Il nostro opinionista Giuseppe De Marzo è stato scelto come portavoce di tutti i movimenti popolari del Paese per incontrare Papa Francesco. E provare a costruire una società più equa

In Italia le disuguaglianze aumentano, lo dimostrano i dati. Cresce anche il numero di chi resta escluso dalla società. Ma soprattutto a farsi ogni giorno più ampio è il gap tra gli interessi della popolazione e quelli della politica. Lo certifica la percentuale che decresce nel corso degli anni di chi sceglie di andare alle urne. Per le elezioni parlamentari, nel 1948 l’affluenza ha superato il 92 per cento. Nel 2022 non è arrivata al 64 per cento. La partecipazione dei cittadini allo spazio pubblico è sempre più risicata.

 

«È proprio in questo momento difficile che i movimenti popolari con le loro pratiche di mutualismo e contro-solidarietà dal basso rappresentano un’alternativa forte per ricostruire la comunità frammentata. Una modo necessario per riempire il vuoto lasciato dall’assenza della politica e per provare a invertire la rotta di un modello di sviluppo che ha portato alla crisi. Per dare riposte concrete a chi ne ha bisogno», spiega Giuseppe De Marzo, economista, attivista, coordinatore nazionale della Rete dei numeri pari e anche opinionista de L’Espresso. Parla dal Salone dei vescovi di Verona, durante la conferenza stampa che si è tenuta venerdì 3 maggio per annunciare che il prossimo 18 maggio Papa Francesco incontrerà, sempre a Verona, centinaia di delegati e delegate dei movimenti popolari provenienti da tutta Italia, in occasione dell’”Arena di Pace”.

 

«Un momento importantissimo: siamo davanti a una situazione catastrofica in cui 6 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta, 9 milioni in povertà relativa. Più di 4 milioni di persone non ha accesso alle cure o è costretto a indebitarsi. La precarietà frammenta il mercato del lavoro, tre occupati su cinque sono rischio a burnout. Dopo la pandemia ci era stato detto che niente sarebbe stato come prima ma tutto è diventato peggio di prima, invece», spiega De Marzo, scelto come il portavoce di tutti i movimenti popolari italiani, da Extinction Rebellion a Sant’Egidio, per fare in modo che “Arena di pace” si trasformi in un processo inclusivo capace di cambiare la realtà. 

 

«I soldi del Pnrr stanno facendo crescere un tipo di economia che ha prodotto un modo che si prepara alla guerra, che non si impegna per fermare il collasso eco-climatico. Un paradigma di civilizzazione che non va bene. Che sta portando la specie umana alla catastrofe. Papa Francesco  è l’unica figura autorevole a livello planetario che dice le cose come stanno: un punto di riferimento». Per De Marzo, la connessione-interazione tra movimenti popolari e l’ecologia integrale - «rispondere insieme al grido della terra e a quello dei poveri» - è il modo migliore che è rimasto per salvarci: costruire un approccio nuovo alla realtà, sistemico, multidisciplinare, che punti alla realizzazione di un’economia di pace, che non limiti i diritti, che non leda la dignità «come fa la guerra verso cui sembra che l'Unione europea voglia preparasi. Serve ridare vigore alla democrazia, strutturare un tipo di politica capace di comprendere le esigenze delle persone. Partire dai movimenti popolari, che da anni lavorano sui territori rispondendo ai bisogni dei cittadini mentre nessun altro lo fa, è necessario».