La sentenza del Tribunale per i minorenni di Brescia, con la quale Marco Toffaloni è stato condannato a 30 anni quale esecutore materiale della strage di Piazza della loggia, a Brescia, a 51 anni dal fatto, è di quelle destinate inevitabilmente a fare discutere, ancora una volta, della giustizia. Proviamo a fare qualche considerazione che serva a permettere ai lettori di farsi un’opinione informata correttamente sulla vicenda. Cominciamo da quello che sembra essere l’aspetto più singolare di quanto accaduto, ossia che sia stata emessa da un Tribunale per i minorenni una sentenza nei confronti di un imputato che minorenne non è più da un pezzo, avendo attualmente circa 68 anni di età.
La ragione sta nel principio, più volte ribadito dalle convenzioni internazionali, secondo il quale i minori infradiciottenni divenuti maggiorenni nelle more del giudizio hanno diritto alla valutazione della loro condotta al momento del fatto con gli stessi criteri previsti dal codice di procedura per il giudizio sui reati commessi dai minorenni in quanto il decorrere del tempo tra il reato commesso e la sentenza non può penalizzare in alcun modo, anche in ossequio al dettato costituzionale, il cittadino, anche minorenne, sottoposto a procedimento penale. Nessuno stupore, quindi, deve essere manifestato per il fatto che la sentenza sia stata emessa dal Tribunale per i minorenni (ora “Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie”) né che la pena irrogata sia stata di “soli” trent’anni perché sia l’entità della condanna che la specialità dell’organo che l’ha emessa derivano dallo status di minorenne di Toffaloni al momento del fatto.
La seconda riflessione da fare è sul fatto che, in questi tempi nei quali tantissimi processi si concludono, per effetto di quelle scelte legislative quantomeno discutibili e più volte deprecate, con una dichiarazione di prescrizione, questo reato non sia ancora prescritto a distanza di 51 anni dal momento in cui è stato commesso. Anche su questo occorre fare chiarezza: il reato di strage è imprescrittibile in base alle previsioni dell’art. 157 del codice penale, al pari di tutti i reati per i quali la legge stabilisce la pena dell’ergastolo e questa disposizione è stata più volte ritenuta legittima dalla Corte Costituzionale per l'esigenza di non lasciare impuniti crimini che offendono profondamente la coscienza collettiva e mettono in pericolo beni primari del cittadino.
Resta un’ultima, ma non secondaria, riflessione nel merito della sentenza. Come ha dichiarato Silvio Bonfigli, attuale Procuratore di Cremona, a distanza di 51 anni dalla strage la verità processuale “lentamente e inesorabilmente si avvicina”. Una verità processuale a distanza di così tanto tempo e dopo 18 processi, che ha portato a due condanne all’ergastolo e all’odierna condanna a trenta anni per Toffaloni, induce ad amare considerazioni circa la capacità di scuotere ancora le nostre coscienze, sedate dal clima di “revisionismo” in atto a tutti i livelli. Le sentenze stabiliscono chiaramente che quella di Piazza della Loggia è stata una strage ordita in un contesto di strategia della tensione nella quale si inquadrano, come evidenziato nella sentenza definitiva milanese, “comportamenti ascrivibili ai vertici territoriali dell'Arma dei carabinieri e ad alti funzionari dei servizi segreti".
Una strategia che ha segnato la storia del nostro Paese ed i cui contorni sono ancora nebulosi: per questo è indispensabile che la giustizia faccia il suo cammino “inesorabilmente” per permettere di chiarire i ruoli svolti dai protagonisti e gli scopi di questa strategia in maniera certa e definitiva. Ma questa sentenza ha anche un riflesso, attualissimo, sul dibattito in corso sulla riforma della magistratura. Le verità nascoste, quelle che costituiscono l’ordito di questa strategia, possono essere cercate solo da pubblici ministeri indipendenti, soggetti solo alla legge. Un pubblico ministero burocrate accetta verità preconfezionate. Non avremmo mai avuto la sentenza del Tribunale per i minorenni con il pubblico ministero che si intravede nel progetto di questo governo. Riflettiamoci.