Diritti civili

E Fanfani minacciò: «Voti per il divorzio? Domani tua moglie scapperà con la serva»

di Stefania Rossini   12 maggio 2024

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Comizi infuocati. Feste di piazza scatenate. Il referendum che confermò il diritto a sciogliere il matrimonio fu prima tappa di una rivoluzione sociale che non si è più fermata. Lasciando tutti più liberi, anche se non necessariamente più felici

Quando una cosa è molto desiderata, ambita, aspettata, può accadere che una volta ottenuta perda il suo fascino e diventi scontata. Accade alle grandi passioni individuali e a quelle collettive. È accaduto anche al divorzio. Quello che oggi ci appare l’esito banale di un matrimonio che non ha funzionato, è infatti arrivato dopo anni e anni di conflitti pubblici e di strazi privati, di curiosità morbose e di storie tormentate come quella, che fece da paradigma per tutte, tra Fausto Coppi e Giulia Occhini, detta la dama bianca, e che portò la donna in carcere per adulterio. Sorte che all’epoca toccò a molti, compreso un giovanissimo Emanuele Macaluso che finì in galera con la sua compagna.



Già, perché amare qualcuno fuori dal matrimonio era un reato grave: si minavano le basi di quello che era considerato il nucleo fondativo della società. Ce lo illustravano bene certe dichiarazioni di politici, soprattutto democristiani, ferocemente contrari al divorzio. Imperdibile, quasi surrealista e parzialmente profetica, quella che Amintore Fanfani pronunciò in un comizio in Sicilia durante la campagna per il referendum abrogativo: «Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l’aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva!».



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Di tutto ciò oggi si può sorridere guardando al passato con la condiscendenza di chi ha ereditato il piatto pronto, spesso ignorando le dure battaglie che hanno impegnato le donne e gli uomini delle generazioni precedenti. E che hanno regalato a questo confuso presente la possibilità, non solo di divorziare, ma quella di amare chi si vuole e come si vuole, di sposarsi o no, di convivere, di metter su famiglie allargate o multiple, di unirsi ufficialmente con persone dello stesso sesso, di fare figli senza un partner o di costruirli con uteri e semi altrui. Ci si potrebbe chiedere, e c’è chi lo fa, se si fosse più felici allora, nel contenimento rassicurante di regole secolari, o adesso che tutto è possibile. L’unica risposta è che, in fatto di diritti, non è in gioco la felicità ma la libertà.



Anche per questo, nel festeggiare il cinquantenario di una legge irrinunciabile, va ricordato che fu nel referendum successivo che si manifestò, inaspettata e potente, la partecipazione di quanti erano stati fino ad allora prigionieri di schemi ideologici. Il Sessantotto non era passato invano. E la sera del 12 maggio 1974, piazza Navona non riuscì a contenere le migliaia di persone accorse a festeggiare. Estranei si baciavano e si abbracciavano, congratulandosi l’un l’altro. Militanti di partito ed extraparlamentari, ricchi borghesi e proletari, vecchi e giovani, con il sorriso stampato in viso si davano pacche sulle spalle e si sentivano un popolo unito. Marco Pannella trionfava giustamente per un risultato dovuto anche alla tenacia dei radicali.
 


Poi il divorzio continuò il suo corso, aiutando a sciogliere unioni infelici con un andamento costante di circa 50 mila l’anno e con pochi picchi significativi, a parte quello successivo al divorzio breve nel 2015: fare tutto alla svelta e senza beghe in tribunale gli aveva dato un nuovo appeal. Ma il mutamento sociale, la disinvoltura dei nuovi rapporti, il calo dei matrimoni a favore delle convivenze lo ha lentamente relegato nell’angolo delle tante soluzioni possibili. Si divorzia ormai senza enfasi o dolore, e sono molti gli ex coniugi che restano amici, dando vita a quegli agglomerati di confuse parentele che formano le famiglie allargate. Personaggi pubblici e anche politici parlano dei loro divorzi con indifferenza. Il record conosciuto è di Beppe Sala, sindaco di Milano, che ne vanta ben tre.



Come aveva preconizzato Fanfani, sono poi arrivati l’aborto e il matrimonio tra omosessuali. Ma il vecchio e arguto democristiano non poteva certo immaginare che sarebbero stati proprio loro, gli omosessuali, gli ultimi sostenitori del vincolo coniugale e, quindi, del divorzio.