Per la ministra della Famiglia, la Corte costituzionale ha "confermato il disvalore dell’utero in affitto". Il centrosinistra: "Fermata la crociata contro le famiglie arcobaleno"

Roccella sulla sentenza della Consulta: "Cancellare la mamma e il papà non è progresso"

La Corte Costituzionale ha emesso una sentenza storica: i figli nati in Italia da coppie di donne attraverso fecondazione eterologa praticata all’estero potranno essere riconosciuti legalmente da entrambe le madri sin dalla nascita. A riguardo, la ministra della Famiglia Eugenia Roccella ha espresso preoccupazione, sostenendo che la decisione confermi sì l’interesse del minore ad avere due genitori, ma al prezzo di negare "i fondamenti biologici della riproduzione". Secondo Roccella, "cancellare la figura del padre o della madre" è un "mutamento antropologico che non può essere considerato un progresso, ma piuttosto una sottrazione di un diritto fondamentale dei bambini".

 

La Corte, ha sottolineato la ministra, avrebbe preso posizione contro la pratica della gestazione per altri: "Per l'ennesima volta è stato confermato il disvalore dell'utero in affitto, al punto da giungere a differenziare l'attribuzione dello status genitoriale per le coppie di uomini e di donne, proprio sulla base della differenza naturale dei corpi sessuati, che l'ideologia oggi vorrebbe negare". 

 

In Italia, l’accesso alla procreazione medicalmente assistita è riservato alle coppie eterosessuali, secondo la legge 40 del 2004. Per questo, molte coppie di donne e donne single ricorrono a queste tecniche all’estero. Al rientro, però, l’ordinamento italiano non riconosceva il legame giuridico tra il figlio e la madre non biologica. La sentenza della Corte costituzionale ha ribadito la prevalenza dell’interesse del minore a vedersi riconosciuto da subito come figlio di entrambe le madri.

 

La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, insieme al responsabile Diritti Alessandro Zan, ha parlato di una “pesante sconfitta politica” per il governo, accusato di avere "usato le famiglie arcobaleno come bersaglio, trascinando genitori e bambini nei tribunali, negando affetti, diritti e dignità". La sentenza, secondo loro, "chiarisce che la crociata contro le famiglie omogenitoriali era fuori legge, contro la Costituzione". 

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