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Meloni da Pechino attacca i giornali di opposizione: "Sono portatori di interesse”
Venezuelani in piazza contro la vittoria di Maduro. Biden vuole riformare la Corte Suprema. Indaga Natolo, la consigliera Csm vicinissima a Ignazio La Russa. Dal Parlamento il voto finale sul Ponte di Messina
Meloni da Pechino attacca i giornali di opposizione: "Sono portatori di interesse"
«Non vedo ripercussioni negative per l'Italia, non ritengo che i rapporti con la Commissione europea stiano peggiorando. Io e la Commissione europea abbiamo discusso» del report sullo stato di diritto «e del resto la lettera che io ho inviato non è una risposta alla Commissione Europea o a un momento di frizione con la Commissione europea, è una riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico nel quale mi corre l'obbligo di ricordare che gli accenti critici non sono della Commissione Europea».
Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni interpellata sui rapporti con Bruxelles nel corso di un punto con la stampa italiana a Pechino. Nel rapporto sulla stato di diritto «la Commissione Europea riporta accenti critici di alcuni portatori di interesse, diciamo stakeholder: il Domani, il Fatto Quotidiano, Repubblica. Però la Commissione europea non è il mio diretto interlocutore, ma chi strumentalizza quel rapporto che tra l'altro non dice niente di particolarmente nuovo rispetto agli anni precedenti, anche questo varrebbe la pena di ricordare».
La governance Rai, ha ribadito, «è definita da una legge del 2015 che ha fatto il governo Renzi e dicono che ci sono delle intimidazioni alla stampa perché ci sono degli esponenti politici che querelano per diffamazione alcuni giornalisti ma non mi pare che in Italia vi sia una regola che dice che se tu hai una tessera da giornalista, che ho anche io in tasca, puoi liberamente diffamare qualcuno e dire che gli esponenti politici se avviano una causa per diffamazione stanno facendo azioni di intimidazione, vuol dire non avere neanche rispetto dell'indipendenza dei giudici». «Vengono ad esempio preso in considerazione - rimarca - anche alcune querele che ho fatto io, le ho fatte quando ero all'opposizione, non quando ero al governo. Capisco il tentativo di strumentalizzare, cioè conosco il tentativo di cercare il soccorso esterno da parte di una sinistra in Italia che evidentemente è molto dispiaciuta di non poter utilizzare per esempio il servizio pubblico come fosse una sezione di partito, però su questo non posso aiutare proprio perché credo nella libertà di informazione e di stampa».
Ma l'Ue gela Meloni: "Report condiviso e con varie fonti"
Il maxi-report da oltre mille pagine sullo stato di diritto in Europa non è stato preparato in un giorno e tutti i governi sono stati "inclusi". All'indomani della lettera della premier Giorgia Meloni a Ursula von der Leyen per prendere posizione contro l'uso «strumentale del documento Ue messo in atto dai professionisti della disinformazione e della mistificazione», la Commissione europea sceglie di non accendere lo scontro sul testo che aveva fatto discutere ancor prima del travagliato voto per il bis della tedesca. Ma torna a ricordare che la relazione è lo specchio di «molteplici scambi» politici e si basa su «una varietà di fonti» e sulla collaborazione di tutti i Ventisette. Inclusa l'Italia con cui «c'è sempre stato un dialogo aperto» . Le squadre dei commissari europei Vera Jourova e Didier Reynders, come aveva spiegato anche il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto nel giorno della pubblicazione del report, hanno lavorato a stretto contatto con i Paesi membri nel corso di tutto l'anno: per redigere il testo sono servite 640 riunioni con autorità nazionali, organismi indipendenti, parti interessate e società civile. Colloqui che in Italia si sono concentrati soprattutto nella settimana tra il 12 e il 16 febbraio. In quei giorni - si legge in un allegato al documento - Bruxelles ha avuto interlocuzioni anche con Romania, Svezia ed Estonia. Raccolte le informazioni, l'esecutivo Ue ha dato ancora una volta a tutti «l'opportunità di offrire aggiornamenti fattuali» per eventuali evoluzioni, passaggio finale di una «metodologia standard» per arrivare all'adozione del testo, punta di diamante delle priorità del primo mandato di von der Leyen. Nelle 46 pagine dedicate all'Italia, viene evidenziato da alcuni funzionari Ue, non si celavano dunque "sorprese" nei contenuti delle raccomandazioni su riforme, libertà dei media, Rai e giustizia. Anche per questo non si attende una risposta con particolari rilievi da parte della presidente tedesca. In Italia però le letture di maggioranza e opposizione del documento Ue e della reazioni di Meloni sono diametralmente opposte. E il dibattito interno non accenna a placarsi, focalizzandosi - complici le nomine in arrivo - sul dossier Rai. Gli affondi di Pd e M5S arrivati dopo la pubblicazione del report europeo, nel giudizio compatto della delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo, sono un altro esempio del «costante e disperato tentativo della sinistra di strumentalizzare qualsiasi cosa» . E la lettera di Meloni non rappresenta una critica all'Europa, ma un atto «necessario» e «opportuno» nei confronti della sinistra per «ricordare a chiare lettere» anche a Bruxelles, ha evidenziato il capodelegazione Carlo Fidanza, «la perdurante lottizzazione" della radiotelevisione pubblica con un attuale sistema di governance che - aveva ricordato la stessa Meloni nella sua missiva - non è mai stato sostenuto da FdI. «Non mi pare che la Rai sia un luogo dove c'è una dittatura culturale» , ha sottolineato anche il vicepremier Tajani impegnato a chiedere di non strumentalizzare «politicamente ogni volta la posizione della Rai" e ad assicurare che «non ci sono rischi per lo stato di diritto» e per «la libertà di stampa in Italia» . L'opposizione però resta sulle barricate. «Le chiacchiere stanno a zero» , ha tuonato la senatrice del M5s e presidente della commissione di vigilanza Rai, Barbara Floridia, chiedendo a Meloni di «sedersi al tavolo" dopo la pausa estiva e ragionare «seriamente» per una riforma che sostituisca la legge Renzi del 2015. «La Rai ormai non è più un servizio pubblico ma è un megafono della propaganda meloniana» , ha incalzato l'eurodeputato del Pd Sandro Ruotolo, bocciando nettamente la lettera di Meloni a von der Leyen: «la premier si sente assediata».
Maduro rieletto in Venezuela. Ma l'opposizione denuncia brogli
La comunità internazionale non ci sta. La proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro per il terzo mandato presidenziale in Venezuela contro il candidato dell'opposizione Edmundo Gonzalez Urrutia - 51,2% contro il 44,02% con l'80% delle schede scrutinate - puzza di brogli e stavolta l'intenzione è di vederci chiaro. Il risultato - formato nell'oscurità di scrutini segreti, con un ritardo di ore, tra accuse farneticanti del governo di Caracas di nuove trame di «potenze straniere e di sicari politici di ultradestra specializzati nella destabilizzazione dei governi della regione» - convince solo i Paesi alleati del socialismo bolivariano: Nicaragua, Cuba, Iran, Russia, Cina e Honduras, che si sono precipitati a congratularsi col presidente (al governo dal 2013) per il suo nuovo mandato, fino al 2030. Nella sua prima conferenza stampa, Maduro ha sparato a zero denunciando un tentativo di colpo di stato da parte di chi lo voleva «mitragliare in piazza ma li abbiamo arrestati». Dall'altra parte, di fronte alle proteste della leader anti-chavista Maria Corina Machado - messa sotto inchiesta per frode elettorale - e dell'ex ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia, portabandiera della Piattaforma unitaria democratica, che affermano di aver vinto «col 70% secondo sondaggi e studi in loro possesso», è arrivata forte dal mondo occidentale la richiesta di un riconteggio indipendente. Washington è stata tra i primi ad esprimere "dubbi" sul risultato emerso dalle urne. Lo ha fatto per bocca del segretario di Stato Antony Blinken in una dichiarazione proprio mentre Maduro festeggiava la sua riconferma tra spettacoli di droni (regalati da Pechino), fuochi artificiali e note di salsa, al grido di «i fascisti non passeranno» e i ringraziamenti al suo mentore, il comandante eterno Hugo Chavez (di cui il 28 luglio ricorrevano i 70 anni dalla nascita). Qualche ora prima - mentre i risultati tardavano ad arrivare e si facevano sempre più insistenti le voci di brogli - la vicepresidente Usa Kamala Harris aveva richiamato al «rispetto della volontà dei venezuelani». I governi di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Uruguay, Perù e Repubblica Dominicana, in un comunicato congiunto, hanno chiesto il «riconteggio dei voti alla presenza di osservatori elettorali indipendenti», sollecitando una «riunione urgente del Consiglio permanente dell'Organizzazione degli Stati americani per emettere una risoluzione di salvaguardia della volontà popolare». Più caute sono invece apparse le due superpotenze economiche della regione, il Brasile di Lula e il Messico di Lopez Obrador, in attesa delle conclusioni degli osservatori internazionali. Caracas intanto appare sospesa e silenziosa e mentre Maduro incoronato ufficialmente si proclama «perseguitato» dagli schermi delle tv pubbliche, Maria Corina Machado promette: «Lotterò affinché prevalga la verità».
Biden chiede la riforma della Corte Suprema: "Dai giudici opinioni estremiste"
Il presidente Joe Biden ha puntato il dito contro le «opinioni estreme» della Corte Suprema, annunciando un'ambiziosa proposta di riforma del massimo tribunale Usa, in occasione della sua visita alla LBJ Library di Austin, in Texas, per celebrare i 60 anni del Civil Rights Act. «Ho un grande rispetto per le nostre istituzioni, la separazione dei poteri sancita dalla nostra Costituzione», ha detto Biden. «Quello che sta accadendo ora non è coerente con quella dottrina della separazione dei poteri. L'estremismo sta minando la fiducia del pubblico nelle decisioni della Corte», ha aggiunto. Il progetto di riforma di Biden prevede un limite temporale di 18 anni per il mandato dei giudici (ora a vita), l'introduzione di un codice etico e un emendamento costituzionale che elimini la sentenza della Corte riguardante l'immunità per gli ex presidenti. Una decisione che sta contribuendo a smontare i procedimenti giudiziari nei quali è coinvolto Donald Trump. La riforma della Corte Suprema era caldeggiata da tempo dall'ala progressista dei Democratici, dopo la decisione del 2022 che ha cancellato il diritto di aborto a livello federale. La proposta di Biden non ha nessuna possibilità concreta di realizzazione nell'attuale Congresso. Lo speaker della Camera, Mike Johnson, l'ha definita «già morta».
Sequestro autovelox illegali: rischio di annullamento delle multe
Autovelox attivi ma non a norma. E scatta il sequestro, con il rischio reale di annullamento delle multe e restituzione delle somme. E' partita da Cosenza a distanza di un anno dall'emissione di un analogo provvedimento che poi però non ha avuto seguito, la disattivazione, da parte della Polstrada, delle strumentazioni di controllo della velocità ritenute illegali. Il rappresentante legale della società appaltatrice e che fornisce i dispositivi alle amministrazioni comunali è stato denunciato in stato di libertà per frode nella pubblica fornitura. L'effetto disattivazione dei dispositivi non ha risparmiato apparecchiature presenti in vari comuni e città dal nord al sud: Venezia, Vicenza, Modena, Reggio Emilia, Pomarico, Cerignola, Pianezza, Piadena, Formigine, Arcola, Carlentini, San Martino in Pensiliis. E non sono mancati gli echi politici. «La Lega, in primis il ministro Matteo Salvini - è scritto in una nota del partito del vicepremier e titolare delle Infrastrutture e dei trasporti - è al lavoro per mettere ordine in una situazione di caos. La salvaguardia degli utenti della strada e dei pedoni è una priorità, ma senza tartassare i cittadini con migliaia di autovelox illegali che non aumentano la sicurezza ma solo le multe». Il provvedimento che riguarda lo scollegamento dei misuratori di velocità attivi per conto dei comuni su diverse strade della provincia calabrese ma anche in altre zone d'Italia, è stato disposto dal gip della città calabrese nell'ambito di un'attività d'indagine delegata dalla Procura cosentina. Una notizia esplosa in periodo di pieno esodo estivo e con la prospettiva di corse verso le località litoranee, soprattutto calabresi, dove insistono molti di questi congegni che sono visti come l'incubo da legioni di automobilisti. Le attenzioni degli agenti della squadra di polizia giudiziaria della Stradale si sono concentrati sulle risultanze degli accertamenti relativi alla «non legittimità del sistema di rilevamento delle violazioni della velocità effettuate con la strumentazione denominata T-exspeed v 2.0 con postazioni fisse per il rilevamento della velocità sia media che puntuale, dislocate lungo diverse arterie che attraversano il territorio provinciale. In particolare, in Calabria sono state interessate la strada statale 107 Silana Crotonese che da Paola, attraversa la città di Cosenza incrociandosi con l'A2 autostrada del Mediterraneo e termina a Crotone; la strada provinciale 234 e la statale 106 che collega tutta la costa ionica da Reggio Calabria a Taranto attraversando una miriade di comuni. Gli accertamenti hanno consentito di verificare nello specifico «non solo la mancata omologazione ma anche l'assenza del prototipo del sistema di rilevamento, elementi indispensabili per accertare la legittimità delle violazioni rilevate da tali sistemi, di proprietà di società private che vengono date in noleggio a enti locali, con il rischio concreto di un danno erariale nel caso di ricorso da parte di utenti a cui spesso i giudici cui si rivolgono riconoscono oltre all'annullamento del verbale anche il risarcimento delle spese». «Il prototipo depositato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - ha chiarito Giancarlo Baiano dirigente della Polstrada di Cosenza - è risultato differente dalla versione modificata che la società ha fornito, in un secondo momento, ai Comuni. Il provvedimento - ha aggiunto - è stato per questo notificato alla società che fornisce questa tipologia di servizi con questo apparato e ovviamente anche ai comuni che hanno contratto d'uso con società". Infine, anche il Codacons è intervenuto chiarendo che «le multe elevate da apparecchi autovelox non a norma possono essere contestate purché la sanzione non sia stata già pagata dagli automobilisti».
Fiducia sul dl infrastrutture. Sul Ponte si va avanti per fasi
Fin dal titolo il decreto spazia dalle disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, a quelle per il processo penale e in materia di sport. Dopo la questione di fiducia posta dal governo e votata alla Camera con 162 sì e 85 no, domani il cosiddetto dl infrastrutture arriverà al voto finale dell'aula di Montecitorio in prima lettura. Poi l'esame al Senato, con il turbo vista la scadenza imminente e la pausa estiva: entro il 28 agosto il decreto va convertito in legge. I 13 articoli del partono dalle concessioni autostradali, con norme per sbloccare l'aggiornamento dei piani economico-finanziari, e dal Ponte dello Stretto di Messina. Cambiano soprattutto le modalità per l'approvazione del progetto esecutivo del Ponte che non dovrà più essere presentato per intero entro fine mese ma sarà approvato "per fasi costruttive", a pezzi. Ci sono modifiche anche sulle variazioni dei prezzi e sugli indennizzi per gli espropri. Misure del decreto riguardano anche i commissari straordinari per le emergenze che vedono un piano di razionalizzazione e la nascita di un Osservatorio con uno stanziamento di 250.000 euro nel 2024 e 500.000 annui dal 2025. E il dl arriva fino al processo penale, con una revisione di tempi e modalità per le richieste di trattazione orale del ricorso e allo sport, con lo slittamento dell'abolizione del vincolo sportivo degli atleti dal primo luglio 2024 al primo luglio 2025. Il decreto prevede poi una serie di micro-interventi come i 750mila euro, per il 2024, alla Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari o i 500mila euro a favore della Fondazione Teatri di Piacenza e 7 milioni per la realizzazione del polo di alta formazione coreutica della fondazione 'Accademia d'arti e mestieri dello spettacolo Teatro alla Scala' di Milano. E ancora: 70 milioni in tre anni dal 2025 al Polo Universitario di Ingegneria presso il Parco scientifico tecnologico di Genova Erzelli o 150 milioni per la messa in sicurezza e l'ammodernamento del sistema idrico del Peschiera. Non è entrata in questo provvedimento invece, come era stato ipotizzato in un primo tempo, la misura 'salva-Milano' sulle autorizzazioni edilizie uscita dal decreto casa e che potrebbe entrare invece in un provvedimento ad hoc. È duro il giudizio del Wwf sulle norme per il Ponte. Il voto di fiducia "può mettere a tacere il confronto in Parlamento, ma non risolve le problematiche progettuali e procedurali", afferma l'organizzazione che domanda: come si procedere per stralci nella cantierizzazione del Ponte in assenza di un progetto esecutivo e della certezza della fattibilità dell'opera?. La sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, Matilde Siracusano, difende le misure come "indispensabili per rispettare il cronoprogramma e per garantire indennità aggiuntive a chi sarà costretto a lasciare la propria abitazione". L'opposizione intanto protesta accusando il governo di aver posto l'"ennesima fiducia" (Azione) e il provvedimento di essere "un marchettificio" (Pd) con "zero euro per l'emergenza siccità" (Avs).
La consigliera Csm vicinissima a Ignazio La Russa, Rosanna Natoli, è indagata dalla Procura di Roma
È indagata dalla Procura di Roma Rosanna Natoli, la consigliera laica del Csm, ex componente della sezione disciplinare del Csm eletta in quota FdI e vicinissima al presidente del Senato Ignazio La Russa. Il fascicolo è stato aperto dopo una registrazione di un suo incontro con la magistrata Maria Fascetto Sivillo che quando era in servizio a Catania era stata condannata in primo grado dal Tribunale di Messina, per parlare del suo procedimento disciplinare in corso. Secondo quanto apprende l'ANSA, la Procura di Roma ha emesso un invito a presentarsi, in qualità di indagata per rivelazione di segreti d'ufficio e abuso d'ufficio, reato quest'ultimo che radicherebbe la competenza nella Capitale. Al centro del procedimento un suo colloquio privato con Maria Fascetto Sivillo, su cui pende un procedimento disciplinare per la condanna a tre anni e sei mesi inflitta dal tribunale di Messina per aver preteso la cancellazione di una cartella esattoriale da parte dell'agenzia delle riscossioni siciliana. Secondo la Procura di Roma, la consigliera Natoli, in qualità di componente della sezione disciplinare del Csm e giudice relatore del procedimento in corso nei confronti della Fascetta Sivillo le avrebbe rivelato notizie d'ufficio che sarebbero dovute rimanere segrete e "segnatamente quelle sullo svolgimento della Camera di consiglio dopo la sua audizione". Inoltre la consigliera, contesta la Procura di Roma, "partecipava allo svolgimento del procedimento disciplinare e alla decisione, intenzionalmente procurando un ingiusto vantaggio alla Fascetto Sivillo" alla quale avrebbe "rivelato, nel corso di un colloquio del 3 novembre del 2023, l'orientamento espresso dai componenti della Commissione" e avrebbe "compiuto atti diretti e in modo non equivoco a procurarle un ingiusto vantaggio patrimoniale nell'udienza del luglio 2024 non riuscendo nell'intento per cause indipendenti dalla sua volontà". E quest'ultimo riferimento è alla sospensione dell'udienza dopo la produzione in udienza, da parte della magistrata e del suo legale l'avvocato Carlo Taormina, della trascrizione del colloquio che aveva avuto con la consigliera Natoli, nello studio legale dell'avvocata a Paternò, nel Catanese. Colloquio privato che era stato però registrato e conservato in una chiavetta alla Commissione disciplinare, assieme alla sua trascrizione. Tutto il materiale consegnato è stato 'congelato' dal Csm che lo ha consegnato alla Procura di Roma. In seguito alla rivelazione del colloquio la consigliera Natoli si è dimessa dalla commissione disciplinare, ma non dall'incarico, come chiesto dai partiti dell'opposizione. Adesso la notizia che è indagata dalla Procura di Roma.