A più di mezzo secolo dalla strage di piazza della Loggia a Brescia, è arrivata la condanna (in primo grado) a trent’anni di carcere per uno degli esecutori materiali, Marco Toffaloni. All’epoca dei fatti, quando una bomba nascosta in un cestino della spazzatura durante una manifestazione sindacale uccise otto persone e ne ferì 102, aveva 16 anni. Oggi ne ha 65 e vive in Svizzera con il nome di Franco Maria Muller. La Svizzera ha già dichiarato che, anche in caso di condanna passata in giudicato, non procederà all’estradizione perché per la legge elvetica il reato di cui è accusato è prescritto.
Quella di Toffaloni è la terza condanna dell’attentato neofascista, uno dei più gravi degli anni di piombo, dopo quelle pronunciate nel 2017 per gli ideologi della strage: l’allora referente veneto di Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi, e Maurizio Tramonte, ex infiltrato dei servizi segreti.
“Ci sono voluti più di 51 anni, ma la verità processuale lentamente e inesorabilmente si avvicina”, ha commentato Silvio Bonfigli, che da procuratore generale di Brescia ha portato avanti assieme alla collega Caty Bressanelli l'inchiesta quater su piazza della Loggia. "È solo il primo passo, naturalmente, perché adesso bisogna aspettare gli altri gradi di giudizio e aspettare soprattutto le motivazioni. Per me, la cosa principale è che sia venuta fuori la verità del contesto" ha proseguito Bonfigli, aggiungendo: "Di certo, se tutti avessero fatto il loro dovere ad agosto del 1974, questo sarebbe stato un caso risolto".