Overtourism

Capitali sotto assedio: così la pressione dei turisti stravolge le città

di Leonardo Pini   14 agosto 2024

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Fontana di Trevi a Roma

Prezzi alle stelle nel mercato degli affitti brevi, residenti via dal caro canone e commercio tradizionale in crisi nera. Da Nord a Sud, passando per Firenze e Roma, gli amministratori invocano una legge nazionale

Sul lungarno Guicciardini di Firenze una scritta rossa campeggia sulle mura di contenimento del fiume. «Tourist go home» è il messaggio. Il turismo si è trasformato in overtourism, scavando, o forse raschiando, a fondo nelle città. I centri storici si sono svuotati, anche a causa del mercato degli affitti brevi. Roma, Firenze, Venezia e Napoli. Capitali del turismo diverse, ma con un grande problema in comune, vista l’assenza di una legge nazionale: riuscire a regolare le locazioni turistiche brevi, sperando che le città italiane smettano di essere grandi dormitori a uso e consumo dei visitatori.

 

Anche perchè il petrolio d’Italia macchia, e più del previsto. Il mercato degli affitti a lungo termine si restringe sempre di più, la qualità della vita di chi è rimasto ad abitare i centri storici è peggiore. I servizi vengono ridotti all’osso per aprire attività fatte su misura per chi arriva e si moltiplicano le storie di chi è uscito scottato dall’incontro diretto con il turismo incontrollato.

 

Storie come quella di Antonio Del Castello, insegnante napoletano che dopo anni in affitto nel quartiere San Giuseppe, a gennaio uscirà di casa perché il proprietario ha raddoppiato il canone: 1.500 euro al mese per 70 mq. O come il paradosso di Pina Loffredo, anche lei di Napoli, che lava asciugamani e lenzuola per alcuni appartamenti sponsorizzati su Airbnb e che verrà sfrattata perché il proprietario dell’appartamento in cui vive ha deciso di passare alle locazioni brevi. Nenad Stokic, invece, portiere di alcuni condomini nel centro di Firenze da 18 anni, racconta come dal 2006 ad oggi più del 50% dei residenti sia scappato, rimpiazzato da orde di visitatori.  A Venezia, F. e M., segretaria amministrativa e professore di origini calabresi, hanno lasciato dopo dieci anni la laguna per Livorno. Una volta scaduta la loro locazione, sono stati scoraggiati da un mese di inutile ricerca a prezzi troppo alti.

 

A Roma, «le strutture extralberghiere autorizzate sono 29.905, il 96.5% delle unità ricettive totali della città», fa sapere l’assessore al Turismo, Alessandro Onorato. Questo monitoraggio lo tiene anche Inside AirBnb, sito internet che mappa gli annunci online sulla piattaforma californiana quartiere per quartiere. A questi dati vanno aggiunti anche quelli di Booking, Expedia e di tutte le altre piattaforme. Secondo Inside Airbnb, dei 32.243 annunci di Roma, numeri più alti rispetto a quelli del Comune che tiene conto solo di quelli autorizzati, poco più di 16 mila si trovano all’interno del centro storico. Firenze, secondo gli stessi dati, conta 12.246 appartamenti disponibili, quasi 8 mila in centro, e solo 159 di questi affittano solo a medio termine. Venezia – che conta più di 8 mila affitti brevi – e Napoli – che in 9 anni, stando alle elaborazioni del collettivo Rete Set – Campagna Resta Abitante ha visto un aumento delle locazioni brevi del 700% – cercano di combattere il fenomeno.

 

La spiaggia Lama Monachile a Polignano a Mare

 

 

Nell’ultimo decennio, le città si sono gettate tra le braccia della turistificazione non tutelando abbastanza il benessere dei residenti. Gli affitti brevi hanno esasperato una tendenza consolidata negli anni e che oggi è sempre più cruciale risolvere. «Dobbiamo tornare a pensare la città come luogo dell’abitare – spiega Filippo Celata, docente di Geografia urbana alla Sapienza di Roma – e non come un produttore di ricchezza. In Italia siamo bravissimi a conservare il nostro patrimonio artistico, ma non lo siamo altrettanto nel preservare la funzione dei nostri luoghi».

 

A Roma, nel 2025, inizierà il Giubileo, per cui «sono attesi almeno 35 milioni di turisti solo per l’evento giubilare – sottolinea Onorato – che aiuterà a migliorare i numeri incredibili di Roma: nel 2024 batteremo il record di 50 milioni di presenze del 2023». Ma i problemi esistono già: «Roma non ha più un mercato degli affitti a lungo termine. Tutto ruota attorno ad affitti brevi e affitti medi, tipologie di contratti precluse ai residenti». Secondo una stima dell’Osservatorio Casa Roma, gestito dall’architetto Enrico Puccini, il numero di immobili in affitto nella Capitale è di 188 mila. Ai quali vanno aggiunti i 32 mila destinati agli affitti brevi.

 

La necessità di una legge nazionale viene sottolineata dall’assessore Onorato: «Non siamo nelle condizioni di poter limitare il fenomeno. È il governo – spiega – che deve dare ai Comuni gli strumenti giusti per limitare le nuove aperture.  Negli ultimi anni, nel centro, i residenti sono calati del 38% circa. Vogliamo tutelare la residenzialità dei cittadini e l’anima del centro storico, custode di una tradizione che tutto il mondo conosce e ci invidia. Peculiarità che perderemo se diventasse una specie di Disneyland: senza abitanti e artigiani, con negozi tutti uguali e solo turisti nei palazzi».

 

Iniziative e proteste a Napoli e Venezia. I ragazzi di Rete Set hanno messo in piedi la campagna Resta Abitante, a tutela dei cittadini, ormai da diversi anni. Qualche giorno fa è arrivata l’ennesima richiesta al Comune: «Abbiamo sollecitato all’amministrazione lo stop immediato all’apertura di nuovi B&B, la giusta proporzione tra posti letto turistici e numero di abitanti, la conversione a scopi abitativi degli immobili del Comune abbandonati e l’ingresso delle locazioni brevi nel circuito turistico-ricettivo», spiega dal collettivo Maria Reitano. Gli uffici comunali, sentiti da L’Espresso, rimandano però «la questione dei fitti brevi a una norma nazionale che tutti i grandi Comuni hanno chiesto».

 

Venezia, invece, gli strumenti per intervenire e limitare le locazioni brevi li ha da un paio d’anni, grazie a un emendamento entrato nel Decreto Aiuti, ma non sono mai stati applicati. La lista civica Terra e Acqua ha proposto una moratoria, che verrà discussa in autunno: «Auspichiamo si arrivi a una norma nazionale uniforme, ma nel breve tempo la moratoria per bloccare da subito gli affitti brevi è l’unica soluzione. Venezia sta perdendo un’intera generazione che una volta finiti gli studi o il contratto di locazione è costretta a trovare una sistemazione fuori dalla città», racconta Marco Gasparinetti, portavoce della lista.

 

 

turisti in coda alla stazione degli autobus di Marina Grande a Capri

 

 

C’è poi il capitolo Firenze, un caso che ha fatto scuola. L’ex sindaco Dario Nardella aveva provato a intervenire bloccando gli affitti brevi, ma la norma non è mai entrata all’interno del Piano operativo comunale, ma solo nel regolamento urbanistico. Questo ha reso improcedibili anche i ricorsi fatti al Tribunale amministrativo regionale da vari soggetti.

 

La decisione del Tar è arrivata poche settimane dopo l’insediamento della nuova sindaca dem Sara Funaro, che con la ministra del Turismo Daniela Santanchè, contraria alla svolta fiorentina, si è incontrata a Roma: «Siamo partite da punti di vista diversi, non c’è stata né un’apertura né una chiusura sul tema di una proposta normativa nazionale. Le ho fatto presente le problematiche della città: l’aumento delle locazioni brevi impatta sul prezzo degli affitti, che penalizza non solo le situazioni di fragilità ma anche la classe media. E a cambiare è anche il volto di Firenze: chiudono i negozi di prossimità in favore di attività per i turisti», racconta la prima cittadina a L’Espresso.

 

Il 30 luglio la norma Nardella è stata ripresentata in consiglio comunale: «La delibera propone lo stesso schema. Ribadiamo lo stop degli affitti brevi in Area Unesco, inserendo e vietando in quella zona la sottocategoria “residenza temporanea”», spiega Funaro. Se la norma dovesse passare il nuovo esame del Tar ci sarebbe già chi seguirebbe, come conferma l’assessore Onorato da Roma: «Aspettiamo l’esito dei ricorsi. Se la norma sarà realmente efficace, saremo pronti ad adottarla». Un tentativo, quello di Funaro, di restituire il centro città ai residenti che non può, però, prescindere da un intervento più strutturale: «Politiche abitative, social housing, grandi opere: restituire i servizi ai cittadini valorizzando gli esercizi storici, questi sono gli obiettivi», conclude la sindaca.

 

Interpellato da L’Espresso, Airbnb ha dichiarato di essere «favorevole a norme volte a proteggere il centro storico di città come Firenze o Venezia. Auspichiamo però che le regole siano basate sui dati e vengano riviste periodicamente sulla base della loro evoluzione, non siano diverse da città a città e che venga prevista una forma di tutela per i piccoli proprietari. Riconosciamo le sfide che i centri storici delle città d’arte affrontano e abbiamo espresso la nostra disponibilità a collaborare a norme efficaci».

 

Mentre i sindaci si barcamenano cercando di porre rimedio e anche Airbnb ammette criticità, il governo tace e nel «decreto Salva Casa diminuisce le superfici e le altezze delle unità abitabili. Il contrario di ciò che andrebbe fatto», dicono in coro i segretari del sindacato degli inquilini, Sunia Cgil, di Firenze e Roma, Fabio Seggiani ed Emiliano Guarnieri. In attesa che a livello nazionale qualcosa si muova, a fare i conti con le macerie rimangono solo i cittadini.