Una giravolta, o almeno un passo indietro. Perché, dopo averla messa totalmente fuori legge con il decreto Sicurezza, ora la cannabis light potrebbe tornare a essere legale e commerciabile. A prevederlo è un emendamento alla manovra di Fratelli d'Italia e contenuto nell’ultimo pacchetto delle proposte di modifica segnalate.

L’emendamento in questione, proposto dal senatore Matteo Gelmetti, estenderebbe la legge sulla canapa del 2016, allargandola anche alle "infiorescenze fresche o essiccate e derivati liquidi" per uso "da fumo o da inalazione" purché il contenuto di Thc non superi lo 0,5%. Sarà l'Agenzia delle Dogane e monopoli a stabilire, "per i punti vendita specializzati esistenti", "le modalità e i requisiti per l'autorizzazione alla vendita e per l’approvvigionamento". Sarebbe poi prevista un’imposta di consumo al 40%.

Sono passati pochi mesi da quando il governo, ad aprile, ha approvato il decreto Sicurezza - poi convertito in legge dal Parlamento a giugno - che, all’articolo 18, ha messo una pietra tombale sulla cannabis light e che di fatto ha finito per uccidere per una filiera che negli ultimi anni era esplosa. Quell’articolo oggi vieta interamente l’infiorescenza di canapa e i suoi derivati, anche con Thc inferiore allo 0,5%, dall’importazione alla detenzione, dalla lavorazione alla distribuzione fino alla vendita e al consumo. Negli ultimi giorni, proprio su quest’articolo del pacchetto securitario voluto fortemente dal governo Meloni, il gip di Brindisi aveva deciso di sollevare una questione di costituzionalità alla Consulta.

Le associazioni di categoria continuano ad avanzare una richiesta semplice: “Richiediamo una posizione limpida, non ‘zone franche’: chiediamo regole chiare, applicabili e controllabili, fondate su evidenze e rispettose dei principi costituzionali. La canapa industriale è una filiera agricola che crea lavoro, investimenti e innovazione: merita certezza del diritto, non oscillazioni ideologiche”.