Olimpiadi 2024
Parigi si ripulisce per i Giochi. E i cittadini precipitano nell'incubo, tra caos e rincari
Smentite le entusiastiche previsioni di un boom turistico. Per i residenti restano disagi e l’incombente pericolo sicurezza. Polemiche sui clochard deportati
è la grandeur, che è esercizio tutto francese, con punte estese di sciovinismo che si riverberano nelle urne, ma nel retrobottega le contraddizioni si sprecano, balzano agli occhi nonostante l’establishment le vorrebbe ben nascoste alla vista. La Francia delle Olimpiadi tirata a lucido, fa i conti con tutte le spine dell’Occidente: l’accoglienza, l’incubo terrorismo, gli effetti economici dei grandi eventi, le ripercussioni sulla popolazione residente.
C’è di che alimentare un borbottio di fondo che a tratti si fa contestazione aperta. Replicando ciò che accade più o meno a qualunque latitudine quando di mezzo ci sono i Giochi. Sguardo planetario e diatribe. Locali, ma non tanto.
A certificare che la temperatura dei parigini oscilla tra la curiosità e il fastidio ci stanno i sondaggi. Estendendo le proiezioni all’intero Paese, se ne deduce che la metà dei francesi nutre un giudizio negativo sul circo olimpico. Fu così a Tokyo e a Londra. E in qualche modo ha a che fare con la democrazia dal momento che i regimi, soffocando la libertà di espressione e di dissenso, sono gli unici a esibire il volto dell’entusiasmo unanime.
A provocare più di un malumore è stato il repulisti di Parigi deciso dal governo. Secondo un rapporto della piattaforma di associazioni riunite sotto il cartello “Il rovescio della medaglia” sono stati allontanati dalla città più di dodicimila senzatetto. Il ricollocamento in provincia, da programma di emergenza ha innescato ulteriori problemi, tanto più che nell’elenco degli esodati sono finiti, ovviamente, gli immigrati non in regola e anche, meno scontato, i minori non accompagnati. Non proprio qualcosa di cui andare fieri per la Nazione della fraternité e un bel testacoda per lo spirito inclusivo che presidia i Giochi. Il piano rientra sotto il generico cappello delle esigenze di sicurezza la cui voce principale è la minaccia fondamentalista con la quale proprio la Francia ha fatto più volte i conti di sangue innocente. Stragi come quelle di Nizza, Parigi, Strasburgo o l’assalto alla sede di Charlie Hebdo sono un costante, dolente, monito a considerarsi perennemente un bersaglio che l’apparato di protezione troppo spesso non è riuscito a difendere a dovere, mostrando buchi in una rete a maglie fin troppo larghe.
Il pericolo è costante. Lo prova l’arresto di un diciottenne ceceno che progettava un attentato durante le partite del torneo di calcio olimpico. E con il conflitto Israele-Hamas in corso, il picco dei potenziali fattori di rischio è abbondantemente superato. Tutto ciò però sta a margine delle preoccupazioni del ministro dell’Interno Gérald Darmanin che avvista la minaccia più significativa dalle parti degli «eco-guerrieri, la protesta ambientalista dell’estrema sinistra». Questione di percezione, più che di intelligence. E di calcolo politico, evidentemente.
Perché ce ne sarebbero anche altri di motivi di apprensione a scorrere un’ulteriore lista di precedenti violenti legati proprio a eventi sportivi come gli Europei di calcio del 2016 quando Marsiglia venne messa a ferro e fuoco dagli scontri tra (pseudo) tifosi russi e inglesi. L’approssimazione con la quale fu gestita l’emergenza si risolse in una figuraccia francese. E di ciò che accade dentro e fuori il campo tra scontri e partite sospese ne sa qualcosa Fabio Grosso, l’uomo del nostro mondiale e allenatore del Lione, ferito gravemente al volto l’anno scorso da un sasso mentre in pullman era diretto allo stadio di Marsiglia.
Per tutto questo, con realismo, «garantire Giochi sicuri in Francia è come scalare l’Everest», ha rimarcato il quotidiano L’Equipe, ponendosi più di un interrogativo sull’operato della polizia francese. Accusata, rispetto a quella inglese, di sfidare la folla e non saper gestire l’ordine pubblico. Gli osservatori avvistano poi l’impalpabile ma non meno insidioso pericolo hacker, legato alla guerra non convenzionale nella quale eccelle la Russia putiniana.
Con davanti questi foschi macroscenari l’umore dei parigini vira verso il nero e nel quotidiano fa i conti con il potenziale caos nei trasporti pubblici e l’impennata dei prezzi in bar e bistrot. Interi quartieri e alcune fermate della metro parigina verranno chiusi preventivamente perché considerati più vulnerabili e il potenziale indotto economico dei Giochi si distribuisce su una minoranza. In tanti vorranno disattendere l’appello trionfale della sindaca Anne Hidalgo che già a febbraio caricava di entusiasmo i cittadini: «Parigi sarà magnifica! Non andate via questa estate, non andate via, sarebbe una sciocchezza, sarà incredibile». Ma fuggire per alcuni è più una necessità che un’opzione. Si stima che sette residenti su dieci potrebbero prendersi una vacanza forzata via dai disagi, dai controlli e dall’ondata di arrivi. Peraltro meno massiccia del previsto.
Tanto che chi aveva scommesso sul business degli affitti brevi ha dovuto rivedere al ribasso le aspettative di introito. I prezzi sono cresciuti nel copione di una inevitabile bolla speculativa ma in pochi hanno abboccato. La società “ForwardKeys”, che traccia le presenze sui voli, parla di un dieci per cento di prenotazioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Misero, a conti fatti, se paragonato alle precedenti Olimpiadi. Nel 2016, a Rio De Janeiro, si rasentò il +115% di voli prenotati e persino a Tokyo, nel cuore della pandemia da Covid, si registrarono performance migliori. Nella stessa Parigi, le prenotazioni per alberghi, bed and breakfast e alloggi sono tutt’altro che esaurite. E nemmeno gli hotel a quattro o cinque stelle registrano aumenti significativi di turisti facoltosi. Al momento, insomma, “Parigi 2024” pare fare rima con flop turistico.