Economia
28 ottobre, 2025Nelle grandi aziende il 53% del personale lavora in smar working. La crescita è trainata dalla Pubblica amministrazione, n controtendenza le Pmi e le microimprese dove si privilegia il ritorno in sede
In Italia torna a crescere lo smartworking. Dopo la leggera flessione del 2024 quest’anno il numero di persone che svolgono una parte della propria attività lavorativa da remoto è aumentato dello 0,6%. Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano il maggiore incremento si è visto nel pubblico (+11%) dove il 17% dei lavoratori (555mila persone) oggi usufruisce di una forma di smartworking. Ordini di grandezza diversi nelle grandi imprese, un comparto in cui il 95% delle aziende adotta una qualche forma di lavoro da remoto. Nei grandi gruppi lavorano “in smart” circa 2 milioni di persone, il 53% del personale complessivo, con una crescita rispetto al 2024 dell’1,8%.
Le piccole e medie imprese restituiscono un dato in controtendenza: nelle aziende con meno lavoratori si tende a incentivare la presenza in sede, filosofia che si traduce in un calo del 7,7% e del 4,8% rispettivamente per le Pmi e le microimprese.
“In questo scenario, lo smartworking in Italia rappresenta ormai un fenomeno stabile, che si è lasciato definitivamente alle spalle le disposizioni di emergenza del periodo covid - si legge nel report del Politecnico di Milano - A diffondersi è un modello ibrido in cui lavoro in presenza e da remoto si alternano in funzione dei bisogni personali e organizzativi, secondo policy o linee guida definite dall'organizzazione”.
Sia i lavoratori che le organizzazioni che adottano lo smartworking ne apprezzano sempre più gli effetti e, indipendentemente dalle normative, difficilmente tornerebbero indietro", anche il dato sull’effettivo utilizzo del lavoro da remoto riflette questa tendenza. Nelle grandi imprese solo il 15% fra chi può avvalersene lo usa per un numero di giorni inferiore a quanto previsto dal contratto, percentuale che sale al 28% nella pubblica amministrazione. Caso a parte quello delle Pmi, dove circa il 15% ricorre allo smartworking per più dei giorni definiti dall’accordo sfruttando le maggiori deroghe possibili con l’approccio informale.
Il lavoro da remoto potrebbe crescere ulteriormente, tra chi non vi ha accesso il 21% dichiara che potrebbe svolgere almeno metà delle attività con la stessa efficacia senza doversi recare nella sede dell’azienda. Potenzialmente questo potrebbe tradursi in 3 milioni di nuovi smartworker che avvicinerebbero il totale – attualmente 3,6 milioni - al massimo di 6,5 milioni raggiunto durante il periodo pandemico.
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