Il polo dedicato a Eugenio Morelli è stato costruito nel 1941 ed è situato all’interno dell’enorme complesso del Forlanini a Roma, chiuso dal 2015 per ridurre i disavanzi del sistema sanitario

L’ultima notizia, ormai di tre mesi fa, è che l’ex sanatorio Carlo Forlanini dovrebbe diventare la nuova sede dell’ospedale pediatrico “Bambino Gesù”, di proprietà dello Stato del Vaticano. Come conseguenza di una dichiarazione di intenti tra la Santa Sede e il governo italiano firmata agli inizi dello scorso febbraio dal cardinale Pietro Parolin e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Il tempo passa, però, e non cambia niente. 

 

Il complesso enorme, 170 mila metri quadri, situato nel cuore di Roma, tra i quartieri di Monteverde e Portuense, è ancora esattamente come era (dal 2015), chiuso e abbandonato. Proprio come il Museo anatomico Eugenio Morelli che si trova al suo interno: «Uno dei poli più grandi d'Europa, unico nel suo genere, che se nessuno fa niente rischiamo di perdere definitivamente», denunciano i comitati cittadini come La Fenice, le associazioni come Italia Nostra e CittadinanzAttiva e dei sindacati come Cgil. Che hanno iniziato a mobilitarsi per la tutela del Forlanini in quanto bene pubblico già nel 2008, quando per la prima volta si è parlato di chiudere l’ex ospedale per ridurre i disavanzi del sistema sanitario nazionale.

 

Vista dall'ex Ospedale Forlanini del parco che lo circonda

 

Secondo quanto scritto sul documento firmato da Santa Sede e Governo italiano, lo Stato del Vaticano dovrebbe acquistare l’immobile dalla Regione per 70 milioni di euro (nel 2014, un anno prima della dismissione ne valeva 278) e poi concedere all’Inail il diritto di superficie. Così l’ente pubblico che solitamente si occupa della sicurezza sul lavoro potrebbe pagare i costi di ristrutturazione (stimati tra i 400 e 600 milioni) mentre il Bambino Gesù gli verserebbe l’affitto per l’utilizzo della sede, per remunerare l’Inail dell’investimento.

 

Ma per adesso non sta succedendo niente di quanto annunciato. Forse perché stando ai fatti, alle norme che esistono, non è possibile vendere il complesso del Forlanini, in quanto, come L’Espresso aveva già chiarito, è catalogato dalla regione Lazio come bene non disponibile né alla rendita né alla vendita. E l'accordo sottoscritto da Parolin e Mantovano sembra essere passato anche sopra la testa del presidente della Regione Francesco Rocca che dovrebbe, però, rendere effettiva la sua messa in pratica. 

 

«É stata solo una mossa mediatica. Utile ai giochi di potere della politica: quando il Vaticano chiede una cosa lo Stato italiano fa vedere che esegue. Ma nella pratica non cambierà nulla», spiegano alcuni cittadini che si battono per la tutela dell'ex Sanatorio. Nel frattempo i mesi e gli anni passano, sono quasi 10 che la struttura è abbandonata. Mentre il vicino Ospedale “San Camillo” fatica a trovare spazi sufficienti per accogliere tutti i pazienti, il Forlanini si deteriora sempre di più.

 

Museo anatomico Eugenio Morelli

 

L’enorme giardino che lo circonda è incolto e sporco, attraversarlo è ormai impossibile. I reparti interni, le stanze, i corridoi, la chiesa, l’aula magna, lasciati senza manutenzione, si rovinano con il trascorre dei giorni. Insieme a questi, anche il Museo anatomico Eugenio Morelli costruito nel 1941: 1200 metri quadri divisi in quattro sezioni - anatomia umana normale, patologica, radiologica e chirurgica - che contengono parti del corpo umano segnate da malattie che oggi non esistono più, reperti unici a quanto dicono gli abitanti del quartiere: «Tanto che il valore scientifico, didattico e storico del museo è riconosciuto da chiunque abbia avuto modo di visitarlo, tra questi la maggior parte degli studenti di medicina fino al 2015, data l'importanza che ha». 

 

Eppure, il polo anatomico resta spento come il resto del complesso: mentre nessuno guarda, la luce del sole scolorisce i nomi scritti a mano sulle etichette che identificano i reperti, la formalina in cui sono conservati evapora, gli animali che entrano dalle finestre rotte sporcano e graffiano le teche. La polvere che cade dal controsoffitto ormai logoro guadagna sempre più terreno.