Attualità
4 novembre, 2025L'ex presidente della Sicilia, già condannato in via definitiva per favoreggiamento alla mafia, dovrà comparire insieme ad altri 17 indagati di fronte al gip per l'interrogatorio preventivo. Chieste misure cautelari anche per il deputato ed ex ministro Francesco Romano: "Sono a disposizione"
La procura di Palermo ha chiesto l’arresto, ai domiciliari, per l’ex presidente della Sicilia, Salvatore Totò Cuffaro, oggi segretario nazionale della Nuova Democrazia Cristiana, e per Saverio Romano, parlamentare di Noi Moderati ed ex ministro dell’Agricoltura, per qualche mese, dell’ultimo governo Berlusconi. Gli indagati sono in totale 18 – tra cui l’ex segretario di Cuffaro nonché suo autista, Vito Raso, e Carmelo Pace, capogruppo della Dc all'Assemblea regionale siciliana – e sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d'asta e corruzione. L’inchiesta portata avanti dalla procura guidata da Maurizio De Lucia ipotizza un sistema di appalti pilotati nella sanità siciliana.
Questa mattina — 4 novembre — sono scattate le perquisizioni dei carabinieri del Ros a casa di molti tra gli indagati, tra cui Cuffaro, che nei prossimi giorni, come previsto dalla recente riforma Nordio, verranno ascoltati per l’interrogatorio preventivo dal gip, che poi dovrà decidere sulle richieste della procura e se chiedere, per Romano, l’autorizzazione a procedere al Parlamento in quanto deputato. “Apprendo dalla stampa di una richiesta della procura di Palermo che mi riguarderebbe: non ne so nulla e non ho ricevuto alcuna comunicazione — afferma Romano —. In ogni caso sono assolutamente tranquillo e a disposizione, pronto a chiarire eventuali dubbi dei magistrati, dei quali ho la massima stima e considerazione”.
"Stamani mi hanno notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio. Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno, rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone. Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione", dice Cuffaro.
Cuffaro è stato condannato in via definitiva a sette anni — ne ha scontati quattro e 11 mesi — per favoreggiamento alla mafia e ha lasciato il carcere nel 2015. Romano, invece, era stato prosciolto nel 2012 per insufficienza di prove, dopo essere stato accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
"Questa è l'immagine plastica della classe dirigente siciliana che continua a bloccare la regione: stessi nomi, stessi metodi, stessa impunità morale — attacca Carlo Calenda —. È una questione etica e culturale prima che giudiziaria. Finché continueremo a considerare ‘normale’ che certi personaggi, che tra l'altro erano già stati arrestati e condannati per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, facciano politica, non cambierà mai nulla. Eppure questo sistema opprimente non è invincibile. Firma e fai firmare per sciogliere la Regione siciliana e commissariarla. Agiamo insieme, ora!".
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