"Annuska" era il suo nome di battaglia. Teresa Vergalli, staffetta partigiana entrata nella Resistenza quando era ancora una studentessa, è morta all'età di 98 anni. Lo annuncia l'Anpi: "Sempre presente, la sua testimonianza, che era fonte di ispirazione e pungolo, ci mancherà". Vergalli copriva da staffetta l'area a Sud della via Emilia: portava messaggi, documenti e scortava i partigiani che arrivavano dal Nord. Aveva sempre con sé una pistola, nascosta nel reggipetto, ma non sparò mai un colpo: la rivoltella, ha spiegato, le sarebbe servita per uccidersi nel caso fosse stata catturata dai nazifascisti, per non subire le loro torture. Nel Dopoguerra, Vergalli fu decisiva per la fondazione dell'Udi, Unione donne italiane, e per le prime battaglie in favore della parità di genere nell'Italia repubblicana. Negli anni, si è fatta testimone dei valori dell'antifascismo. Vergalli ripeteva che il male di quella stagione nera non poteva ritenersi archiviato per sempre: "C'è bisogno di riconoscere quello che ancora di fascismo c'è nella nostra vita. Quando si sente qualcuno incitare all'odio, quando si discrimina, c'è fascismo". E in una delle sue ultime interviste, lo scorso 24 aprile a Piazza Pulita, ha lanciato un monito: "Bisogna stare attenti, vigili, uniti sui diritti che abbiamo conquistato".