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28 ottobre, 2025Così il vantaggio è di Frans Timmermans, l'ex commissario europeo che ha federato rossi e verdi olandesi. In nome della vittoria
Solitario. Egoista. Sovrano. Quello dell’olandese Geert Wilders è un partito con tanti elettori ma senza membri. È la rappresentazione plastica del partito unico, nel senso che l’uno è lui, il leader delle tre “I” (anti-immigrati, anti-islam, pro-Israele) che riesce ancora a conquistare il 20 per cento dei voti ma che non accetta numeri due o tre, e elimina sistematicamente ogni voce dissenziente dalla sua linea.
Lecito chiedersi come faccia a essere ancora votato questo ciuffo biondo platino dalle movenze dannunziane che solo l’anno scorso era riuscito a raccogliere oltre un quarto dei consensi popolari e a formare una coalizione di governo talmente di destra che aveva scioccato persino l’Olanda. Ma poi la scorsa estate è stato lui stesso a decidere di fare saltare tutto, piccato del fatto che gli altri membri del governo non sottoscrivessero immediatamente la sua proposta di chiudere i confini olandesi con l’esercito e rimpatriare tutti i profughi siriani.
Così gli olandesi saranno chiamati a votare nuovamente il 29 ottobre (che poi si capisce perché l’Italia è diventata faro di stabilità in Europa). E il Partito delle Libertà – libertà di pochi a scapito di tanti – è ancora primo partito nei sondaggi, anche se i fan di Wilders sono scesi al 20 per cento. Lo tallonano da vicino i rossoverdi di Frans Timmermans, l’ex Commissario per la transizione ecologica a Bruxelles, che è riuscito nell’impresa di federare socialisti e verdi, e poi i popolari di Cda, entrambi al 16 per cento, seguiti dai liberali.
Visto che Wilders tanti amici non se ne è fatti nemmeno tra i suoi vicini politici, l’esito più probabile sarà quello di un governo di coalizione di centrosinistra. Forse instabile ma molto attesa in un Continente dove sono rimasti solo tre capi di Stato socialisti: lo spagnolo Pedro Sanchez, il maltese Robert Abela e la danese Mette Frederiksen, talmente a "sinistra" che è costantemente elogiata dal leader dei popolari europei Manfred Weber come esempio di una «sinistra pragmatica».
Resta però sospeso un dubbio: che al ciuffone biondo platino interessi molto meno governare che non aizzare le folle?
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