Punti sicuri in città per le vittime. Così i volontari di DonneXStrada contrastano la violenza di genere giorno dopo giorno

Sorella non ti lascio sola in strada: un app per parlare con qualcuno mentre si torna a casa

In via Macerata 24, nel cuore della zona pedonale del Pigneto, un quartiere popolare e multietnico di Roma, c’è la Love Boutique Mondi Possibili. All’esterno è affisso un volantino con l’immagine stilizzata di una donna e la scritta “io sono un Punto Viola”. Ci accoglie la proprietaria. Il sorriso cordiale e un passato da attivista nel campo dei diritti umani, Amalia ha aperto Mondi Possibili per scardinare i pregiudizi sui sex toy e sulla masturbazione femminile. «Seguivo l’associazione DonneXStrada su Instagram e mi sono offerta di entrare a far parte di una rete di solidarietà».

 

I Punti Viola, gestiti dalla no profit DonneXStrada, sono più di 500 in tutta Italia. Sono luoghi sicuri per le vittime di violenza, dove il personale viene formato dai professionisti – legali e psicologi – dell’associazione. L’episodio che ha spinto Amalia a candidarsi risale al marzo del 2023. «Una donna entrò in negozio, mentre il compagno rimase fuori. Dietro le lenti scure degli occhiali da sole, vidi un occhio pesto. Le chiesi: “Stai bene?”. Disse di sì e uscì. Non l’ho più rivista».

 

Al Pigneto, anche gli artigiani di Ùtol Ceramica hanno deciso di intraprendere la stessa strada. Flavio e David sono una coppia di ceramisti. La loro bottega, in via Fortebraccio, ha una sola saracinesca. Sulla vetrina, risalta il simbolo che la segnala come Punto Viola. L’interno è piccolo e accogliente. Attorno a un tavolo ligneo, gli scaffali colorati ospitano manufatti in ceramica. David lavora a una nuova creazione. «Dopo aver fatto domanda online abbiamo parlato con gli psicologi dell’associazione» racconta Flavio. «Pochi giorni dopo, entra una ragazza e dice di essere vittima di abusi in famiglia. Ho cercato di metterla a suo agio, l’ho portata al Centro Antiviolenza e poi in questura. Prima della formazione non sapevo che per la violenza di genere il numero da chiamare fosse 1522». Gli psicologi di DonneXStrada insegnano a gestire un’emergenza e a non mettere in dubbio le parole di chi chiede aiuto.

 

«Poter chiedere aiuto agli estranei fa sentire meno a disagio: è la forza dei Punti Viola». A parlare è Bianca Hirata, direttrice creativa e co-fondatrice di DonneXStrada. Ci racconta al telefono la nascita dell’associazione: «Nel 2021 il femminicidio di Sarah Everard, violentata e uccisa da un poliziotto a Londra, sconvolse l’opinione pubblica nel mondo». Il caso colpì la psicologa italiana Laura De Dilectis. Sarah era l’ennesima donna morta per strada, mentre tornava a casa. «Laura creò una pagina Instagram che si serviva delle dirette social, per fornire un servizio di videochiamate di accompagnamento alle donne che si sentivano poco sicure nel camminare da sole».

 

L’associazione si concentrò, da subito, sul modo in cui le donne attraversano le strade della città. Una settimana dopo il lancio, 200 volontari già lavoravano al progetto. «Il profilo Instagram contava 80.000 follower e riceveva 100 chiamate a settimana. Sei mesi dopo, con la legge di bilancio del 2021, ricevemmo un finanziamento di 200.000 euro, che servirono ad avviare i primi cento Punti Viola».

Il successo delle videochiamate d’accompagnamento ha comportato la necessità di migliorare il servizio. «Nel 2022 è nata la startup Violawalkhome» spiega Beatrice Antonelli, responsabile di Viola, un’applicazione deputata a questo scopo. «Ci ha permesso di svincolarci da piattaforme terze, che non possiamo gestire in autonomia». A detta degli utenti – in prevalenza donne – Viola è facile da usare. «Crei un profilo, scegli la lingua e avvii la videochiamata» dice Claudia, 28 anni, trapiantata a Roma dalla Sicilia. Ha capelli castani, occhi chiari, il tono basso. «Avevo paura a rientrare da sola, così un’amica mi ha consigliato Viola. La prima volta, la volontaria Tecla, mi ha accompagnata fino alla porta di casa». 

 

I volontari, a turno, garantiscono il servizio 24 ore su 24. Una di loro, Elisa Bianco, ci ha raccontato la sua esperienza. «Mi piace aiutare le persone, e Viola mi permette di farlo da remoto». La maggioranza dei volontari risponde da casa propria. «Siamo sempre due, uno in videochiamata e uno “in back”, disponibile per contattare le forze dell’ordine, qualora fosse necessario. Chi ha risposto alla chiamata deve rimanere in collegamento». Oltre a un livello B2 in inglese non ci sono criteri di selezione, se non la disponibilità a garantire i turni prestabiliti. I volontari sono 150, divisi per canali, in base alla lingua – tra inglese, francese, tedesco e italiano. «Gli algoritmi nell’applicazione abbinano il richiedente e l’operatore. Il processo dura qualche secondo, per darci la possibilità di agire il prima possibile, se qualcosa va storto».

 

In due anni di volontariato, Elisa è entrata in contatto con molte persone. «La mia prima chiamata l’ho ricevuta da un ragazzo. Si stava recando a una serata drag e aveva paura ad attraversare una piazza buia. Molte persone non si trovano in una situazione di emergenza, vogliono solo tornare a casa senza avere paura». Tra gli episodi che l’hanno colpita, Elisa racconta quello di una donna che chiamò perché un uomo la seguiva in strada. «Lei ha avuto la prontezza di infilarsi in un bar, per non fargli capire dove fosse diretta. Alla fine, si è stancato di aspettare ed è andato via». Elisa è rimasta in videochiamata con lei, finché non è arrivata a casa. «La gratificazione personale nel far sentire al sicuro qualcuno, mi fa sentire appagata» risponde. «Mi reputo una persona fortunata, per questo mi sembra il caso di dare indietro qualcosa».

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