Nel 2025 la società è peggiorata tantissimo sotto ogni aspetto, incluso quello del dating. Per gli uomini è diventato sempre più difficile essere attraenti per una donna e avere una relazione». Nel parlare con chi si definisce incel si entra in una realtà immutabile e radicale, dove l’incel subisce e deve solo accettarlo. Perché così tanti ragazzi oggi si dicono incel? «Perché le cose così stanno. C’è chi sta messo come me, chi peggio, sono milioni». Ne parla C., un ventenne che non ha mai avuto una relazione. Da quella chat, di un social utilizzato da milioni di giovani, trapassa solo sconforto.
Fino a qualche anno fa in Italia quella degli incel, i celibi involontari, persone che “subiscono” la solitudine relazionale, era una condizione pressoché sconosciuta, rilegata ad alcuni blog o forum specifici e non ancora diventata mainstream, anche se Oltreoceano affonda le radici negli anni duemila. Dagli angoli circoscritti del web, è ora tema attuale e sembra aver dato vita a un “nuovo maschilismo”. E questo nasce ben prima che la serie “Adolescence” arrivasse al pubblico.
Gli incel, l’ideologia redpill e altri temi della manosphera, hanno agganciato i giovani della gen Z e Alpha, ma anche qualche millennial, radicalizzandoli (anche se non tutti si definiscono incel o redpill) attraverso una propaganda subdola, non da canali sotterranei, ma da profili rivestiti di una certa istituzionalità: “esperti”, professori, avvocati, studiosi, anche giornalisti. Con un finto velo di buon senso hanno gettato online le idee dei gruppi di maschilisti: «Mi sono avvicinato alla realtà incel per via di un tiktoker che ne parla in chiave personale, ma in maniera molto analitica, razionale, atipica, mi sono ritrovato un sacco nelle sue parole. Prima pensavo fosse tutto estremizzato, salvo poi capire che tutto trova riscontro nella realtà», confida un utente dietro a un nick, 22 anni, un KV, un kissless virgin, che non ha mai baciato e fatto sesso. L’algoritmo poi propone contenuti sempre uguali, rafforzando quello che in sociologia si chiama “pregiudizio di conferma”: si presta più attenzione a ciò che conferma il nostro sentire, ignorando cosa lo smentisce.
Di profili di propaganda sessista ce ne sono a decine su TikTok e Instagram: fanno migliaia di visualizzazioni e interazioni, per questo l’algoritmo li spinge. In questi profili si usano argomentazioni illogiche, manipolate o false. Ad esempio che ci siano migliaia di false accuse di stupro, centinaia di padri rovinati da madri approfittatrici, che siano le donne le vere violente nelle relazioni, che si ingigantiscano i femminicidi nascondendo i “maschicidi”. Le donne godrebbero di un impianto di leggi che le avvantaggia e che riguarda il pagamento degli alimenti, l’aborto, l’obbligo di riconoscimento di paternità. E c’è chi sfrutta queste debolezze vendendo corsi su come conquistare una donna. «Sono diventato misogino attraverso Internet, quello che mi ha colpito di più è stato il rumore incel, dopo migliaia di ore di ricerche e pensieri invadenti, ora vedo i sessi su due piani completamente diversi, come posso cambiare?», chiede un giovane di 21 anni su Reddit durante la pandemia. Perché sono due i momenti chiave: il Covid e l’isolamento e l’uccisione di Giulia Cecchettin: “Free Turetta”, il nuovo incel.
I dogmi del credo
Dipingere una realtà semplice e fatta di pochi fondamentali dogmi è essenziale. Tutto ricade proprio sulle donne, perché da lì deriva la condizione incel e da lì si costruisce l’ideologia redpill (prendere la pillola rossa di matrixiana memoria e vedere la realtà com’è veramente). L’incel è sofferente, prova un grande senso di ingiustizia: per le donne si soffre, si va in depressione, si commette suicidio. Per questo, è logico anche eliminarle.

I messaggi violenti nei gruppi Telegram non sono difficili da trovare: “Fare stragi non è una soluzione, ma l’unica opzione”, “La gente seria era Elliot Rodger”, si legge su un gruppo redpill. Nel 2014 Rodger uccise sei persone, si definiva incel. Nel 2018, il canadese Alek Minassian assassinò dieci persone: «La ribellione incel è già iniziata», aveva scritto su Facebook. Nel 2021 si arrivò all’arresto di Andrea Cavalleri, 23 anni, un incel di Savona che aveva il desiderio di fare una strage a un corteo femminista: «Le donne sono senza sentimenti, bambole di carne da sterminare». Negli Stati Uniti, ma anche in Europa, il movimento è spesso classificato come terrorismo.
I fondamenti della teoria red pill sono ora argomento di discussione tra giovani: le donne detengono il potere sessuale, sono ipergamiche, la regola 80/20 (per cui il 20 per cento delle donne sceglie tra un bacino dell’80 per cento degli uomini, regola data dall’esperienza di dating online e trasportata nella realtà come tale): «Quale dating, vorrei davvero sapere chi riesce a cavarci qualcosa. Un like/match ogni tre mesi con conseguente ghosting al primo messaggio», spiega N a L’Espresso. Le donne sono “non persone”, np, di loro si parla come funzione, mai come soggetti. Se hanno sentimenti sono solo negativi: egoiste e sfruttatrici di uomini. Esistono anche “basi scientifiche”, a giustificazione: il bell’aspetto, calcolato minuziosamente, con fenotipi, ma anche status e ricchezza, la regola LMS: look, money, status.
Questi giovani uomini cercano risposte al disagio e centinaia di podcast che fanno l’occhiolino alla manosphera sono pronti a colmarlo. L’ego maschile ferito non mette in discussione la mascolinità, come il femminismo suggerisce, ma cerca conferme e le trova in un’ideologia che non migliora chi vi aderisce, ma lo rilega all’inferiorità.
Un nuovo maschilismo
E tutto questo si traduce in altro. A oggi si conferma un divario politico di genere sempre maggiore: le donne sempre più a sinistra e gli uomini sempre più a destra, per la prima volta più a destra dei propri nonni e padri. Gli esperti la leggono come una ribellione dell’egualitarismo di genere e lo confermano i risultati elettorali statunitensi e tedeschi, ma anche di Spagna e Italia. Sempre più uomini percepiscono un forte sessismo anti-maschile, confermano alcuni studi. Il “nazifemminismo” è andato troppo oltre: «Il patriarcato non esiste, siamo noi le vere vittime», dicono i giovani online. Anche quando si potrebbero portare problemi reali, come i morti sul lavoro o i suicidi maschili, è fatto per sminuire quelli delle donne. Uno studio Ue sugli incel del 2021 ci pone al quarto posto per misoginia. I picchi d’odio poi si raggiungono con i femminicidi, com’è avvenuto nei giorni successivi all’uccisione di Sara Campanella e Ilaria Sula.
Molti giovani uomini hanno la sensazione che i diritti delle donne si espandano a spese loro: «Le donne ricevono sussidi e vanno in pensione prima, è sessismo», spiega un guru su TikTok. La resistenza al femminismo non è cosa nuova, c’è il cosiddetto paradosso nordico: Paesi dove la parità di genere è maggiore, ma in cui ci sono più femminicidi e si registrano più maltrattamenti domestici. Sempre più donne sono economicamente indipendenti: «Per questo ci saranno sempre più uomini vergini fino ai 25 anni», confida a L’Espresso un giovane ventenne che non ha mai fatto sesso e vuole trovare una partner senza esperienze. Si sta diffondendo quella che viene chiamata “l’epidemia di solitudine maschile”: il numero dei single è vertiginosamente aumentato, ma numeri simili riguardano anche le donne. Eppure si urla all’epidemia solo per i maschi.
E c’è chi rimpiange i “bei tempi andati”: molti radicalizzati sognano i matrimoni combinati, guardano a Iran e Afghanistan come Paesi virtuosi; altri spingono a cercare partner in “Paesi tradizionali”: «Prendiamo le Filippine, lì le donne non hanno pretese, non sono acide come le italiane», disquisisce un incel in una diretta TikTok. Per l’accesso al sesso «meglio pagare una prostituta, che tanto le donne libere costano anche di più», ma c’è chi propone i bordelli di Stato: «Posti in cui l’accesso al sesso per gli uomini è garantito almeno una volta al giorno, un servizio per evitare uomini frustrati e donne uccise». Fino ad allora lo stupro è giustificato, è un male necessario.
I partiti conservatori denunciano l’evirazione dell’uomo da parte del femminismo. Ma parlando con i giovani online emerge altro. Sotto uno strato di insulti e rabbia, molti incel si confidano: «Non provo odio, invidio le donne, loro sono avvantaggiate a trovare un partner», «Non ho prospettive, sono depresso e lo accetto», «Non confido nel miglioramento, ancora meno con i tempi che corrono», «Non so come conoscere ragazze nuove, sono bloccato». Chi studia il fenomeno ha riscontrato ansia, isolamento e depressione, tutto affrontabile con la terapia e un bagno di realtà, alla ricerca di un’identità fuori dall’online.
