Attualità
9 ottobre, 2025Il settimanale, da venerdì 10 ottobre, è disponibile in edicola e in app
Bianco, rosso, verde e nero. Le bandiere della Palestina campeggiano sulla copertina del nuovo numero de L’Espresso, dedicata a “L’onda lunga” che unisce intorno al sostegno alla missione della Flotilla studenti e pensionati, intellettuali e camalli, parrocchie e centri sociali. Un protagonismo politico nato dal basso che Paolo di Paolo ritrae in un lungo affresco: la mobilitazione coinvolge tutta l’Italia e anche l’Europa (Giulia Rugolo e Lorenzo Stasi firmano due focus su Roma e Milano, Federica Bianchi racconta Parigi) intorno alla missione di barche che, scrive Enrico Bellavia, ha smascherato il totale controllo di Israele sugli aiuti alla popolazione civile. Intanto, nota Gianfrancesco Turano, le battaglie dei giovani di ieri, come quella contro il caro affitti per gli studenti di Milano, sono finite nel cassetto.
A Gaza lo sterminio continua: il piano di pace che viene approvato in queste ore lascia il sospetto di un gioco sulle sorti dell’intero Medio Oriente, scrive il direttore Emilio Carelli nel suo editoriale, mentre Massimiliano Panarari critica una proposta figlia più del protagonismo di Trump che di saggezza politica, e l’attivista Issa Amro, da Hebron, spiega a Paolo Tomasi perché non può esserci pace senza uguaglianza tra israeliani e palestinesi. Alice Dominese intanto denuncia la burocrazia che blocca 43 gazawi che dovrebbero venire in Italia: un destino simile a quello di Engy Abdelal, collaboratrice de L‘Espresso dalla Striscia. Sara Giudice racconta il Freedom Theatre, che sopravvive nel campo profughi di Jenin, Emma Ghilardi ricostruisce la storia di una raccolta di testimonianze da Gaza curata dagli studenti del Visconti di Roma e diventata un piccolo caso editoriale, e la lettera scelta da Stefania Rossini elenca la catena di orrori iniziata il 7 ottobre del 2023: anzi, molto prima di quella data…
Gli esteri aprono su un altro fronte di guerra: l’ex segretario della Nato Jens Stoltenberg spiega a Carlo Tecce che Putin poteva essere fermato prima dell’invasione dell’Ucraina. Parla di guerra anche l’album curato da Tiziana Faraoni, che torna all’Afghanistan invaso dagli Usa dopo l’attentato alle Torri Gemelle: un conflitto che, partito come risposta immediata all’11 settembre, si sarebbe trasformato nella guerra più lunga della storia americana.
Negli Stati Uniti intanto Kamala Harris si racconta in un memoir che, notano Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni, mostra tutti i limiti della sua parabola politica. Sonia Nassery Cole, regista afgana che è stata tra le prime a denunciare l’apartheid di genere dei talebani, spiega a Daniele Mastrogiacomo perché continua ad essere certa che alla fine saranno le donne a vincere contro il regime di Kabul. E Michele Bollino rivela le nuove rotte del traffico di cocaina, che la ‘Ndrangheta ora fa passare dall’Africa.
In Italia intanto, scrive Susanna Turco, l’opposizione conta su Eugenio Giani per riprendersi dopo la recente sconfitta elettorale. Giulio Torlontano mostra i paradossi di un “campo largo” in cui la somma dei voti è più bassa del previsto. E mentre Sebastiano Messina spiega cosa dovrebbe insegnare la sconfitta di Calabria e Marco Antonellis
rivela la strategia di Matteo Renzi che punta su Silvia Salis per federare il centro, Fortunato Costantino analizza il pericoloso sgretolamento della democrazia sempre più evidente in Italia come nel resto del mondo.
Le pagine di economia aprono sull’energia nucleare: torna d’attualità, scrive Gloria Riva, ma restano forti i dubbi sull’efficienza e sui costi dei piccoli reattori. Intanto si rallenta sulle rinnovabili che pure in Sicilia, denuncia Alan David Scifo, proliferano a scapito del paesaggio e dell’agricoltura. Carlo Cottarelli lamenta le divisioni che rendono l’Europa non competitiva per l’high tech, Marco Montemagno invece mette in guardia contro i rischi dell’Intelligenza artificiale applicata al mondo dell’arte. E mentre Leonardo Bartoletti racconta come il segreto della longevità viene esportato dal Cilento al Giappone, Antonia Matarrese fa il punto sugli investimenti che da Trieste a Bari ridisegnano il lungomare delle città italiane.
E L’Espresso chiude riprendendo la lettera di Oriana Fallaci al suo “Bambino mai nato”, commentata da Luciana Castellina con Francesca De Sanctis. Diletta Bellotti denuncia la condanna sociale che unisce i corpi inadatti al lavoro e alla riproduzione, Loredana Lipperini usa il metro del merito, tanto amato dalla destra, per spiegare perché Beatrice Venezi non è la persona giusta a cui affidare il Teatro la Fenice. La romanziera etiope Maaza Mengiste parla del colonialismo italiano con Gaia Manzini, il tenore Vittorio Grigòlo si racconta a Emanuele Coen, Mario Lancisi spiega l’attualità del “prete di frontiera” David Maria Turoldo. E Carmen Maura rivela a Claudia Catalli perché a ottant’anni ha accettato di girare la prima scena di nudo: «Il nostro corpo non va mai messo via, come una cosa da non guardare più».
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