Condanna per l'Italia dalla Corte europea dei diritti dell'uomo: ha violato i diritti di un detenuto

Il giovane avrebbe tentato il suicidio 20 volte in otto anni di carcere. La legale: "Le autorità non l'hanno trasferito quando era necessario"

Lo Stato italiano ha violato il diritto alla salute e alle cure mediche del detenuto Simone Niort. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo, cha riconosciuto la responsabilità del nostro Paese nei confronti del giovane recluso, che negli otto anni di carcere nel Paese avrebbe tentato il suicidio una ventina volte. Entrato nel 2016 nei penitenziari italiani, a diciannove anni, il ragazzo aveva problemi psichiatrici e, secondo il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, avrebbe anche compiuto atti di autolesionismo: "Sebbene non vi sia un obbligo generale di liberare una persona detenuta per motivi di salute, in certe situazioni il rispetto dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che vieta i trattamenti inumani e degradanti, può imporne la liberazione o il trasferimento in una struttura di cura. Ciò si verifica, in particolare, quando lo stato di salute del detenuto è talmente grave da rendere necessarie misure di carattere umanitario, oppure quando la presa in carico non è possibile in un contesto penitenziario ordinario, rendendo necessario il trasferimento del detenuto in un servizio specializzato o in una struttura esterna".

 

"La Corte ritiene che le autorità nazionali non abbiano dimostrato di aver valutato in modo sufficientemente rigoroso la compatibilità del suo stato di salute con la detenzione, spiega la legale del giovane detenuto, Antonella Calcaterra. Aggiungendo: "La Corte ha inoltre accertato la violazione del diritto di accesso a un tribunale, a causa della mancata esecuzione di un provvedimento giudiziario che disponeva il trasferimento del ricorrente in una struttura penitenziaria più adatta alle sue gravi condizioni. Infine ha riscontrato la violazione dell'articolo 38 del regolamento della Corte per il mancato rispetto dell'obbligo, da parte dello Stato italiano, di fornire tutte le informazioni necessarie e richieste espressamente per accertare i fatti della causa".

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