Belle storie
Cosa è la cosmeticoressia e perché non bisogna sottovalutarla
Il fenomeno delle bambine che s’imbellettano, usano trucchi o creme anti età cresce per l'emulazione sui social. Ma si tratta di una moda pericolosa per la salute, anche quella psicologica
«Liberati dal corsetto» è lo slogan di un movimento in crescita in Corea del Sud che lotta contro gli standard di bellezza irrealistici imposti alle donne. Il corsetto è il simbolo di un indumento che costringeva il fisico a sembrare più magro e compresso. E così, come un busto che stringe, possono diventare un laccio anche il trucco, la chirurgia estetica, tutto ciò che ci viene imposto modificando la nostra immagine per assecondare una richiesta altrui. Da anni, alcune influencer sudcoreane hanno iniziato una rivoluzione virale in cui si struccano, si tolgono le lenti a contatto e indossano gli occhiali anche in televisione.
Perché ci riguarda? Perché, se pensiamo di essere più libere e fuori pericolo, ci sbagliamo.
È di pochi mesi fa la notizia che sempre più bambine sui social network – definite bambine creator – usano le creme anche anti-età, prodotti estetici non adatti alla pelle delicata, per detergere, esfoliare, con sieri vitaminici e, soprattutto, lo fanno per aumentare il proprio seguito e ottenere così i consensi dagli estranei.
Il danno riguarderebbe anche il loro sviluppo psicologico: pensare di avere qualcosa da correggere, mettendo a dura prova la loro autostima, il percorso di crescita naturale e sereno, è una controindicazione significativa. La cosmeticoressia è un fenomeno che sta iniziando a preoccupare diversi esperti.
«Se un genitore permette ai figli di fare dei tutorial, a bambini così piccoli come quelli che si vedono sui social, per prima cosa dovremmo chiedergli il motivo di questa concessione. I social network non sono il male assoluto, ma il ruolo decisivo è sempre della famiglia». Sostiene Elena Zauli, psicologa clinica, psicoterapeuta e terapeuta mindfulness.
«La skincare, il truccarsi e l’omologarsi a un ideale di perfezione che non esiste possono effettivamente diventare un obiettivo impossibile da raggiungere. Quindi, sicuramente è un fenomeno da tenere sott’occhio. Noi adulti sappiamo che i social non sono la realtà, anzi, ma questo non è chiaro per gli adolescenti. Molti psicologi oggi parlano per gli adolescenti di “Onlife”, dove non esiste più una differenza tra online e offline come intendiamo noi».
«Il rischio sull’autostima e sulla propria immagine corporea («non vado bene», «ho dei difetti che devo coprire») è reale a maggior ragione perché parliamo di un’età in cui c’è già una base di insicurezza fisiologica e, quindi, ci si porta dietro appunto un’idea di sé da dover abbellire, coprire, modificare», prosegue Elena Zauli.
«Per poter definire un comportamento “problematico” o “patologico” occorre guardare quanto sia pervasivo nella vita dell’adolescente. Quanto la propria autostima è legata all’utilizzo di questi prodotti? Senza trucco o skincare che cosa accade? Questo comportamento produce ansia, isolamento sociale? Come va il resto della vita della ragazzina?».
«Un’altra domanda che i genitori dovrebbero farsi è: come parlo a mio figlio del mio corpo? Come tratto il mio corpo? Come parlo e come tratto il corpo di mio figlio? Che commenti faccio rispetto all’aspetto fisico degli altri? Perché, attenzione a non dimenticarci che non è tutta colpa dei social. Il malessere che presenta un figlio va sempre contestualizzato nell’ambiente in cui vive».