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Attualità
febbraio, 2025

Corrado Passera, il banchiere senza Illimity che visse sette vite

L’Ifis di Fürstenberg lancia l’Opa sull’istituto fondato dall’ex ministro del governo Monti. Dopo i rilievi di Bankitalia i soci devono incassare il crollo del titolo. Fra i più irritati c’è Andrea Pignataro, il secondo italiano più ricco del mondo

Le vite di Corrado Passera sono un multiplo di quelle dei gatti. La più recente riguarda Illimity. La fintech bank fondata dal manager comasco insieme ad Andrea Clamer, nei sette anni dalla fondazione è passata da una capitalizzazione record di 1,16 miliardi nel novembre 2021 ai 298 milioni di euro che l’8 gennaio 2025 sono stati offerti da Ifis per comprare baracca e burattini. Rispetto ai massimi di borsa non è un multiplo. È una divisione per quattro.

La banca di Ernesto Fürstenberg Fassio e della sua holding svizzera La scogliera è al momento l’unica candidata all’acquisto dopo che un’ispezione avviata da Bankitalia la scorsa estate ha messo in luce qualche problema di troppo con i non performing loan (Npl), come si chiamano oggi i prestiti in sofferenza che per molte banche sono diventati un affare. Nello scorso decennio i grandi istituti se ne sono liberati per alleggerire i bilanci e mettersi a posto con i vari ratios imposti dalle autorità di sorveglianza. I piccoli hanno comprato i debiti dei cattivi pagatori a venti, trenta centesimi sull’euro e hanno cercato di farci soldi, con l’aiuto di sistemi informatici molto sofisticati.

Ad alcuni, come Ifis che chiuderà l’anno con 160 milioni di utili, è andata bene, pur se gli anni migliori di questo business sembrano passati. Illimity ha incontrato ostacoli crescenti che saranno rispecchiati dai conti del 2024, attesi per il prossimo 10 febbraio. Anche l’istituto di Passera andrà in utile ma solo grazie alla cessione, conclusa la vigilia di Natale, dei sistemi informatici ad Apax per 62,4 milioni di euro dopo che il monitoraggio della Banca d’Italia aveva imposto accantonamenti aggiuntivi per 30 milioni di euro proprio sui crediti in sofferenza.

Per Passera ci potevano essere modi migliori di festeggiare il settantesimo compleanno, il 30 dicembre 2024. Ma l’intervento di Ifis dovrebbe mettere a posto le cose e consentirgli di allungare un curriculum già molto ricco.

Passera ha iniziato in McKinsey. Poi è passato sotto l’ala di Carlo De Benedetti, prima in Cir, poi nella Mondadori pre-berlusconiana, infine in Olivetti. Ha guidato Poste e Banca Intesa e ha partecipato a uno dei tentativi di salvataggio dell’Alitalia con la Cai di Roberto Colaninno. La politica lo ha conquistato con il governo dei tecnici di Mario Monti, dove ha servito nel ruolo di ministro delle Infrastrutture (2011-2013). Durante il premierato di Matteo Renzi, e contro di lui, ha fondato un partito di stampo liberal-moderato, Italia Unica. Era una sorta di antenato di Italia Viva persino con minore fortuna. Nella versione Milano Unica, il partito passeriano ha sostenuto il centrodestra di Stefano Parisi alle comunali dell’aprile 2016 contro il vincitore Beppe Sala. L’unico seggio conquistato da Milano Unica è andato al capolista ed ex sindaco milanese Gabriele Albertini, che ha subito volturato la carica a Manfredi Palmeri, primo dei non eletti.

L’irrilevanza elettorale, incompatibile con l’alta autostima che tutti riconoscono a Passera, lo ha ricondotto sulla via della banca. Nell’autunno di quello stesso 2016, l’ex ministro ha presentato un piano di salvataggio per il Monte dei Paschi di Siena promettendo un investimento di 2 miliardi di euro da soci non meglio identificati.

È possibile che fra loro ci fosse il billionnaire Andrea Pignataro, imprenditore bolognese con base a Londra, che è stato coinvolto nell’avventura di Illimity nel giugno 2021 comprando il 7,2 per cento della società quotata a un valore di oltre 10 euro per azione, il triplo dei corsi attuali. Non che qualche decina di milioni di euro di minusvalenza debba preoccupare il secondo italiano più ricco del globo con un patrimonio di 27,5 miliardi di dollari, secondo la rivista Forbes.

Ma fonti de L’Espresso riferiscono che Pignataro, salito al 9,4 per cento a giugno 2023, sarebbe comunque poco entusiasta, per usare un eufemismo, dell’avventura con Passera. Fatto sta che il 17 gennaio 2025 gli azionisti hanno di fatto commissariato l’ex ministro nominandogli due vice, Enrico Fagioli e Giovanni Lombardi, già presenti nell’organigramma aziendale. Lo stesso comunicato stampa ha annunciato l’uscita da Illimity del confondatore Clamer, responsabile degli Npl, con tanti ringraziamenti.

Il gruppo Ion di Pignataro è, per pochi decimi di punto, il secondo azionista di Illimity. Il socio di riferimento è l’accomandita Maurizio Sella, presidente di Banca Sella Holding, con il 10 per cento. Sella ha mostrato disponibilità verso l’Opa il 10 gennaio, solo due giorni dopo che Ifis aveva annunciato l’offerta.

Nel piccolo salotto buono di Illimity ci sono anche Lr Trust della famiglia Rovati (Rottapharm) e, a scendere, la Tensile, società di investimento lussemburghese con controllo a San Francisco, l’Atlas merchant capital dell’ex Barclays Bob Diamond e, infine, il 4 per cento dello stesso Passera.

Il paradosso di Illimity è stato quello di essere una startup che accompagnava altre startup alla quotazione sui mercati dedicati alle Pmi ad alto potenziale, come l’ex Aim, oggi ribattezzato Euronext Growth Milan (Egm). Fermo restando che i problemi maggiori sono arrivati dalla gestione degli Npl, anche alcune operazioni di sbarco in borsa sono andate sulla falsariga del titolo Illimity: partenza sparata, titolo alle stelle, declino rapido e doloroso per gli azionisti che avevano comprato ai massimi.

È accaduto con MeglioQuesto dell’imprenditore dei call center Felice Saladini verso il quale Illimity è esposta per 8,5 milioni di euro complessivamente. Ed è successo con la Compagnia dei Caraibi, società torinese che commercia in vini e distillati. MeglioQuesto è sospesa con il titolo a quota 0,22 euro dopo avere raggiunto i massimi poco sopra i 4 euro. In queste settimane sta ristrutturando pesantemente organico e conti. Le azioni di Compagnia dei Caraibi hanno toccato 4,9 euro ad agosto 2022 e oggi valgono circa 26 centesimi.

È il mercato, bellezza. Chi vende al momento giusto ride. Chi resta indietro cerca di organizzarsi. Per Illimity la via d’uscita sembra obbligata dopo l’intervento di Fürstenberg che peraltro verserà solo un terzo del prezzo in contanti, mentre il resto sarà pagato in titoli Ifis di nuova emissione. La tempistica per la conclusione dell’Opa per adesso è abbastanza vaga. Se tutto procederà secondo le attese, in primo luogo con i conti del 10 febbraio, si procederà all’aumento di capitale di Ifis e all’offerta formale, per chiudere entro l’estate. Si vedrà se Passera vorrà restare o se si lancerà nell’ennesima avventura. Più facile la seconda. I ruoli da attore non protagonista non fanno per lui.

 

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