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3 dicembre, 2025Il ricorso contro l'articolo 18 che vieta totalmente le infiorescenze. Le associazioni di categoria: "La canapa industriale è una filiera agricola che crea lavoro, investimenti e innovazione. Merita certezza del diritto, non oscillazioni ideologiche"
Il decreto Sicurezza e il suo divieto di cannabis light andranno davanti alla Consulta. Il gip di Brindisi ha infatti deciso di sollevare una questione di costituzionalità e di rimettere alla Corte costituzionale l’articolo 18 del decreto approvato lo scorso aprile (e convertito in legge a giugno) che vieta interamente le infiorescenze di canapa e i suoi derivati (dall’importazione alla detenzione, dalla lavorazione alla distribuzione, dal commercio al trasporto fino alla vendita al pubblico e al consumo). Il ricorso alla Consulta nasce da un sequestro a Brindisi di cannabis light, con una percentuale di Thc inferiore allo 0,5%, a un imprenditore agricolo che aveva prodotto in Bulgaria, importato la merce in Italia per poi rivenderla all’estero.
“È con grande soddisfazione professionale che accolgo la decisione del gip di Brindisi di sollevare la questione di legittimità costituzionale dell’art. 18 decreto Sicurezza - spiega l’avvocato Lorenzo Simonetti, che ha seguito il caso -. La canapa industriale deve e può essere prodotta nella sua interezza: la questione di legittimità costituzionale mette un freno al recente divieto penalmente rilevante imposto dal governo italiano. Adesso l’obiettivo è fare in modo che anche altri giudici di merito e di legittimità riconoscano come il divieto penalmente rilevante sia incostituzionale e, quindi, o disapplicano la norma o sollevano la presente questione di legittimità”.
Quello brindisino è solo l’ultimo caso di messa in discussione di uno dei punti più contestati del pacchetto securitario fortemente voluto dal governo Meloni - ma l’ultima parola, per la prima volta in questi mesi, spetterà ai giudici costituzionali - dopo una serie di pronunce, quando in più di un occasione i tribunali hanno spesso disposto scarcerazioni e restituzione della merce sequestrata. Parallelamente, il Consiglio di Stato ha già rinviato alle Sezioni europee le tabelle e il divieto sulle infiorescenze, rimettendo quindi alla Corte di giustizia dell’Unione europea la compatibilità del divieto italiano con le norme europee.
Soddisfatte le associazioni di categoria, in attesa della pronuncia della Consulta: “Il messaggio giurisprudenziale è coerente con numerose decisioni recenti: la coltivazione di canapa industriale resta lecita e l’eventuale intervento penale deve rispettare offensività, proporzionalità e base tecnico-scientifica. In una parola: o la canapa industriale è legale, oppure il divieto generalizzato è incostituzionale o in contrasto con l’ordinamento europeo. Ciò che diciamo da anni, oggi, lo dicono i giudici.. Richiediamo - proseguono - una posizione limpida, non chiediamo ‘zone franche’: chiediamo regole chiare, applicabili e controllabili, fondate su evidenze e rispettose dei principi costituzionali. Chiediamo - aggiungono - una moratoria operativa su sequestri, distruzioni e confische automatiche finché pende il giudizio di costituzionalità; un tavolo tecnico interministeriale con filiera e comunità scientifica per definire parametri, tracciabilità, etichettatura e controlli; linee guida uniche per forze dell’ordine e procure, per evitare prassi disomogenee che paralizzano attività lecite e generano contenziosi inutili. La canapa industriale è una filiera agricola che crea lavoro, investimenti e innovazione: merita certezza del diritto, non oscillazioni ideologiche. Continueremo a fare la nostra parte con rigore tecnico, dialogo istituzionale e responsabilità, perché regolare bene è sempre meglio che vietare male”.
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