Abortire in Sicilia è molto difficile, in alcune zone è praticamente impossibile. Secondo i dati riferiti al 2022 contenuti nell’ultimo report del ministero della Salute sull’attuazione della legge 194, i ginecologi obiettori di coscienza in regione sono l’81,5%. Più di quattro su cinque. E in 26 strutture dell’isola, secondo un altro studio di Medici del mondo, questa percentuale raggiunge il 100%. Così, per garantire un diritto che in molte zone d’Italia rimane ancora sulla carta, l’Assemblea regionale siciliana ha approvato ieri – 27 maggio – una norma che obbliga ad assumere medici non obiettori nelle strutture ospedaliere pubbliche.
In particolare, l’articolo 3 della legge 738 prevede l’istituzione di aree dedicate all’interruzione volontaria di gravidanza. Lo stesso articolo prevede anche che le Asl locali debbano assicurarsi, quando assumono nuove persone, di avere “idoneo personale non obiettore di coscienza”. Non solo: i concorsi dovranno avere “un’apposita condizione di risoluzione del contratto di lavoro, qualora il personale non obiettore assunto si dichiari successivamente obiettore”. La legge 194 del 1978 prevede sì l’interruzione volontaria di gravidanza, ma riconosce anche la legittimità dell’obiezione di coscienza. Il problema è quando gli obiettori – come avviene in molte zone d’Italia – sono particolarmente concentrati. E si finisce così per svuotare così il diritto all’aborto, rendendolo nei fatti impraticabile.