Sono i triennalisti, cioè insegnanti con almeno tre anni di servizio ma senza abilitazione. Si sono dovuti iscrivere ai corsi per ottenerla, senza avere informazioni sul programma delle lezioni. E se non verranno ammessi finiranno in fondo alle graduatorie

«Non mi fido molto di Valditara per questo preferirei mantenere l’anonimato». Così una docente chiede di non essere riconoscibile dopo aver contattato L’Espresso per raccontare la sua storia, di precaria con più di tre anni di servizio ma senza abilitazione. Quello che le sta accadendo è simile a quanto vivono, probabilmente, almeno altre 100 mila persone nella stessa condizione.

 

Sono precari che non hanno per adesso vinto il concorso ma che lavorano a tutti gli effetti allo stesso modo dei docenti di ruolo, fondamentali per il funzionamento quotidiano del sistema scolastico, iscritti alle graduatorie per le supplenze, rimasti incastrati negli ingranaggi del nuovo sistema di reclutamento, per cui per avere un posto di ruolo serve aver completato il corso di abilitazione (60, 36 o 30 cfu a seconda delle diverse condizioni di partenza), superare il concorso, passare l’anno di prova.

 

«Ma l’abilitazione serve anche per avere maggiori probabilità di essere chiamati. È necessaria per passare dalla seconda alla prima fascia. Mentre per i docenti già di ruolo e anche per gli specializzati sul sostegno il ministero dell’Istruzione e del Merito ha avviato già a febbraio i percorsi abilitanti in modalità flash e con possibilità di essere seguiti completamente online, per noi il Mur ha trasmesso lo scorso 14 maggio alle Università le informazioni per avviare i percorsi di abilitazione». Come spiega Maria le prescrizioni sono scadute il 10 giugno, in questi giorni le università stanno pubblicando le graduatorie degli ammessi. Poi per chi ci rientra, e i posti disponibili non bastano per tutti, inizieranno i corsi: metà online, metà in presenza, a partire dalla seconda metà di luglio.

 

«Sappiamo solo che le materie che dovremo studiare sono in ambito psico-pedagogico ma non abbiamo un calendario definito delle lezioni. Quindi ci pre-iscriviamo a scatola chiusa». Per confermare le parole della docente triennalista -cioè che ha almeno tre anni di insegnamento ma non l’abilitazione - basta dare un’occhiata ai siti di alcune delle università che offrono i percorsi: a due giorni dalla scadenza delle pre-iscrizioni c'erano solo indicazioni di massima, con la postilla che anche questi scarni dettagli potranno subire variazioni dopo la pubblicazione delle graduatorie.

 

«I costi dei corsi - racconta ancora Maria - sono simili alle rette annuali all’università, si aggirano attorno ai duemila euro. Inizieranno a luglio, appunto, e termineranno verso la fine dell’anno. Per tanti di noi non è scontato avere la possibilità di sostenere la spesa. E chi ha bambini piccoli, ad esempio, non sa a chi potrà lasciarli, soprattutto durante l’estate. Ci chiediamo anche come faremo a conciliare il lavoro a scuola con i percorsi abilitanti che sembra ci impegneranno per almeno tre pomeriggi a settimana, quando inizierà l’anno scolastico. Perché, al contrario di quello che credono alcuni, a noi insegnanti il pomeriggio serve per preparare le lezioni, correggere i compiti, riunirci per valutare la classe. Nessuno ha pensato alla qualità dell’insegnamento».

 

Come puntualizza ancora Maria «c’è un‘altra cosa che ci delude della situazione. La disparità di trattamento: avrebbero potuto aprire i percorsi abilitanti solo a quelli che vincono il concorso, ad esempio. Per come sono state fatte le cose, invece, succede che chi si è potuto già abilitare - anche in una classe di concorso diversa rispetto a quella in cui è di ruolo - grazie ai corsi che il ministero ha aperto a febbraio ci passa davanti nelle graduatorie, quindi ha più probabilità di essere chiamato per l'insegnamento. Mentre per noi le abilitazioni si aprono a graduatorie provinciali già chiuse».

 

Così come Maria, sono centinaia di insegnanti che rischiano di rimanere senza lavoro già dal prossimo settembre, perché se non avranno modo di completare il corso di abilitazione finiranno in fondo alle graduatorie. Ma non per demeriti. Forse perché, invece,  il Ministero dell'Istruzione e del Merito li ha dimenticati.