“La Resistenza Arcobaleno esprime profonda indignazione per l’inazione" e per "la tacita complicità del governo italiano di fronte al genocidio documentato perpetrato dal governo israeliano in Palestina”, si legge nel documento politico

La Comunità ebraica di Milano si sfila dal Pride per l'uso della parola "genocidio" nel manifesto

La guerra a Gaza piomba sul Pride. E fa sfilare la comunità ebraica di Milano dalla parata dell’orgoglio Lgbtqia+ del capoluogo lombardo che si terrà domani, 28 giugno. Il motivo è l’uso della parola “genocidio” nel documento politico del Pride. "Purtroppo quest'anno per la prima volta nella mia vita non potrò partecipare al Pride di Milano con i miei amici perché si autorizza l'uso di termini che mettono a rischio di aggressioni la comunità ebraica – ha spiegato in una nota il direttore del museo della Brigata ebraica di Milano, Davide Romano –, e in particolare gli ebrei Lgbti. Sono recenti le contestazioni a Keshet Europe, associazione che raggruppa ebrei Lgbti europei, a Roma contro cui hanno gridato 'assassini' e 'terroristi', così come il rifiuto alla partecipazione di Keshet Italia, sezione italiana di Keshet Europe, con le bandiere arcobaleno con la stella ebraica da parte del Toscana Pride”.

 

Nelle parti del documento politico contestate dalla comunità ebraica si legge che “la Resistenza Arcobaleno esprime profonda indignazione per l’inazione – e in molti casi la tacita complicità – del governo italiano di fronte al genocidio documentato perpetrato dal governo israeliano in Palestina”. Altri passaggi chiedono, poi, di “porre fine all’invasione russa su larga scala dell’Ucraina e a garantire una pace giusta e duratura per il popolo ucraino”, ma si impegnano anche nella denuncia delle le violenze e le gravi violazioni dei diritti umani in corso in Sudan, Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Myanmar e in tutte le terre in cui la dignità viene calpestata nel silenzio e nella totale indifferenza di chi si dichiara difensore dei valori democratici”. Ma a provocare la reazione della comunità ebraica è stato proprio il passaggio su Gaza.

 

Secondo Romano, “è assurdo che proprio chi giustamente presta molta attenzione alle parole che generano violenza, non si preoccupi di usare un termine grave come 'genocidio'. Una parola – ha aggiunto il direttore del museo della Brigata ebraica di Milano – che notoriamente aizza l'antisemitismo che va a colpire tutti i cittadini italiani di religione ebraica”. “Sono il primo a essere solidale con tutte le vittime innocenti di Gaza – ha concluso Romano – ma l'utilizzo del termine genocidio è pericoloso, oltre che menzognero", conclude. "Mi spiace, non possiamo partecipare a un Pride che fa proprio il linguaggio dei violenti e di chi perseguita le minoranze”.  

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