Comune di Milano, di premunirsi per tempo dal rischio mediante un affidamento di lavori e servizi condotto in osservanza delle regole concorrenziali».
Di più: secondo quanto sostiene il Comune di Milano, appare del tutto incongruo premiare le amministrazioni meno previdenti, e penalizzare le altre. La sentenza annulla gli atti impugnati: una doccia fredda per La Russa e per il centro destra.
L'intera inchiesta sull'Espresso oggi in edicola.