Uno straniero a Parigi

Giochi di Parigi 2024, si chiude la straordinaria ecografia della nostra società

di Riccardo Romani   12 agosto 2024

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È stata un'Olimpiade straboccante di contraddizioni, gesti di nobiltà, scandali, medaglie importanti ed esplosioni di odio. Ora il testimone passa a Los Angeles. Con l'augurio che lo stato di salute del nostro mondo migliori almeno un po'

I Giochi Olimpici di Parigi sono stati un vero disastro. È l’unica conclusione alla quale si arriva se si fa parte delle migliaia di persone cacciate senza cerimonie dal quartiere di Saint-Denis per fare posto ai Giochi e al quartiere fighetto che verrà. Oppure se hai nuotato nella Senna immaginando di non uscirne vivo. Se hai visto la tua attività commerciale andare in rosso per mancanza di clienti. E ancora, se sei vittima dell’ansia causata dal numero esorbitante soldati con in mano un fucile, che più che a un’Olimpiade pareva di stare nel Donbass.

 

I Giochi Olimpici sono stati un successo strepitoso. Vogliamo parlare degli stadi da tutto esaurito, dal tennistavolo al pentathlon? Dei milioni di tifosi che si sono spostati in lungo e largo per Parigi senza creare un disagio o un’emergenza? Che dire dei 250.000 posti di lavoro creati nei quattro anni che hanno preceduto i Giochi? Dei costi contenuti e del fatto che la Francia non ha neppure un Governo e non se n’è accorto nessuno?

 

 

Lunedì 12 agosto, i giorni di gloria sono finiti. Ieri sera, al termine di una cerimonia di chiusura sobria e ordinaria – finché non è iniziata la parte americana - il Presidente del comitato organizzatore, l’ex canoista Tony Estanguet, ha detto di non essersi mai sentito così orgoglioso di essere francese. Comprensibile, la Francia ha messo in campo compattezza e gioco di squadra, nonostante viva uno dei momenti con più divisioni della sua storia recente. E questa è una vittoria. Mettersi però adesso a decidere sei siano stati Giochi ben riusciti oppure una delusione, è uno sport che non porta a niente.

 

La sensazione che resta mentre le luci si abbassano, è che queste tre settimane abbiano contenuto emozioni ed eventi che basterebbero per riempiere una vita intera. Rimettere in ordine ricordi e suggestioni non è facile. Una cosa accaduta il 28 di luglio, sembra appartenere a un’altra era geologica.

 

Ci sono le imprese sportive, certo. La magia del salto di Armand Duplantis. I primi ori di sempre di Paesi come Dominica o Botswana. La consacrazione di un nuotatore sensazionale come Léon Marchant. La prima medaglia di un atleta “rifugiato”. La conferma di una leggenda come Simone Biles. E potremmo andare avanti parecchio.

 

Ma questi sono anche i Giochi di Manizha Talash la breakdancer afgana che aveva iniziato la sua performance ai Giochi esibendo davanti alle telecamere un cartello con scritto: "Liberate le donne afghane". Ha ricevuto un’ovazione. Poi l’hanno squalificata perché il CIO vieta gli slogan di carattere politico. Come se accendere un faro su una delle più struggenti tragedie dei nostri tempi fosse da considerare alla stregua di una tribuna elettorale sul salario minimo.

 

Ma questa è l’Olimpiade, un formidabile spettacolo della nostra umanità, straboccante di contraddizioni, gesti di nobiltà commoventi, scandali, intrighi internazionali, truffatori ma anche di storie d’amore che esplodono (stabilito a Parigi il record delle proposte di matrimonio tra atleti, per la cronaca).

 

Il criterio migliore per giudicare un’Olimpiade consiste forse nell’immaginarla una specie di ecografia alla quale deve sottoporsi la nostra società ogni quattro anni. Permette di cogliere i miglioramenti e di individuare eventuali criticità.

 

Quando Pierre De Coubertin scrisse la carta olimpica nel 1894 – ad esempio - disse che la partecipazione delle donne sarebbe stata antiestetica, impraticabile e non interessante. Qui a Parigi si è raggiunta per la prima volta – per statuto - la parità assoluta nella partecipazione tra i due sessi. L’Olimpiade come misuratore di progresso.

 

Oppure anche come motore di cambiamento. Ai Giochi Olimpici si deve un ruolo decisivo – attraverso boicottaggi e un infaticabile lavoro diplomatico – per l’abbattimento dell’apartheid in Sudafrica. Insomma i Giochi non saranno perfetti, non rappresentano certo la prova che un mondo migliore può esistere - come ha detto ieri sera il Presidente del CIO Thomas Bach - ma per fortuna esistono.

 

Per noi italiani i Giochi saranno ricordati per un record di medaglie, alcune entusiasmati come quelle delle ragazze del volley di ieri, ma anche per le lacrime del nostro atleta più rappresentativo, Gimbo Tamberi. Sono per noi anche i primi Giochi di sempre in cui un risultato sportivo viene determinato da una campagna di odiatori. Angela Carini che si rifiuta di combattere con la sua avversaria algerina perché sui social dicono che è un uomo è il momento in cui l’ecografia di cui parlavamo prima, rileva una malattia preoccupante e in rapida espansione.

 

 

Poi diranno anche che il movimento sportivo italiano è in gran forma e dunque vale la pena dire che almeno il 65% delle medaglie azzurre arriva da sport in cui spesso gli atleti hanno bisogno di un lavoro o devono pagarsi la benzina per allenarsi, campioni straordinari nelle loro discipline, di cui presto dimenticheremo fatiche e identità. Due degli sport più ricchi come calcio e basket, neppure si sono qualificati. Altro che movimento.

 

E ora appuntamento fra quattro anni a Los Angeles, auspicando che lo stato di salute del nostro mondo – a cominciare dalle guerre per finire sui diritti delle donne afghane – sia migliorato. Il passaggio di testimone virtuale tra Parigi e Los Angeles è avvenuto ieri sera con Tom Cruise che dopo essere partito come un razzo a bordo di una moto dallo Stade-de-France, si è lanciato da un aereo per portare il vessillo a cinque cerchi fino in California. Speriamo che arrivare nel 2028 dentro a un clima meno bellicoso di quello attuale, non sia una Mission Impossible.