Cure addio il reparto cade a pezzi

Crolli, guasti, carenze: la rete pubblica conta oltre 200 edifici dichiarati fuori standard. Primato al Sud. Tra fondi esauriti e appalti fermi l’assistenza resta un miraggio

La freccia in giù indica “cucina”. La freccia in su: “farmacia”. “Meno 1” è il “tunnel”. Le indicazioni scritte con un pennarello indelebile nero, il -1 è colorato di fucsia, sono quelle all’interno di un ascensore dell’ospedale di Catania. La pulsantiera è tenuta da pezzi di nastro isolante. Usciti da questo bugigattolo, nell’edificio 3, medici e infermieri percorrono un tunnel. Qui enormi crateri sul soffitto lasciano intravedere travi di ferro, tubi e quei mattoni a faccia vista tipici di una casa quando è ancora in costruzione. La struttura è quella del policlinico Gaspare Rodolico - San Marco e il volto di chi non sa più trovare le parole è quello di un infermiere che mostra le condizioni in cui si trova una parte dell’ ospedale. «Nella presala della sala operatoria –  racconta – piove dentro». La constatazione non lascia spazio a dubbi. Il controsoffitto a quadranti cade a pezzi. Anche nella «stanza deposito del materiale della sala operatoria entra acqua  –  dice –  Ci sono macchie di umidità e buchi. Per non parlare dell’ascensore con il quale trasportiamo i pazienti. È tutto ammaccato e non c’è nemmeno più la lampada di emergenza». 

 

Le pareti arancioni sono scrostate, l’intonaco viene giù a pezzi. Una porta sul retro ha il vetro rotto. «Questo è un ex ingresso che non è mai stato riparato, ma se uno entra da qui, accede facilmente al blocco operatorio. I vecchi padiglioni sono tutti in questo stato. Ci sono dei nuovi padiglioni sì, ma la cosa folle è che chiunque può entrare. Basta indossare un camice. Una divisa e arrivi ovunque, perfino nelle stanze dei pazienti. Sembra assurdo, ma è così». Vista da qui, tra soffitti malmessi, tubi sporgenti, muri scrostati, ascensori rotti, letti mancanti, soldi finiti, lavori appaltati e mai eseguiti, la sanità in Italia è una vera catastrofe. A Sciacca, provincia di Agrigento, il pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II, a un mese dall’inaugurazione, è stato preso d’assalto dalle zanzare. I parenti dei pazienti si sono dovuti armare di palette elettriche, per tentare di arginare l’invasione degli insetti. Un problema annoso dovuto alla presenza di acque stagnanti causate da una falda accanto all’ospedale.

 

 

All’ospedale pediatrico Salesi di Ancona, le future mamme si portano i ventilatori da casa. L’ospedale con 92 anni di storia nella regione del meloniano Francesco Acquaroli, cade a pezzi. A Natale scorso una falla nelle tubature dell’impianto di riscaldamento ha provocato l’allagamento dei seminterrati. Un anno fa era caduto dal soffitto un pezzo di cartongesso, finito su un fasciatoio, per fortuna vuoto. Un’ interrogazione del Pd parla di «reparti fatiscenti, condizioni igienico sanitarie in costante peggioramento, mancanza di risonanza magnetica, presenza di blatte e formiche». «Da anni la giunta Acquaroli minimizza», rincara il consigliere del Pd Antonio Mastrovincenzo.

 

 

Non va meglio in Emilia Romagna, dove al Ceccarini di Riccione, per oltre un mese, i pazienti in dialisi, sono stati costretti a raggiungere il reparto a piedi a causa di un guasto all’ascensore l’ospedale precisa che si tratta di un intervento programmato e che per i pazienti c’erano comunque altri ascensori . La stessa cosa era accaduta a Pordenone l’anno scorso. Qui per ben sei mesi, l’ascensore del padiglione A dell’ospedale è rimasto rotto. Al Sacco di Milano nell’ospedale in cui pioveva dentro –  era il 2019 –  da oltre un anno sono iniziati i lavori finanziati con il Pnrr per la ristrutturazione, ma, sul più bello della messa in opera, gli operai della ditta in subappalto hanno dovuto scioperare per denunciare il mancato pagamento degli stipendi.

 

 

Ma è in Calabria che la situazione è al collasso. Qui i nuovi presidi li attendono da anni. Già a febbraio il governatore forzista Roberto Occhiuto ha messo nero su bianco l’urgenza di un provvedimento per la realizzazione di nuovi ospedali. E Palazzo Chigi lo ha nominato commissario per l’emergenza ospedaliera. Ma costruire un ospedale nuovo è un’odissea. Un programma partito nel 2007, quasi venti anni fa, con la firma di un accordo tra ministero della Salute e Regione, è rimasto fermo per anni. Il contratto di concessione del nuovo ospedale della Sibartide, è datato settembre 2014, ma –  si legge nel Defr (documento di Economia e finanza regionale) – «i lavori per la realizzazione si erano bloccati a causa di numerose problematiche». Idem per quello di Vibo Valentia dove i lavori a inizio 2024 non erano ancora partiti. A più di un anno di distanza si vedono una gru in azione e qualche camion in movimento. Stesso copione per il nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro, il cui progetto preliminare era stato approvato a luglio 2011.

 

 

Normale che i telefoni per le prenotazioni non funzionino o squillino a vuoto. A una donna di 85 anni, ha risposto una voce registrata. Il mese scorso ha chiamato il numero indicato nel modello di prenotazione delle visite all’ospedale di Lamezia Terme per sentirsi dire: «Si informa che il numero chiamato non è disponibile”. E infatti. Se si chiama lo 09617036710 parte la vocina e subito cade la linea. All’ospedale di Catanzaro neppure questo. Un anziano impossibilitato a muoversi, ha provato invano a sapere qualcosa del suo referto. Nessuna cura neppure per i morti. A Lamezia Terme, racconta Fiore Isabella, presidente del Tribunale per i Diritti del Malato, «c’è una situazione obbrobriosa. Con un obitorio indecente. C’è uno stanzone dove letteralmente buttano i cadaveri, ma non c’è uno stanzino dove i familiari possano vegliarli».

 

 

A Taurianova, provincia di Reggio Calabria, c’è un ex ospedale abbandonato e fatiscente dove ci si potrebbe girare un film horror. Reparti chiusi, servizi inesistenti, sale vuote. Funziona solo il reparto dialisi. Nel 2010 qui sono stati chiusi ben 18 ospedali. «In Calabria ormai non abbiamo una sanità pubblica –  dice Santo Gioffrè, medico, scrittore, già commissario dell’Asp di Reggio Calabria – ce la siamo giocata. Gli ospedali sono quasi tutti vecchi. Hanno problemi di agibilità interna. Tre ospedali erano stati finanziati nel 2007 da Prodi, poi ci fu un problema su come realizzarli. Ora il governo, amico del presidente della Regione, ha nominato il presidente stesso commissario. Ma è una mossa elettorale, tanto che Occhiuto per farsi operare ha scelto un medico privato». Era stata la consigliera del Pd, Amalia Bruni, a sollevare il caso. «Il 10 maggio –  dice Gioffrè –  ci sarà una manifestazione a Catanzaro per la sanità: “In Calabria si muore”. Questa è la realtà. Siamo peggio del terzo mondo eppure dicono che tutto va bene, ma qui si gioca sulla pelle delle persone».

 

 

Il rapporto Agenas 2024, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, parla di 239 strutture da invitare al processo di revisione della qualità per un totale di 404 audit. Di questi, «l’88 per cento riguarda problematiche relative a livelli molto bassi di aderenza agli standard di qualità». Ad Avezzano, in Abruzzo, se non si sta attenti, si rischia di inciampare negli scalini rotti della rampa che dal parcheggio dell’ospedale conduce all’ingresso. Tanto, a pochi metri, si è già in pronto soccorso.

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