Attualità
5 settembre, 2025Nei prossimi mesi, farà quel passo che i semidei mortali compiono quando si iscrivono alla memoria collettiva globale, quando le sue scarpette saranno appese a qualche chiodo per le strade di Rosario, dove è iniziata la storia di quel ragazzino troppo basso per giocare a calcio
Due carezze, una nel primo e una nel secondo tempo: è il modo in cui Lionel Andrés Messi Cuccitini ha deciso di salutare nel modo più elegante possibile l’Argentina. Lo ha fatto durante la sfida di qualificazione al Mondiale contro il Venezuela, per la cronaca finita 3-0 per l’Albiceleste. Pochi però hanno pensato a punti e classifica, molti tifosi della Selección invece si sono chiesti se Leo ci sarà negli Stati Uniti in estate, per il suo ultimo mondiale. Lui, non sembra pensarci, per ora. Per questo la sua ultima apparizione ufficiale a casa sua si è trasformata in una sorta di passerella, in cui il crack argentino ha avuto ancora una volta la possibilità di sfoggiare la sua innata eleganza. Quasi come fosse un omaggio all’addio di poche ore prima a Giorgio Armani, con cui Messi intrecciò la sua vita a partire dal 2015, quando scelse uno dei suoi abiti per andare a ritirare il Pallone d’oro, il quinto della sua carriera. E lo scelse nuovamente due anni più tardi, nel 2017, in un altro dei giorni più importanti della sua vita: quello del matrimonio con la sua Antonella.
Eleganza, appunto. Quella che la differenzia da tutti gli altri, quella che fa di lui un eroe diverso, quella che lo rende un’icona inconsueta per l’Argentina. Nei prossimi mesi “la pulce” farà quel passo che i semidei mortali compiono quando si iscrivono alla memoria collettiva globale. Quando le sue sacre scarpette saranno appese a qualche chiodo di platino per le strade di Rosario, dove è iniziata la storia di quel ragazzino troppo basso per giocare a calcio, Leo, che è già nel Gotha del calcio mondiale, entrerà nell’Olimpo dei simboli argentini. Al pari di Evita Perón, Che Guevara e, ovviamente, Diego Armando Maradona.
L'eterno confronto tra Messi e Maradona
Per anni, Leo ha dovuto sentire sulle spalle il peso di questa eredità. Spirituale, più che calcistica. Sì perché con una carriera infinitamente più lunga, più vincente e con numeri non paragonabili al Pibe de Oro, sembrava che tutto quello che facesse Messi non bastasse mai per intaccare il trono di Diego. Ogni gol, ogni colpo di classe, ogni coppa alzata: nonostante tutto, nonostante l’amicizia con el genio del fútbol mundial (come lo definì Víctor Hugo Morales nel corso della storica semifinale dell’86 con l’Inghilterra) e nonostante lo stesso Maradona lo definì il suo erede. E questo paragone ingenerosamente ingombrante ha dovuto gravare sulle spalle del nuovo Diez almeno fino al 2022, quando anche l’ultimo alibi dei maradoniani è caduto con la vittoria del Mondiale in Qatar.
A ogni modo, Messi è stato altro rispetto a Maradona. Ognuno ha rappresentato qualcosa di significativo per l’Argentina, rispetto all’epoca in cui hanno vissuto. Se Maradona è stato il ribelle in grado di ingannare l’occhio umano per la rivincita del popolo con la sua Mano de Dios (sempre in quella finale dell’86), nell’era della tecnologia Leo è stato il Re del nuovo mondo, lasciandosi celebrare proprio da quella tecnologia che il suo padre spirituale aveva saputo dribblare: la sua foto con la Coppa del mondo in mano è stata quella che ha ottenuto più like nella storia di Instagram.
Ma non solo. A spiegare molto bene la differenza dell’epica tra i due ci ha pensato Laura Malosetti Costa, che in un'intervista al Clarìn, di qualche anno fa aveva individuato le differenze tra le due icone del calcio argentino. Nata a Montevideo nel 1956, Costa è Dottoressa in Storia dell'Arte presso l'Università di Buenos Aires ed è docente presso la Escuela Interdisciplinaria de Altos Estudios Sociales dell’Universidad Nacional de San Martín, di cui dal 2021 è anche decana della Scuola di Arte e Patrimonio. In uno dei suoi libri, Retratos públicos. Pintura y fotografía en la construcción de imágenes heroicas en América Latina durante el siglo XIX (2022), ha analizzato le differenze tra i due campioni. “Di Messi mi ha sempre colpito quell’atteggiamento di parlare con la nonna, con Maradona, con i morti: è anche l’atteggiamento dell’orante medievale, la prima immagine religiosa del mondo cristiano. È qualcosa che Messi fa naturalmente. E c’è un’altra differenza rispetto a Maradona: un modello diverso di mascolinità. Il paradigma del “pibe” di umili origini come eroe per antonomasia non si vede in Messi, che è un ragazzo colto, di classe media, segnato dai problemi di salute, che ha un atteggiamento di controllo dell’aggressività e non ha bisogno di essere un macho trasgressivo. Messi è un uomo che controlla le sue emozioni, un modello diverso”.
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