La madre intenzionale, cioè quella non biologica, può riconoscere il figlio nato con la procreazione medicalmente assistita praticata in Paesi in cui è legale. La Corte costituzionale, intervenendo su una questione di legittimità sollevata dal tribunale di Lucca, ha sancito la possibilità di riconoscere fin dalla nascita dei figli di coppie omogenitoriali. Ora diventano incostituzionali le impugnazioni che, partendo da una circolare del Viminale (guidato da Piantedosi) del gennaio del 2023, avevano tolto dai certificati di nascita il cognome della mamma intenzionale.
Tutelare il "miglior interesse del minore"
L’attuale impedimento, scrivono i giudici costituzionali nella sentenza 68, non garantisce “il miglior interesse del minore” e vìola sia l’articolo 2 della Costituzione, "per la lesione dell'identità personale del nato e del suo diritto a vedersi riconosciuto sin dalla nascita uno stato giuridico certo e stabile”, sia l’articolo 3, “per la irragionevolezza dell'attuale disciplina che non trova giustificazione in assenza di un controinteresse di rango costituzionale", sia l’articolo 30 della Costituzione, "perché lede i diritti del minore a vedersi riconosciuti, sin dalla nascita e nei confronti di entrambi i genitori, i diritti connessi alla responsabilità genitoriale e ai conseguenti obblighi nei confronti dei figli”.
Zan: "La sentenza fa giustizia per tante famiglia e bambini"
“Avevo deciso come sindaco e nonno di combattere questa battaglia di civiltà fino in fondo a fianco delle mamme, delle piccole e dei piccoli. Oggi vincono i diritti fondamentali di tutte e tutti, gli interessi inalienabili delle bambine e dei bambini”, esulta Sergio Giordani, sindaco di Padova, città dove è nato il movimento delle “mamme Arcobaleno”.
Per l'europarlamentare del Pd, Alessandro Zan, "la sentenza smonta la crociata ideologica del governo Meloni contro le famiglie arcobaleno. La sentenza fa finalmente fa giustizia per tante famiglie e per tanti bambini e bambine che finora sono stati trattati come figli di serie B, costretti a combattere contro lo Stato per vedere riconosciuta la propria esistenza. Meloni e i suoi ministri - prosegue Zan - hanno trascinato decine di genitori e figli nei tribunali, calpestando affetti e diritti. Oggi la Corte ci dice che quei provvedimenti sono fuori legge: sono contro la Costituzione. L'ideologia omotransfobica della destra sta spingendo le istituzioni italiane fuori dal perimetro costituzionale. È gravissimo e indegno di una democrazia. Ora si fermino. Il Parlamento approvi una legge che riconosca pienamente le famiglie omogenitoriali e garantisca a tutte le figlie e i figli gli stessi diritti, senza piu' discriminazioni".
"Ragionevole il divieto di Pma per single"
La Corte costituzionale si è anche espressa sul divieto d'accesso alla procreazione medicalmente assistita per le donne single, prevista sempre dalla legge 40 del 2004 all'articolo 5. Le "scelta legislativa", si legge nella sentenza 69, limita l'autodeterminazione orientata alla genitorialità in maniera non manifestamente irragionevole e sproporzionata". Tradotto: è ragionevole vietare la Pma per le donne single. Secondo la Corte, non consentire alla donna di accedere da sola alla Pma rinviene tuttora una giustificazione nel principio di precauzione a tutela dei futuri nati. È, infatti, nel loro interesse che il legislatore ha ritenuto "di non avallare un progetto genitoriale che conduce al concepimento di un figlio in un contesto che, almeno a priori, esclude la figura del padre".
La Corte ha ribadito poi che non sussistono ostacoli costituzionali a una eventuale estensione dell'accesso alla procreazione medicalmente assistita anche a nuclei familiari diversi da quelli attualmente indicati.