Attualità
21 ottobre, 2025L'accusa a sei membri dell'equipaggio della Mare Jonio è di "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". Il fondatore di Libera: "Se l'umanità è reato e la disumanità 'ragion di Stato', siamo alla fine dell'etica. Stiamo abdicando a tutti i principi della democrazia"
Comincia oggi, martedì 21 ottobre, a Ragusa, il processo a sei componenti della nave Mare Jonio dell’Ong Mediterranea Saving Humans, accusati di favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina (art. 12 del Testo Unico sull’Immigrazione) per avere soccorso cinque anni fa 27 naufraghi.
I fatti risalgono al settembre 2020, quando i migranti, che da 38 giorni si trovavano a bordo della petroliera danese Maersk Etienne al largo delle isole maltesi, furono assistiti dal team dell’Ong e poi fatti sbarcare a Pozzallo (Ragusa). L’Etienne aveva soccorso i migranti fuggiti dalla Libia il 5 agosto, mentre stavano affondando in acque internazionali. Le autorità maltesi, che avevano coordinato il soccorso, si rifiutarono di assegnare un porto sicuro per lo sbarco. “E il governo danese non mosse un dito per risolvere la situazione”, afferma Mediterranea.
Tre mesi dopo, Mediterranea ricevette una donazione dalla compagnia della nave, Maersk Tankers, che sarebbe bastato alla procura “per accusare gli attivisti di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina aggravato dall'infamante scopo di lucro, scatenando una vera e propria macchina del fango contro di noi", secondo quanto sostiene l’Ong italiana.
"A cinque anni di distanza dagli eventi si apre finalmente il pubblico dibattimento, che sarà per noi occasione per ristabilire la piena verità e legittimità di quanto accaduto e trasformare una assurda accusa contro il soccorso in mare e la solidarietà, in un processo contro chi in mare fa invece morire donne, uomini e bambini in stragi come quella di Cutro o in omissioni di soccorso che provocano sofferenza e morte", aggiunge Mediterranea.
Sostegno dal fondatore di Libera, don Luigi Ciotti: “Salvare vite in mare viene definito un reato: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Quindi l'unico modo per non incorrere nell'accusa sarebbe lasciar morire la gente, voltare la testa dall'altra parte?”
"Non ci sono vantaggi economici per nessuno, ma un salvataggio dell'etica collettiva che altrimenti vedremmo affondare insieme ai corpi dei migranti. Ecco il grande paradosso” ha aggiunto Ciotti. “Per contrastare l'immigrazione illegale, lo Stato italiano dà soldi alle istituzioni libiche, all'interno delle quali agiscono come è ormai noto anche trafficanti di esseri umani. Lo stesso Stato organizza e paga un volo di rientro in Libia per uno di quei trafficanti, prima che possa essere assicurato alla giustizia internazionale. I soldi puliti delle tasse dei cittadini italiani si sporcano di sangue. Finanziano reati contro le persone. Quando dei cittadini invece si organizzano per salvare vite, e raccolgono da altri cittadini le risorse per farlo, vengono accusati di violare la legge. Se l’umanità è reato, e la disumanità “ragion di Stato”, siamo alla fine dell'etica. Stiamo abdicando a tutti i principi della democrazia".
In aula sarà presente una delegazione della Cgil, “per manifestare e testimoniare vicinanza e solidarietà all'equipaggio, nell'auspicio che il processo possa chiarire finalmente le posizioni degli attivisti nel pieno rispetto del principio di indipendenza e autonomia della magistratura", secondo quanto dichiarato dall’organizzazione sindacale. “Con la presenza alla prima udienza al processo contro Mediterranea Saving Humans, la Cgil vuole sottolineare che non intende essere complice di politiche sbagliate e disumane e soprattutto affermare la necessità di aprire canali legali e sicuri per chi scappa da condizioni di guerra e miseria, rivendicando al tempo stesso il diritto alla mobilità degli esseri umani”.
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