La Corte dei conti sancisce il fallimento del Piano Carceri. Benzoni (Azione): "Situazione al limite dell'emergenza umanitaria"

La magistratura contabile denuncia gravi inadempienze e sollecita un'intervento urgente del governo

Ci sono 61.861 detenuti per 51.312 posti disponibili: il livello di sovraffollamento delle carceri italiane nel 2024 ha superato il 120%. A denunciare il dramma della situazione è la Corte dei conti, nell'analisi sullo stato di attuazione del Piano Carceri, a dieci anni dalla conclusione della gestione commissariale. Le regioni più in sofferenza - scrivono i giudici contabili - sono Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia. Il Piano Carceri era stato lanciato nel 2010 e nasceva in risposta a una situazione di emergenza negli istituti penitenziari italiani, segnalata anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. La gestione, all'inizio affidata a un commissario straordinario di governo, nel 2014 è tornata ai ministeri delle Infrastrutture e della Giustizia.

 

È il dicastero di via Arenula, guidato da Carlo Nordio il destinatario della delibera della Corte, che denuncia ritardi, inadempienze e carenze nei finanziamenti necessari per attuare le modifiche progettuali. Nella sua versione iniziale, il Piano Carceri prevedeva più di 12 mila nuovi posti detentivi, tra nuovi istituti e padiglioni in ampliamento di istituti esistenti. Obiettivi che sono stati disattesi, in una crisi che coinvolge tutti gli aspetti della detenzione. "Accanto alla necessità legata alla creazione di nuovi posti detentivi", scrivono i giudici, "emergono la mancata realizzazione di numerosi interventi e l’urgenza di completare quelli di manutenzione straordinaria già avviati, per migliorare le condizioni ambientali, igienico-sanitarie e di trattamento all’interno degli istituti".

 

Il richiamo della Corte riguarda anche il principio dell’individualizzazione della pena, che impone l’adeguata assegnazione dei detenuti nelle strutture, in funzione del loro status giuridico e dei loro bisogni individuali. La raccomandazione finale è quella di "predisporre fin dall’inizio stime realistiche dei costi, accompagnate da una pianificazione efficace delle risorse e dalla definizione di linee guida per le strutture penitenziarie, coerenti con gli standard minimi europei e internazionali". Nel 2024, circa 90 persone si sono suicidate in carcere. Mai si era registrato un numero così alto da quando viene raccolto il dato. Oltre ai suicidi, segnala il report annuale dell’Associazione Antigone, l’anno scorso è stato segnato anche il record di decessi in assoluto: 243.

 

L'appello della Corte dei conti alla politica è quello di intervenire con urgenza. Lo stesso messaggio fatto recapitare al ministro Nordio da un politico per cui l'emergenza carceri è diventata una questione personale. L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, oggi detenuto a Rebibbia, ha infatti scritto una lettera al ministro della Giustizia per "sensibilizzare le istituzioni e l'opinione pubblica sull'attuale situazione carceraria, che a noi, e non solo a noi, appare insostenibile e contraria ai dettati costituzionali".

 

Tra i primi a commentare la "strigliata" dei giudici contabili è il deputato di Azione Fabrizio Benzoni: "La relazione della Corte dei conti conferma, punto per punto, ciò che da anni denunciamo inascoltati: il fallimento strutturale del Piano Carceri, l'incapacità di realizzare interventi già finanziati e programmati, e la totale assenza di una visione coerente per la gestione della popolazione detenuta.È ora evidente anche ai giudici contabili che il problema non è solo il sovraffollamento, ma un sistema penitenziario abbandonato, con strutture fatiscenti, cantieri mai completati, progetti lasciati a metà, e una programmazione basata su stime irreali e approssimative. Le carceri italiane, in molte regioni, sono al limite dell'emergenza umanitaria".

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