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Il discorso di Joe Biden: «Venero la mia carica, ma ora è tempo di voci più giovani»

di Simone Alliva   25 luglio 2024

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Nancy pelosi contro Netanyahu. Il decreto Casa è legge. Ignazio La Russa ritratta le parole sul giornalista aggredito. In Ue la partita dei commissari preannuncia un nuovo scontro fra Italia e Francia. I fatti del giorno da conoscere

Joe Biden: "Il mio ritiro nel nome della Democrazia"
"Credo che il mio primato come presidente, la mia leadership nel mondo, la mia visione per il futuro dell'America meritassero tutti un secondo mandato. Ma niente può ostacolare il salvataggio della nostra democrazia, e questo include l'ambizione personale. La soluzione migliore è passare il testimone a una nuova generazione. Questo è il modo migliore per unire la nostra nazione e il partito": con un solenne discorso storico alla nazione di 15 minuti, che entrerà a far parte della sua eredità, Joe Biden ha spiegato così dallo studio Ovale il motivo del suo ritiro dalla corsa domenica scorsa, dopo le crescenti pressioni nel suo partito in seguito alla debacle nel dibattito tv con Donald Trump.

Nessuna ragione medica, quindi, ma la consapevolezza che era necessario fare un passo indietro per il bene del Paese e del partito. Uno spirito di sacrificio e un amore di patria che ha paragonato a quelli di Thomas Jefferson, George Washington e Roosevelt. "My fellow americans" (miei concittadini americani)", ha esordito con tono quasi colloquiale dal 'resolute desk', con dietro le foto di famiglia. "Venero la mia carica, che è stato l'onore della mia vita, ma amo di più il Paese. La difesa della democrazia è più importante di qualsiasi titolo", ha insistito, avvisando però che "il compito sacro di perfezionare la nostra Unione non riguarda me ma voi, le vostre famiglie, il vostro futuro. Si tratta di 'we the People' (noi il popolo, citazione dal preambolo della costituzione americana, ndr). Quindi ha ammesso che "è arrivato il momento di voci nuove, sì, più giovani". Come quella della sua vice Kamala Harris, cui ha rinnovato il suo endorsement: "È esperta, tosta e capace".

Il commander in chief ha anche deluso quanti, da Trump a molti repubblicani, gli chiedono di dimettersi dalla presidenza, assicurando che "finirò il lavoro". "Nei prossimi sei mesi mi concentrerò sul mio lavoro di presidente. Ciò significa che continuerò a ridurre i costi per le famiglie che lavorano duramente e a far crescere la nostra economia. Continuerò a difendere le nostre libertà personali e i nostri diritti civili, dal diritto di voto al diritto di scelta". E continuerà ad impegnarsi "per la pace a Gaza" e "per mantenere il sostegno all'Ucraina".

Primo appuntamento oggi con Benjamin Netanyahu. Quindi ha elogiato la forza della democrazia statunitense e ricordato che tutto è nelle mani degli elettori. L'America, ha detto, è "più forte" di "qualsiasi dittatore o tiranno" ma "la storia, il potere e l'idea dell'America è nelle vostre mani". "Ora dovete scegliere tra la speranza e l'odio, tra l'unità e le divisioni", ha proseguito evocando indirettamente la retorica incendiaria del tycoon. Usando come sfondo lo studio Ovale per la quarta volta, l'81enne Biden suggella così una carriera di 50 anni, diventando il primo presidente in carica a non cercare la rielezione dal 1968, quando Lyndon Johnson, sotto accusa per la sua gestione della guerra del Vietnam, si ritirò improvvisamente dalla campagna a inizio primarie. Biden si unisce anche a James K. Polk, James Buchanan, Rutherford B. Hayes, Calvin Coolidge e Harry Truman nella lista dei presidenti che hanno deciso di non ricandidarsi.

 

 

Pelosi attacca Netanyahu: "Il peggior discorso al Congresso" 
L'ex presidente della Camera dei rappresentanti Usa ed esponente di punta del Partito democratico Usa, Nancy Pelosi, ha commentato con durezza il discorso tenuto ieri dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di fronte alle camere riunite del Congresso federale a Washington. In un messaggio pubblicato su X (Twitter), Pelosi ha definito quella di Netanyahu "di gran lunga la peggiore esposizione di un qualsiasi dignitario straniero invitato e onorato del privilegio di rivolgersi al Congresso degli Stati Uniti". "Molti tra noi che amiamo Israele oggi hanno dedicato del tempo ad ascoltare i cittadini israeliani le cui famiglie hanno sofferto a causa dell'attacco terroristico e dei rapimenti di Hamas il 7 ottobre scorso. Queste famiglie - ha aggiunto l'ex presidente della Camera Usa - ci chiedono un accordo per il cessate il fuoco che riporti a casa gli ostaggi, e speriamo che il primo ministro usi il suo tempo per conseguire questo obiettivo".

L'intervento tenuto da Netanyahu al Congresso, su invito dei Repubblicani, ha causato fibrillazione all'interno del Partito democratico, che deve fare i conti con la sua ala progressista convintamente pro-palestinese. La vicepresidente Usa Kamala Harris, nominata da poco candidata dei Democratici alla Casa Bianca, non ha assistito all'intervento del premier israeliano. La deputata democratica Rashida Tlaib, prima cittadina palestinese eletta al Congresso, ha invece assistito al discorso di Netanyahu dalla platea, esibendo un cartello con la scritta "criminale di guerra".

 

 

Il decreto Casa è legge
Il decreto Casa è stato convertito in legge. Il governo ha posto la questione di fiducia anche al Senato e ottenuto 106 voti a favore, i contrari sono stati 68 e un senatore si è astenuto. Nella semplificazione edilizia e urbanistica promossa da Matteo Salvini ci sono i micro-appartamenti da 20 metri quadri, l'abitabilità per i sottotetti, i cambi di destinazione d'uso facili e tolleranze costruttive, cioè differenze consentite tra quanto autorizzato e quanto realizzato, portate fino al 6%.

Mancano, invece, le norme Salva Milano, annunciate più volte dal vicepremier ma finora ostacolate dalla mancanza di un accordo nella maggioranza, in merito autorizzazioni edilizie per sanare la situazione delle decine di cantieri di grattacieli e altri immobili a rischio perché considerati dalla procura come possibili abusi. Queste misure potrebbero arrivare, entro la pausa estiva, in un provvedimento ad hoc, una proposta di legge parlamentare a cui sarebbe poi applicata la procedura d'urgenza. Sarebbe questa l'intesa raggiunta in una riunione tra la maggioranza e il governo, alla presenza di Salvini, alla Camera. Da questo confronto sarebbe emersa la mancanza degli estremi per ammettere il Salva Milano come emendamento al decreto Infrastrutture. Fonti della Lega riferiscono "l'estrema soddisfazione" dello stesso Salvini per la soluzione individuata. In precedenza, le divergenze tra le forze di governo avevano bloccato queste misure impedendo il loro inserimento nel decreto Casa al momento della sua approvazione alla Camera, la settimana scorsa. Era passato solo un ordine del giorno di Noi Moderati e Forza Italia, sottoscritto anche da Lega e Fdi, che impegnava il Governo ad "adottare iniziative normative" per risolvere le problematiche della "condizione di incertezza normativa in corso" che "rende vulnerabili i provvedimenti urbanistici e amministrativi, in tutte le grandi città italiane, prima fra tutte la città di Milano". Al centro della questione ci sono cantieri che hanno ottenuto il via libera dall'amministrazione come ristrutturazioni anche se rappresenterebbero interventi radicali che, secondo la procura, avrebbero necessitato di un titolo edilizio e non solo di una Scia.

Intanto l'approvazione definitiva del dl Casa è stata festeggiata dalla Lega con una foto di gruppo di tutti i senatori e del leader del partito. Per il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, invece, è "l'ennesimo condono" che strizza gli occhi ai furbi. Le nuove regole rientrano in molti ambiti dai requisiti per l'abitabilità, alla sanatoria sui vincoli ante 2006, fino agli interventi di edilizia libera e al silenzio assenso per le istanze presentate. Le case potranno essere micro: la superficie minima per una persona scende da 28 a 20 metri quadrati, e per due persone da 38 a 28 metri quadrati e anche le altezze minime interne sono ridotte da 2,70 a 2,40 metri. Viene inserito inoltre il criterio di edilizia libera per vetrate panoramiche amovibili, tende e altre opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici che potranno essere realizzate in tutti i porticati. È stato inoltre semplificato l'accertamento di conformità e sono stati prorogati i termini di demolizione da 90 a 240 i giorni. C'è anche una semplificazione per gli immobili nelle zone devastate dalla catastrofe del Vajont, nel 1963.

 

Ignazio La Russa: "Mai detto che il giornalista aggredito doveva identificarsi"
"Mi spiace rilevare che le mie parole testuali e il mio pensiero sono totalmente travisate da questo virgolettato". Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, lo scrive in una lettera al direttore della Stampa sul caso Joly per osservare di avere "condannato ripetutamente senza se e senza ma, la violenza esercitata sul giornalista", pur precisando che "mai ho detto o pensato che Joly 'doveva' qualificarsi". "Semplicemente - riprende - non avendolo fatto e presumendo che gli aggressori non lo conoscessero, si può e si deve parlare di una inaccettabile aggressione, anch'essa senza sconti o giustificazioni, verso un cittadino, ma non si può presentare l'accaduto come un attentato alla libertà di informazione. In sostanza, bisogna condannare fortemente La odiosa aggressione, come ho sinceramente fatto senza però sostenere che vi era stata La inaccettabile volontà di impedire l'esercizio del diritto di cronaca che non può mai essere impedita. Ecco cosa intendessi dire". "Semmai - osserva ancora il presidente del Senato - mi sarei aspettato critiche, più o meno giustificate e stranamente quasi assenti, per avere anche affermato che a mio avviso non sembra plausibile l'affermazione del giornalista secondo cui lui sarebbe capitato per caso, in quelle precise circostanze di luogo e di tempo, davanti alla sede di quel circolo. Avrei preferito che, se non fosse stato un caso, avesse dichiarato sinceramente che era li per l'esercizio della funzione. Come vede, nelle mie parole nulla che contraddice al mio ruolo e anzi, solo puntuali, e non dovute, sincere risposte alle domande che mi sono state poste durante La cerimonia del Ventaglio in cui, innovando, ho dato La parola ai giornalisti che lo desideravano". "Da parte mia, come mi è stato riconosciuto anche ieri, c'è sempre stata La massima disponibilità al confronto con La stampa. Spero di non dovermene mai pentire", conclude.

 

In Ue la partita dei commissari preannuncia un nuovo confronto fra Italia e Francia 
Archiviata la rielezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, ora è in pieno svolgimento la partita dei commissari, che si preannuncia tutt'altro che semplice. Entro la fine del mese di agosto, infatti, i Paesi membri dovranno inviare i loro candidati che, in autunno, saranno sottoposti alle audizioni delle commissioni competenti dell'Europarlamento formatesi nei giorni scorsi.

L'Italia, non è un mistero, oltre alla vicepresidenza della Commissione ambisce a ottenere un "portafoglio economico". Una riassegnazione al nostro Paese del commissario all'Economia, posto attualmente occupato da Paolo Gentiloni, sembra uno scenario che difficilmente potrà realizzarsi, ma al governo guidato da Giorgia Meloni andrebbero più che bene la Competitività o il Mercato interno, portafogli in grado di influenzare maggiormente la politica industriale dell'Ue. Come riferisce l'edizione europea del portale Politico, "non è un segreto che la Francia ambisca a un super portafoglio economico che aiuterà a orientare l'agenda industriale del blocco di fronte alla concorrenza di Stati Uniti e Cina". Tuttavia, come ricorda sempre "Politico", "anche l'Italia sta cercando di accaparrarsi questo ruolo" e quindi sarà cruciale capire se von der Leyen deciderà, in virtù del rapporto positivo instaurato con Meloni prima della partita sugli incarichi apicali dell'Ue, di concedere all'Italia "un incarico di prim'ordine" o "di lasciarle il nuovo portafoglio sul Mediterraneo" dal valore "più simbolico".

Per quanto concerne il resto dei Paesi membri si prevedono diverse riconferme oltre a una serie di nomine già definite. Come riporta Politico, fra coloro che continueranno a occupare un posto nell'esecutivo comunitario ci sono lo slovacco Maros Sefcovic e il lettone Valdis Dombrovskis. È molto probabile che la stessa sorte tocchi a Dubravka Suica, anche se il governo croato non si è ancora espresso in merito, e a Wopke Hoekstra: l'olandese è diventato membro della Commissione europea lo scorso ottobre, subentrando a Frans Timmermans che si era candidato alle elezioni politiche nei Paesi Bassi. Sebbene Appello cristiano democratico, il partito di Hoekstra, non faccia parte dell'attuale coalizione di governo olandese, per lui sembra ampiamente probabile la nomina. Possibili, ma non ancora definite, anche le conferme del greco Margaritis Schinas e del francese Thierry Breton, anche se su quest'ultimo pesa l'esito delle recenti elezioni legislative: il trionfo alle urne del Nuovo fronte popolare, l'alleanza di sinistra, potrebbe costringere il presidente Emmanuel Macron a un governo di coabitazione con il blocco guidato da Jean Luc Melenchon che potrebbe "pretendere", fra le varie richieste, proprio di poter nominare il nuovo commissario francese.

Altri Paesi membri, invece, hanno già indicato i loro nomi, addirittura ancor prima che la presidente von der Leyen inviasse la richiesta ufficiale. La Spagna ha proposto la ministra della Transizione ecologica Teresa Ribera e auspica di ottenere il portafoglio dedicato all'Energia e al Clima. La Svezia ha deciso di nominare Jessika Roswall, attuale ministra per gli Affari europei, mentre la vicina Finlandia l'eurodeputata Henna Virkkunen. Conti fatti anche per Slovenia, Irlanda e Repubblica Ceca: il governo di Lubiana ha indicato l'ex presidente della Corte dei conti Tomaz Vesel; Dublino ha proposto il ministro delle Finanze Michael McGrath; mentre la Repubblica Ceca ha nominato il ministro dell'Industria e del Commercio Jozef Si'kela.

Fra gli incarichi più ambiti, come sottolineato da Politico, oltre a quelli relativi a Competitività e Mercato interno, ci sono anche l'Allargamento e l'Agricoltura: il primo sarà una questione di primaria importanza perché i negoziati per l'adesione all'Ue dell'Ucraina saranno uno dei compiti più delicati della nuova Commissione dal punto di vista politico, mentre il secondo riguarda un dossier decisamente complicato, basti pensare alle proteste dei trattori dell'ultimo anno e mezzo. Interessanti sono anche i nuovi portafogli al Mediterraneo e alla Difesa, anche se con qualche complessità di fondo: il primo avrebbe il compito di gestire un'area cruciale per l'Ue ma dovrà occuparsi di compiti ardui come l'immigrazione e il contesto di sicurezza in Medio Oriente e Nord Africa; mentre il secondo, dopo l'entusiasmo iniziale generato dall'annuncio di von der Leyen, sembra essersi "svalutato" proprio in virtù dell'assenza di una Difesa comune europea, un fatto che svuoterebbe le capacita' d'azione di chi deterrà tale incarico.