Il caso

Nei libri delle medie gli studenti italiani imparano la propaganda di Vladimir Putin

di Simone Alliva   19 marzo 2024

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Kiev è "capitale del primo territorio russo". L'annessione della Crimea è raccontata come "un processo democratico". L'Ucraina è una regione arretrata. L'allarme parte da un gruppo di attiviste. «Siamo davanti a un tipico caso di destabilizzazione psicologica e politica»

Cosa imparano i ragazzi italiani delle medie quando si parla di Russia e Ucraina? Un'analisi di 13 libri adottati nelle scuole lascia piuttosto interdetti: in questi volumi si raccontano la storia e la geografia secondo la linea di Putin. L'allarme arriva da un gruppo di attiviste ucraine, che si è rivolto a Irina Cascei, giornalista ucraina che vive da molti anni a Roma e collabora con varie testate italiane. 

Cascei ha raccolto i libri e fotografato i capitoli dedicati a Russia e Ucraina. E gli esempi che porta sono molto rilevanti. In ''Vivi la geografia'' (Zanichelli) si legge testuale: ''Dal 1991, dopo un periodo di pace, in Europa sono scoppiate altre guerre sanguinose, in particolare in Europa orientale. Qui il crollo dei regimi comunisti, che sostenevano la pacifica convivenza tra le etnie, ha favorito la rinascita di nazionalismi, cioè movimenti politici fondati sull'identità culturale, economica e religiosa di una nazione''. L'annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, in aperta violazione dei confini e del diritto internazionale, viene raccontata così: ''Dopo aver chiesto l'intervento delle truppe di Mosca, la Crimea, abitata in maggioranza da russi, si è autoproclamata indipendente con un referendum ed è stata annessa alla Russia''. Dunque non Mosca che invia le sue forze speciali (senza uniformi ufficiali) a occupare illegalmente li territorio sovrano di un altro Stato - territorio mai rivendicato negli anni che seguirono la fine dell'Urss - ma un popolo che ''chiede'' l'intervento delle truppe di Mosca. 

Gli esempi continuano negli altri volumi: mappe in cui ''la regione russa'' include i confini di Ucraina e paesi baltici (nel 2018), cancellando qualunque identità che non sia quella di Mosca; i russofoni d'Ucraina che diventano direttamente ''russi'' (e dunque perché mai dovrebbero far parte di un altro Stato, si chiederà il lettore undicenne); la Crimea che viene ''ceduta'' dall'ex Unione Sovietica all'Ucraina nel 1954 (ma all'epoca l'Ucraina era parte dell'Unione Sovietica); la narrazione forzata sulla povertà e l'arretratezza dell'Ucraina; i conflitti etnici tra ucraini e russofoni. In tredici libri di testo si può leggere, dunque, tutto l'armamentario della dottrina russa che è una delle basi teoriche dell'aggressione del 24 febbraio 2022. 

«Siamo davanti a un tipico caso di misure attive»', spiega all'Adnkronos Massimiliano Di Pasquale, direttore dell'Osservatorio Ucraina presso l'istituto Gino Germani, esperto di guerra ibrida . «È una definizione sovietica, aktivnye meroprijatija, azioni di influenza e destabilizzazione politica e psicologica usate dal Kgb e dal partito comunista sovietico per favorire l'indebolimento e il collasso dell'occidente capitalistico, e l'espansione del sistema comunista. Discorso ripreso dall'ideologia imperialista di Putin che mischia stalinismo e fascismo con la componente identitaria della Chiesa ortodossa russa. Le tecniche sono le stesse: operazioni palesi e occulte di propaganda; reclutamento di agenti di influenza, inseriti in politica, media, università, aziende. Finanziamento di partiti comunisti e della sinistra anti-sistema, anti-euro, anti-Nato; uso di milizie come la Wagner; l'appoggio al terrorismo di sinistra, etnico, separatista; operazioni brutali delle forze speciali come l'assassinio dei dissidenti in patria e all'estero, e i sabotaggi -', prosegue lo studioso - 'Infine l'uso della storia e della cultura come armi, in particolare con soggetti giovani e ancora 'intellettualmente vergini', in cui piantare il seme anti-democratico attraverso organizzazioni non governative e sedicenti pacifisti, quelli che dicono all'Ucraina di arrendersi; e anche, certamente, attraverso la diffusione di una versione distorta della storia nei libri di scuola, in cui leggiamo che i regimi comunisti anelavano la pace mentre gli Stati liberati dalla caduta dell'Urss sono oggi in preda a nazionalisti spietati»'.

«Finché non avremo analizzato la questione a fondo, insieme ad altri esperti, non intendo sbilanciarmi in un giudizio su questo o quell'autore, o casa editrice. Ma in questi libri di scuola si insinua l'idea di una guerra civile in Donbas, invece di spiegare che è una guerra per procura, manovrata e decisa dalla Russia con l'obiettivo di destabilizzare e infine annettere l'Ucraina». E nessuno che citi mai il diritto internazionale violato. «Il caso della Crimea è sconcertante: tutti questi testi danno per scontato che sia ''russa'' ma nessuno cita il Memorandum di Budapest, con cui nel 1994 l'Ucraina si impegnò a cedere l'arsenale nucleare alla Russia in cambio della garanzia sulla sua sicurezza e integrità territoriale'», conclude Di Pasquale.

«Trattare temi di un'attualità in evoluzione è estremamente scorretto, poiché si rischia di abbandonare l'obiettività e il distacco dell'autore per lasciare spazio alle passioni e agli interessi di parte. Il che è particolarmente grave quando ci si rivolge a ragazzi della scuola media, in via di formazione, certo più influenzabili degli studenti liceali. Si rischia il cosiddetto 'lavaggio di cervello' in un senso o nell'altro», ha commentato lo storico Cosimo Ceccuti, professore emerito di storia contemporanea dell'Università di Firenze e presidente della Fondazione Giovanni Spadolini Nuova Antologia. «Ricordo che Giovanni Spadolini dovette combattere dieci anni perché la Storia Contemporanea venisse riconosciuta materia di insegnamento con piena dignità scientifica nelle Università italiane. Credo sia compito del docente spiegare ciò che accade, spiegando senza prendere personale posizione le ragioni di entrambe le parti in conflitto».