Uno straniero a Parigi

Olimpiadi 2024, l'altra faccia delle medaglie: iniziano i bilanci e i conti non tornano

di Riccardo Romani   4 agosto 2024

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A fronte dei costi spudorati, gli incassi della vigilia sono stati disattesi. Gli affari in calo. La città blindata. E dalle periferie monta la protesta «Per noi solo spiccioli: con gli stessi soldi spesi per la piscina si faceva una riforma della scuola»

Zora Cheikh ci aveva creduto. Quando le dissero che avrebbero portato l’Olimpiade nel giardino di casa si fece prendere dall’euforia. “Avevo letto le cifre che il governo avrebbe investito nel quartiere, ho sperato che qualcosa finalmente cambiasse”.

 

Il quartiere di Zora è Saint-Ouen, nord-est di Parigi, appena sotto Saint-Denis, le banlieus problematiche, quelle zeppe d’immigrati che non parlano in francese, le aree dello spaccio, delle cellule del terrorismo. Però mica solo quello. Ci vive anche Zora, insegnante, madre di due figli, una che si alza alle 5 ogni mattina sapendo che arrivare a fine mese comporterà gli stessi sacrifici richiesti per vincere un oro olimpico.

 

A Saint-Ouen per prima cosa è arrivata la piscina. Costo 180 milioni di euro. Poi hanno costruito il Villaggio Olimpico, costo sconosciuto. Dopo i Giochi si trasformerà in 2.500 case nuove, un ostello per studenti, un hotel, un parco panoramico, giardini e uffici e servizi ai cittadini. Come fai a non crederci?

 

I Giochi di Parigi scollinano verso il gran finale fra sette giorni e la disciplina dei bilanci si prende la scena. È un po’ come risvegliarsi piano dopo una solenne sbronza, ricordarsi vagamente Lady Gaga che canta in francese, ma ti sembra un evento di un’altra era geologica. L’Olimpiade viaggia a ritmi vertiginosi, un po’ come gli amori estivi che si annunciano con giuramenti indissolubili ma sono spazzati via dalla prima burrasca d’agosto. E allora si calcolano i danni.

 

Secondo il Wall Street Journal l’85% dei francesi ritiene i Giochi un’ottima cosa per il Paese e la pioggia di medaglie transalpine un toccasana per la nazione. Non è chiaro però quanti parigini abbiamo partecipato al sondaggio, perché commercianti e ristoratori hanno visto un calo negli affari del 30% rispetto al 2023.

 

Ci sono poi le stime del colosso Airbnb. C’erano aspettative enormi, solo nell’ultimo anno gli appartamenti messi a disposizione dai parigini sono cresciuti del 38%. Ma pare che una casa che sei mesi costava 400 euro al giorno, il 20 luglio andava via a meno di un terzo.

 

L’unico tutto esaurito si è registrato nel campeggio dentro al Bois de Boulogne, 2000 posti per tende a caravan, 75 euro a notte. L’80% sono stranieri. Perché seguire un’Olimpiade è tutto fuorché economico e la maggioranza di turisti in città non entra certo ai magazzini Lafayette a fare shopping. Prendete i biglietti: una finale del nuoto costa anche 2000 euro. Tennistavolo? Non meno di 200.

 

Se Parigi è bellissima in questi giorni e tutto fila liscio, è anche perché è mezza vuota.

 

Quella del gigantismo è la malattia dei Giochi moderni costretti a creare una struttura organizzativa mostruosa. Trovare città disponibili e adeguate è un problema. Parigi ha speso 10 miliardi. Ufficialmente. E qua sapevano che avrebbero chiuso in rosso, a prescindere dalle promesse.

 

Gianni Merlo, presidente dell’associazione internazionale dei giornalisti sportivi, 26 olimpiadi sul suo rullino di marcia, offre un’interessante prospettiva: “È cambiato tutto quando la voce “sicurezza” è diventata preponderante su tutte le altre. Ci sono quarantamila militari in giro per la città, molti di paesi stranieri e sono al lavoro da almeno un anno. Il costo esorbitante non lo sapremo mai. I Giochi spaventerebbero chiunque”.

 

Si può fare l’abitudine alle centinaia di soldati armati fino ai denti che usano mitragliette per indicarti il percorso in metro, ma non puoi dire che sia normale. Se succede a casa tua, non è una bella sensazione. E allora te ne vai.

Ma questo è il mondo in cui viviamo, l’unico in cui i Giochi possono esistere.

Alle promesse degli organizzatori in tanti non hanno creduto. Alcune erano spudorate. Tipo la garanzia che sarebbero stati i Giochi più “verdi” di sempre. Bello, sicuro. Un marketing studiato con dovizia segnala centinaia di fontanelle per riempire le borracce di alluminio. Zero plastica così tutti si sentono “sostenibili” (e più poveri con la borraccia a 30 euro) Poi però lo sponsor ufficiale – quello della bevanda gassata – vende 10 milioni di bottigliette di plastica in giro per Parigi. Dicono che però il liquido con le bollicine sarà versato dentro a un bicchiere speciale riutilizzabile. Lo hanno chiamato eco cup, la tazza ecologica. Bello. Restano comunque da smaltire 10 milioni di bottigliette di plastica.

 

Zora Cheikh non ha aspettato l’inizio d’agosto per capire che con i Giochi più che un amore era un calesse. Quando ha capito che alla gente di Saint-Ouen sarebbero arrivati gli spiccioli è scesa in piazza, ha organizzato marce e proteste. “Abbiamo chiuso l’anno scolastico senza insegnanti. I ragazzi non hanno potuto studiare matematica e francese per quasi sei mesi. Con gli stessi soldi spesi per la piscina si faceva una riforma dell’educazione per le periferie”.

Ma la riforma della scuola non è roba che va in mondo visione.