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Kamala Harris avanti nei sondaggi. Per il New York Times: "Entusiasmo come con Obama"

di Simone Alliva   24 luglio 2024

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Kamala Harris

Netanyahu parlerà al Congresso Usa. La critica di La Russa al giornalista aggredito: "Non si è dichiarato". Concluse le indagini sulla strage di Cutro. Carceri italiane che scoppiano: "Sovraffollamento al 130%". I fatti da conoscere

Kamala Harris avanti nei sondaggi. Nyt: "Entusiasmo come con Obama" 
La vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, è in vantaggio di due punti percentuali rispetto all'ex presidente Donald Trump, dopo essere entrata in corsa per la Casa Bianca a seguito del ritiro di Joe Biden. Un nuovo sondaggio di Reuters-Ipsos, condotto dopo la convention nazionale del Partito repubblicano e dopo l'uscita di scena di Biden, indica un tasso di approvazione in favore di Kamala pari al 44 per cento. In base al sondaggio, ripreso dal portale di informazione "The Hill", il 42 per cento dei partecipanti si è invece espresso a sostegno di Trump. Considerando anche il candidato indipendente Robert F. Kennedy Jr., la vicepresidente ha ottenuto il 42 per cento, contro il 38 per cento di Trump.  "L'entusiasmo che ha generato tra gli elettori Kamala Harris nel suo primo evento a Milwaukee, Wisconsin, ricorda un po' quello del 2008 quando il candidato Democratico era Barack Obama". È il giudizio di Katie Rogers, reporter del New York Times. "Sono una che ha coperto - scrive sul sito del quotidiano liberal newyorkese - eventi delle campagne condotte da Barack Obama, Donald Trump, Joe Biden e ora Kamala Harris, e l'entusiasmo della sua folla sembra e suona molto simile a quello che vidi nelle palestre dei licei nel midwest nel 2008". "Siamo molto più avanti nella campagna, ovviamente - aggiunge - ma questa energia è mancata per molto tempo alla campagna che Joe Biden stava portando avanti".

 

Bibi Netanyahu parlerà al Congresso Usa
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu terrà oggi un discorso storico al Congresso degli Stati Uniti, cercando di raccogliere il sostegno in un momento di tensione tra il suo Paese e il suo principale sostenitore militare per la guerra a Gaza. Washington ha criticato sempre di più il crescente tributo di vittime civili causato da oltre nove mesi di guerra nel ristretto territorio costiero, mentre le proteste in Israele delle famiglie degli ostaggi presi da Hamas stanno causando problemi a Netanyahu anche in patria.

La visita del premier israeliano arriva in un momento di sconvolgimento politico negli Stati Uniti, con un uomo armato che ha attentato alla vita del candidato repubblicano Donald Trump e con il presidente Joe Biden che si è ritirato dalla corsa alla Casa Bianca per il 2024 e ha appoggiato la sua vice, Kamala Harris. Prima di lasciare Israele lunedì, Netanyahu ha detto che "cercherà di ancorare il sostegno bipartisan che è così importante per Israele" nel suo discorso al Congresso. 

"Dirò ai miei amici di entrambi gli schieramenti che, a prescindere da chi il popolo americano sceglierà come prossimo presidente, Israele rimane l'indispensabile e forte alleato dell'America in Medio Oriente", ha dichiarato in un comunicato. Biden incontrerà Netanyahu giovedì, mentre Kamala Harris avrà un colloquio separato con il leader israeliano. Tuttavia, non assisterà oggi al discorso di Netanyahu a causa di un viaggio già programmato. Netanyahu incontrerà anche Trump - con la cui amministrazione ha avuto un rapporto molto meno conflittuale di quello di Biden - in Florida venerdì. Quando parlerà oggi al Congresso, il premier più longevo d'Israele diventerà il primo leader straniero a rivolgersi per quattro volte a una riunione congiunta delle due camere Usa, precedendo il britannico Winston Churchill. Il presidente della Camera Mike Johnson ha dichiarato ieri che, con Israele che deve affrontare gli attacchi di gruppi filo-iraniani, "non è mai stato così importante come in questo momento stare dalla parte del nostro più stretto alleato in Medio Oriente". Ma Netanyahu ha perso il sostegno di alcuni parlamentari liberali, tra cui il senatore indipendente Bernie Sanders, che ieri ha dichiarato che "Netanyahu non dovrebbe essere accolto nel Congresso degli Stati Uniti". "Al contrario, le sue politiche a Gaza e in Cisgiordania e il suo rifiuto di sostenere una soluzione a due Stati dovrebbero essere condannate", ha scritto Sanders in un post sui social media, aggiungendo che non avrebbe partecipato. Anche Dick Durban, il numero due dei Democratici al Senato, ha dichiarato che non parteciperà. "Sarò al fianco di Israele, ma non mi metterò a fare il tifo per il suo attuale primo ministro", ha dichiarato in un comunicato. 

 

La Russa: "Il giornalista aggredito? Non si è dichiarato"
"Assoluta e totale condanna" per La vicenda del giornalista de La Stampa aggredito da CasaPound a Torino, "ma ci vuole un modo più attento di fare le incursioni da parte dei giornalisti" anche perché "La persona aggredita, a cui va la mia solidarietà, non si è mai dichiarata giornalista". Questo "non giustifica nulla", ma "non credo che il giornalista passasse lì per caso" e "trovo più giusto se l'avesse detto". È senz'altro questo uno dei passaggi più forti e anche più criticati dalle opposizioni, dell'intervento pronunciato dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, durante La tradizionale cerimonia del Ventaglio con La stampa parlamentare.

La Russa prima risponde agli interrogativi che gli pone il presidente dell'Asp Adalberto Signore su premierato, legge elettorale, Ue, Ucraina, poi accetta di rispondere alle domande dei cronisti presenti in sala. Toccando temi come le organizzazioni neofasciste, il caso di Rosanna Natoli al Csm e il continuo ricorso alla decretazione d'urgenza con tanto di richiesta del voto di fiducia. Per quanto riguarda Casa Pound, La Russa risponde che "ci sono una legge precisa e un percorso preciso" da seguire per l'eventuale scioglimento chiesto dall'opposizione. Ma poi rilancia con una battuta: "C'è un consigliere del Pd che ha fatto male a un consigliere della Lega. Non vorrei si chiedesse lo scioglimento del Pd...".

Sul caso Natoli invece La risposta è tranchant: "Che consiglio le darei? Nessuno, non do consigli". Sul continuo ricorso alla decretazione d'urgenza e ai voti di fiducia riconosce che ci sono degli eccessi tanto che ammette di aver "detto a Ciriani" che se il governo "continua così faremo decadere un po' di decreti". "Ho anche parlato con il presidente della Repubblica dell'impegno preso dai presidenti di Camera e Senato al fine di evitare una "diminuzione" del ruolo del Parlamento" assicura osservando che "spesso si tratta di un problema di tempo che può essere risolto con una maggiore attenzione e organizzazione quando vengono emanati i decreti".

Un cronista della stampa estera gli chiede della possibile acquisizione dell'Agi da parte del parlamentare della Lega Antonio Angelucci e La Russa gli risponde: "Se lei pensa che i giornali di Angelucci abbiano il dominio della stampa allora ha bisogno di rafforzare La sua conoscenza". Tornando poi sull'inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale, La Russa condanna "senza se e senza ma ogni ipotesi di violenza" ma aggiunge che "l'inserimento subdolo, mascherato" che fa parte della professione gli piacerebbe "che fosse a 360 gradi". Nessuno gli chiede nulla sulla 'partita del cuore' giocata a L'Aquila tra cantanti e politici, così se lo "chiede da solo". "Un giornalista ha detto non si gioca a calcio con i fascisti, si chiama Berizzi. Io non giocherei a calcio con Berizzi, siamo pari", dichiara il responsabile di Palazzo Madama che subito dopo definisce quell'incontro di calcio la dimostrazione che "lo scontro politico" non deve mai trasformarsi in uno "scontro tra persone".

Sul premierato prevede anche lui che ci sarà il referendum perché al momento "non c'è alcuna possibilità di confronto tra opposizione e maggioranza". Riconosce che "c'è stata qualche incomprensione tra Salvini e Tajani", ma lui si "fida di loro" e non crede che questo possa influire sulla tenuta del governo. Dice di "aver apprezzato il 'no' a von der Leyen senza rompere con lei". E non pensa che l'Ue avrà un atteggiamento negativo con l'Italia per questo perché se così fosse "dovrei cominciare a pensar male dell'Ue". Ricorda di aver avuto "un atteggiamento forse troppo benevolo nei confronti del fascismo" fino a quando non ha saputo delle leggi razziali". E a proposito delle "amare frasi" di Liliana Segre dopo l'inchiesta di Fanpage assicura: "Stia tranquilla. Se ci fosse bisogno metterei il mio petto davanti a lei e La difenderei in prima persona, ma non ce ne sarà bisogno". Infine, un richiamo al busto di Mussolini ereditato dal padre: "Abbiamo contato 250 mila citazioni. Non c'è dubbio è l'opera d'arte più citata a livello mondiale".

 

Quattro gli aggressori del cronista de La Stampa. Tra questi un iscritto alla Lega
Il cerchio si è chiuso intorno ai militanti di CasaPound accusati di avere fatto parte del gruppo che sabato scorso ha aggredito a Torino il giornalista della Stampa Andrea Joly, colpevole, ai loro occhi, di fotografare e filmare la festa per i sedici anni del circolo Asso di Bastoni. Subito dopo l'aggressione erano stati identificati due torinesi, Maurizio Galiano di 53 anni e Euclide Rigato di 45 anni. Altri due sono stati individuati dalla polizia, in queste ore. Si tratta Igor Bosonin, 46 anni, già candidato della Lega a Ivrea (Torino) e Marco Berra, 35 anni, di Cuneo. Bosonin si era candidato a sindaco di Ivrea nel 2018 con CasaPound, e poi nuovamente alle ultime amministrative, puntando al Consiglio comunale nelle liste della Lega. Il Carroccio ha subito provveduto a "stracciare" la tessera come dichiarato dal coordinatore del Carroccio per il Canavese, Alessandro Giglio Vigna.

Gli aggressori sono tutti volti noti nel panorama dell'estrema destra piemontese. Alcuni di loro hanno infatti alle spalle precedenti legati proprio alla militanza politica, mentre Bosonin si era presentato nelle liste della Lega nelle amministrative del 2023. Ieri mattina gli uomini della Digos, guidata dal dirigente Carlo Ambra, hanno perquisito le abitazioni dei quattro e il circolo Asso di Bastoni, in via Cellini, nel quartiere San Salvario. Alla fine dell'attività sono stati sequestrati gli indumenti che avevano indosso i presunti aggressori quando Joly è stato malmenato. In particolare la polizia ha portato via delle magliette. Gli abiti avrebbero permesso agli investigatori, coordinati dal pm Paolo Scafi, di indentificare i componenti del gruppo, ripresi dai video dello stesso giornalista, dei residenti e dalle telecamere della zona. I quattro sono ora accusati di lesioni personali aggravate dai futili motivi, dal numero di persone e dall'avere agito per commettere il reato di violenza privata. Gli accertamenti non hanno riguardato altre circostanze e dentro il pub non è stato trovato nulla di utile alle indagini. "Le perquisizioni nei confronti di nostri militanti e della sede torinese dell'Asso di Bastoni, con esito negativo, sono semplicemente uno spreco di soldi pubblici - hanno commentato da CasaPound Italia -. Siamo al fianco degli indagati e siamo pronti a difenderci in tutte le sedi dove dimostreremo la nostra versione dei fatti. Non sappiamo nemmeno se esista un referto e di quanti giorni di prognosi stiamo parlando, ma considerato che già il giorno dopo la vicenda il giornalista ha ripreso a lavorare e a rilasciare interviste in ogni dove - dicono ancora da Cpi -. Da parte nostra c'è tutta la volontà e la maturità di gettare acqua sul fuoco e di evitare un clima di tensione e odio. Non ci faremo intimidire da azioni repressive". In risposta all'accaduto Ordine dei giornalisti e sindacato del Piemonte, Cgil, Anpi e altre associazioni locali hanno organizzato nel tardo pomeriggio un presidio sotto la prefettura a Torino dove era presente Joly. "Ora sto bene - ha detto il giornalista - e continuo a fare il lavoro che amo". 

 

"La strage di Cutro si poteva evitare". Adesso finanzieri e Guardia costiera rischiano il processo
La Procura della Repubblica di Crotone punta il dito contro la Guardia di finanza e la Guardia costiera riguardo le responsabilità per il naufragio del caicco carico di migranti che la notte del 26 febbraio dello scorso anno naufragò a Steccato di Cutro: morirono 94 persone, tra cui 35 bambini, e ci furono alcune decine di dispersi. I magistrati hanno depositato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di sei persone, quattro finanzieri e due militari della Guardia costiera.

L'avviso é stato notificato a Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa del Comando provinciale di Vibo Valentia della Guardia di finanza e del Roan, il Reparto operativo aeronavale delle fiamme gialle; Alberto Lippolis, comandante del Roan di Vibo Valentia; Antonino Lopresti, ufficiale in comando e controllo tattico nel Roan di Vibo Valentia; Nicolino Vardaro, comandante del gruppo aeronavale di Taranto; Francesca Perfido, ufficiale di ispezione in servizio nel Centro di coordinamento italiano di soccorso marittimo di Roma, e Nicola Nania, ufficiale di ispezione nel centro secondario di soccorso marittimo di Reggio Calabria.

Dopo avere rilevato che "la presenza del caicco carico di migranti era stata tempestivamente segnalata dall'agenzia europea Frontex in navigazione verso le coste calabresi", la Procura parla di "profili di negligenza" nei confronti dei due appartenenti al Corpo delle Capitanerie di porto e dei quattro militari dei Reparti aeronavali della Guardia di finanza "nel dare attuazione alle regole che la normativa europea e nazionale impone in casi del genere". Le colpe ipotizzate nei confronti dei finanzieri "attengono essenzialmente alle modalità esecutive delle azioni da svolgere in seguito all'avvistamento del natante, mentre è risultata non censurabile la scelta iniziale di qualificare l'evento come operazione di polizia anziché di soccorso in mare". Per quanto riguarda, invece, i militari della Guardia costiera la contestazione ruota attorno alla "mancata acquisizione delle informazioni necessarie per avere un quadro effettivo di quanto la Guardia di finanza stava facendo". Mancata acquisizione da cui é derivata "una carente valutazione dello scenario operativo e delle conseguenti disposizioni da impartire ai natanti della Guardia costiera che pure erano in condizioni di intervenire". Insomma, quello che la Procura delinea é un pesante quadro di leggerezza e sufficienza nell'affrontare l'emergenza determinata dall'avvicinarsi alla costa del caicco carico di migranti. Con la conseguente constatazione che una maggiore tempestività nell'attuazione dell'intervento di soccorso avrebbe potuto evitare la terribile tragedia consumatasi a poche decine di metri dalla costa crotonese. L'avviso di conclusione indagini emesso dalla Procura di Crotone ha indotto vari ministri ad intervenire a difesa della Guardia di finanza e della Guardia costiera. Il titolare dell'Interno, Matteo Piantedosi, si é detto "certo che gli operatori di Crotone dimostreranno la loro estraneità" auspicando che "anche per i servitori dello Stato valga il principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva". Matteo Salvini, vicepremier e ministro della Infrastrutture e dei Trasporti, ha espresso il suo "incondizionato sostegno alle donne ed agli uomini della Guardia costiera e della Guardia di finanza". A "difendere con convinzione l'operato di Guardia di finanza e della Capitaneria di porto" anche il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. "Stiamo ancora aspettando che il Ministro Piantedosi risponda alla domanda che facciamo dal giorno del naufragio: perché non sono partiti i mezzi di soccorso più adeguati della Guardia costiera per soccorrere i migranti diretti a Cutro? Il Governo tace da allora, ma non ci fermeremo e continueremo a pretendere di sapere la verità", le parole della segretaria del Pd Elly Schlein.

 

Celle piccole e sovraffollate. 14mila detenuti in più
Celle infuocate, a volte senz'acqua o infestate da cimici, e sovraffollamento ben oltre il livello di guardia. È la fotografia degli istituti di pena italiani scattata da Antigone in un report. "Le carceri scoppiano" sintetizza, senza troppi giri di parole, l'associazione che chiede "interventi urgenti". Dal rapporto emerge che il tasso di affollamento reale è a quota 130,6% con circa 14mila detenuti in più rispetto ai posti letto regolamentari.

In 56 strutture questo tasso supera il 150% e sono ben 8 quelle in cui è al di sopra del 190%. Tra queste San Vittore, Brescia Canton Monbello e Foggia. E anche negli istituti minorili si regista un aumento delle presenze. Numeri che arrivano a poche ore di distanza dall'ultima protesta dietro le sbarre, scoppiata questa volta nel carcere di Gorizia. Nella notte un gruppo di detenuti ha dato fuoco ai materassi all'interno delle celle. Il bilancio è di una decina di intossicati, tra cui anche agenti della penitenziaria. Fortunatamente nessuno è in gravi condizioni.

Dalle 88 visite effettuate dall'Osservatorio di Antigone negli ultimi 12 mesi emerge un quadro "preoccupante": carceri senz'acqua, senza refrigerazione, senza luce o infestate da cimici. In quasi tre penitenziari su dieci (nel 27,3%) manca lo spazio vitale: le celle non assicurano i 3 metri quadrati a persona. Da inizio anno si contano 58 suicidi di cui 9 solo nel mese di luglio. "Se il ritmo dovesse continuare di questo passo - sottolinea il report - a fine anno rischieremo di superare il tragico record del 2022 che, con 85 casi, è passato alla storia come l'anno con più suicidi di sempre". E l'associazione punta il dito contro le misure in vista nel pacchetto sicurezza. "Il sovraffollamento non è una calamità naturale - sottolinea Antigone - Di fronte ad eventi di cronaca, sempre catalogati come 'emergenze', l'attuale governo ha adottato una risposta di stampo securitario e repressivo". C'è "alle porte una nuova ondata di affollamento carcerario qualora passasse il nuovo pacchetto sicurezza in discussione - attacca Antigone -. Si puniscono disobbedienza e resistenza passiva. Verrebbe arrestato anche Gandhi".

Il presidente Patrizio Gonnella chiede "misure urgenti per ridare dignità al sistema penitenziario". Quindici le proposte avanzate dall'associazione: dal consentire telefonate quotidiane, al dotare tutte le celle di ventilatori o aria condizionata e frigoriferi, all'assunzione di 1000 giovani mediatori culturali, altrettanti educatori, assistenti sociali e moltiplicare la presenza di psichiatri. E il report ha sollevato diverse reazioni. La senatrice e portavoce di Azione Mariastella Gelmini parla di "numeri impietosi che confermano - come se ce ne fosse ancora bisogno - le gravi condizioni in cui versano le carceri italiane". E aggiunge che il suo partito "al Senato, ha avanzato proposte concrete". Per il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto "è urgente che il ministro Nordio venga in Aula". Mentre la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi, vicepresidente della Commissione Giustizia del Senato, afferma: "Il governo, invece di aprire un dialogo con l'opposizione sul decreto carceri, con la consueta modalità presenta 13 emendamenti, a firma relatore e governo, che riscrivono e peggiorano un testo già criticato da tutti".