La Corte europea dei diritti dell'uomo ha accolto il ricorso dei cittadini campani. Le autorità avrebbero dovuto proteggerli dal traffico di rifiuti della camorra. Una sentenza importante per gli ambientalisti di tutto il mondo

La “via giudiziaria all’ambientalismo” fa un passo avanti importante: la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dato ragione ai cittadini campani che accusavano le autorità italiane di non averli protetti da attività illegali fortemente inquinanti. Il ricorso era stato presentato da 41 persone e cinque associazioni ambientaliste delle province di Caserta e Napoli, il territorio devastato dal traffico di rifiuti gestito dalla camorra diventato tristemente famoso come “Terra dei fuochi”.

 

È una vittoria importante per gli ambientalisti di tutto il mondo: sono ormai anni che gruppi di cittadini si rivolgono all’autorità giudiziaria per ottenere dai loro governanti misure efficaci per il rispetto dell’ambiente. La Cedu aveva già accolto, ad aprile scorso, il ricorso delle Anziane per il clima, duemila cittadine svizzere che accusavano il loro Paese di non aver fatto abbastanza per proteggerle dal riscaldamento globale, particolarmente pericoloso per le persone più avanti con gli anni.

 

Il ricorso italiano si riferisce a fatti molto più specifici: «Riguarda», si legge, «lo scarico, l'interramento e l'incenerimento di rifiuti, spesso effettuati da gruppi criminali organizzati, in alcune zone della Terra dei fuochi, dove vivono circa 2,9 milioni di persone. Nell'area interessata è stato registrato un aumento dei tassi di cancro e dell'inquinamento delle falde acquifere».

 

Richiamandosi agli articoli 2 (diritto alla vita) e 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, i ricorrenti hanno accusato le autorità italiane, che «erano a conoscenza della situazione», di non averli protetti dalle condotte pericolose della criminalità organizzata, e di averli tenuti all’oscuro di quanto accadeva.

 

Cosa succederà dopo questa sentenza? La Cedu nelle sue sentenze non impone comportamenti precisi. Nel caso delle Anziane per il clima, il governo svizzero ha presentato al Consiglio d’Europa un rapporto sulla sentenza, che sarà esaminato all’inizio di marzo dal comitato dei ministri dei 46 Stati membri.

 

L’associazione ha chiesto al Consiglio d’Europa di esortare la Svizzera a rispettare la sentenza. E a prendere provvedimenti più incisivi dei generici «progressi» riconosciuti pochi giorni fa dal segretario generale del Consiglio d'Europa, Alain Berset, in un incontro con il capo del Dipartimento di giustizia e polizia svizzero Beat Jans avvenuto a margine del Forum economico mondiale di Davos.